Scuola, la protesta continua, oggi sciopero e manifestazione
Il giorno dopo l’approvazione al Senato del decreto Gelmini, proseguono le proteste e le mobilitazioni in tutta Italia. Oggi sciopero generale e manifestazione nazionale a Roma organizzata dai sindacati contro le politiche dell’istruzione del governo. Opposizione e studenti ora chiedono un referendum per abrogare la legge *
14:51 Anche sull’isola di Lipari corteo di protesta Anche a Lipari, nelle Eolie, 350 studenti delle scuole isolane sono scesi in piazza per lo sciopero della scuola indetto dai sindacati. Gli studenti hanno sfilato in corteo per tutta la mattinata percorrendo il centro di Lipari. "Contestiamo - spiegano Luca Bernardi e Marco Raffiti leader del comitato studentesco - gli effetti che le nuove disposizioni, del ministro Gelmini, avranno nelle isole minori". Alla manifestazione avrebbe partecipato un solo docente.
14:50 Napoli, assemblea all’Orientale e cortei in città E’ in corso nel cortile di Palazzo Giusso, sede dell’università Orientale di Napoli occupata, un’assemblea fra studenti e docenti. Sono presenti oltre 200 persone. In discussione le prossime iniziative da adottare per protestare contro la legge Gelmini e i tagli all’Università. In mattinata, nel centro della città, anche un corteo di studenti medi.
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14:45 Jesi, 600 studenti in corteo "Non tagliate il nostro futuro". Questo lo slogan che ha aperto un corteo di oltre 600 persone che ha sfilato oggi per le vie di Jesi. Alla manifestazione, indetta dal collettivo studentesco Corto Circuito contro la legge Gelmini, hanno partecipato studenti medi, insegnanti, personale della scuola e genitori. Il centro cittadino - secondo gli organizzatori - si è trasformato per oltre un’ora in un’unico spazio assembleare, dove tutti hanno potuto prendere la parola e il traffico è stato bloccato da un sit in. La manifestazione prosegue nel pomeriggio con un’assemblea provinciale studentesca.
14:41 Roma, striscioni appesi a cancelli ministero Istruzione Gridano ’Buffoni, buffoni’ le migliaia di studenti che circondano il ministero della Pubblica istruzione. Alle spalle dell’ingresso principale decine di striscioni sono stati appesi ai cancelli del ministero. Tra questi quello che recita ’Gelmini sarta subito’ oppure ’Gelmini e Tremonti non capite un nanotubo’.
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12:46 Roma, Berlusconi e Gelmini in cartapesta Due grandi facce in cartapesta che rappresentano il volto del ministro Gelmini e del presidente del Consiglio Berlusconi, lui con le orecchie da asino. Sono i volti di due installazioni di cartapesta portate in piazza del Popolo da un gruppo di studenti che stanno assistendo al comizio finale della manifestazione contro la riforma Gelmini e per i contratti della scuola. Accanto ai due volti di cartapesta spicca anche un cartello-santino che raffigura il ministro Gelmini con una cornice di fiorellini e sotto la scritta "Beata ignoranza".
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12:44 Roma, autorizzati altre due cortei I manifestanti che si sono dati appuntamento a Roma per il corteo indetto dai sindacati della scuola sono talmente tanti "che il questore ha dovuto autorizzare altri due cortei". E’ quanto hanno annunciato gli organizzatori dal palco di Piazza del Popolo, precisando che Piazza della Repubblica, da dove era partito il primo corteo, "è ancora piena di gente".
12:43 Firenze, corteo Con lo slogan "Firenze lotta" oltre un migliaio di persone secondo le forze dell’ordine (4.000 secondo gli organizzatori) stanno manifestando da stamani a Firenze contro il decreto Gelmini. A sfilare studenti, soprattutto medi ma anche universitari, docenti, dottorandi e anche famiglie con bambini, oltre ad esponenti dei centri sociali. Il passaggio del corteo sui viali cittadini ha creato disagi al traffico ma, nel complesso, la manifestazione non sta registrando tensioni.
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11:02 Bari, in cinquemila a corteo Sono più di 5.000, secondo gli organizzatori, gli studenti che sfilano in corteo stamattina, nel centro di Bari. In testa al corteo vi sono bambini delle scuole elementari, seguiti da genitori e insegnanti, molti dei quali precari. Tanti gli striscioni e i cartelli esibiti, alcuni dei quali portati dai bambini. Su un cartello uno studente delle elementari pone un quesito: ’Problema: se la maestra guadagna 1.200 euro e la ministra 14.000, qual e’ il costo da tagliare?’. Su altri è scritto: ’Il futuro dei bambini non fa rima con Gelmini’, ’L’ignoranza è la vostra forza’ e ’Gelmini, giù le mani dai miei bambini’.
10:56 Palermo, due cortei. Cgil: "Siamo 50mila" Migliaia di studenti e propfessori, per ora in due distinti cortei, stanno partecipando a Palermo alla protesta contro la riforma Gelmini. Secondo le stime della Flc Cgil, i partecipanti sarebbero 50.000, ma le cifre non trovano conferma ufficiale. Un corteo è stato organizzato da Flc Cgil, Cisl e Uil scuola, Snals e Gilda ed è partito da piazza Vittorio Veneto per dirigersi a piazza Politeama. Qui si congiungerà congiungerà con l’altro corteo, promosso dagli studenti universitari, e partito da viale delle Scienze.
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09:29 Cortei e manifestazioni in Sicilia All’indomani dell’approvazione della riforma Gelmini manifestazioni e cortei si stanno tenendo in tutta la Sicilia in contemporanea con le iniziative organizzate a Roma. A Palermo un corteo, dopo essere partito da piazza Vittorio Veneto, sta attraversando il centro cittadino. Fra pochi minuti, in piazza Politeama, si congiungerà con un’analoga protesta degli studenti, provenienti dall’Università. Manifestazioni si tengono anche a Catania, Messina, Caltanissetta, Siracusa, Trapani
09:28 Piove sulla manifestazione, nacchere a ruba La pioggia che da alcuni giorni colpisce la Capitale non risparmia i manifestanti. Si registra così un vero e proprio ’assalto’ ai camion degli organizzatori, come quello della Cisl Scuola, che distribuiscono impermeabili di plastica e ombrelli. A ruba delle nacchere a forma di manina che promettono di essere, nelle prossime ore, la cifra ritmica e rumorosa di tutta la manifestazione. Sono centinaia, infatti, i manifestanti che si dirigono verso la testa del corteo agitando queste strane, piccole ma rumorose nacchere
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09:23 Rete studenti medi, no a violenza estrema destra "Vogliamo il ritiro dei tagli, il ritiro del decreto 137 approvato ieri e degli articoli 16 e 66 della legge 133, perché sono un’ipoteca sul nostro domani, un’ipoteca che saremo noi a dover pagare - proclama il portavoce della Rete degli studenti medi. - Siamo in piazza in maniera pacifica, festosa e non violenta: lo siamo nello stesso modo in cui lo siamo stati nelle scorse settimane. Rifiutiamo il tentativo delle frange di estrema destra di trasformare le nostre piazze in luoghi di violenza e tensione"
09:21 Garavaglia, da piazza ricerca di qualità Quella di oggi "è una piazza che nella quantità e nella qualità dice che la scuola deve essere tutelata da parte di tutti". Così il ministro ombra dell’Istruzione, Mariapia Garavaglia, commenta la folla che riempie massicciamente piazza della Repubblica. "E invece questo governo - aggiunge Garavaglia - la sta rendendo debole. Questa è una piazza che vuole interpretare il Paese, un paese che chiede serietà, qualità e dialogo con il governo"
09:19 Codacons manifesta con lutto al braccio Dopo aver proclamato ieri la "giornata di lutto nazionale per l’istruzione", gli aderenti a Codacons e Covige (comitato nazionale studenti, insegnanti e genitori vittime della Gelmini) scenderanno in strada con il lutto al braccio per "la morte della scuola primaria pubblica italiana". "Il Senato - spiegano in una nota - ha approvato il decreto legge Gelmini non tenendo conto della volontà popolare. Senza scrupoli di coscienza saranno messi sulla strada 130.000 lavoratori precari tra insegnanti e lavoratori della scuola oltre ad arrecare un danno irreversibile alla qualità offerta"
09:16 Palermo, alta adesione allo sciopero Si prospetta molto elevata in Sicilia l’adesione dei docenti allo sciopero contro la legge di riforma della scuola indetto da Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda. La Flc Cgil diffonde già i primi dati relativi alla provincia di Palermo e sono molti gli istituti scolastici che oggi non hanno aperto le porte. Lo sciopero sta coinvolgendo oltre al settore pubblico anche quello privato parificato
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* la Repubblica, 30.10.2008
(ripresa parziale - per aggiornamento, cliccare sul rosso)
Sul tema, nel sito, si cfr.:
Napolitano apre agli studenti «Riceverò una delegazione»
Il governo invece denuncia chi occupa
Visto che il governo è sordo e che il Parlamento è stato scavalcato dall’ennesimo decreto, non ci resta che il Capo dello Stato. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano interviene nella protesta che da settimane vede protagonisti gli studenti e gli insegnanti: all’inaugurazione dell’anno accademico della Bocconi, Napolitano ha detto che riceverà «una rappresentanza degli studenti che mi esporrà più ampiamente le loro posizioni».
Insomma, tutt’altro atteggiamento rispetto al governo che giovedì, nonostante un milione di persone sia sceso in piazza contro la legge Gelmini, continua ad andare avanti imperterrito. E ha avuto pure il coraggio di prendere in giro chi si è fatto ore di treno per venire fino a Roma. Berlusconi non ha degnato della minima attenzione quel milione di persone, tra cui magari c’era perfino qualche illuso che l’aveva votato. Per lui, la manifestazione di giovedì è stata semplicemente il frutto di una «sinistra scandalosa» che ha «la capacità assoluta di rovesciare il vero e di non dire la verità». Insomma, in piazza c’erano un milione di imbecilli che non sanno nemmeno leggere il decreto.
Come se non bastasse a rincarare l’idea di un governo che letteralmente se ne frega del dissenso, ci hanno messo pure le minacce. Il ministro-sceriffo Roberto Maroni ha già detto che «chi occupa abusivamente le scuole impedendo ad altri di studiare sarà denunciato». Come se la democrazia si potesse rinchiudere in un tribunale. Finora, ha spiegato Maroni, le proteste sono state «manifestazioni fisiologiche di dissenso», ma adesso basta. Tanto il decreto è legge.
Giovedì qualche barlume di perplessità si è intravisto solo nel ministro della Difesa La Russa: non ha contestato i contenuti della legge Gelmini, ma solo il modo in cui è stata presentata: «Per una volta - sostiene La Russa - c ’è stata una mancanza di informazione da parte del governo: abbiamo comunicato bene sulle città sicure, invece questo decreto è passato all’improvviso. Si è sottovalutato che la carenza di informazione potesse alimentare un’opera di disinformazione interessata».
Infine, immancabili sono arrivate anche le polemiche sui numeri. Maroni ha sfiorato il ridicolo dichiarando che a Roma c’erano 100 mila persone. La Cgil non ha potuto fare altro che buttarla sul ridere, consigliando a Brunetta, la prossima volta, di mettere i tornelli anche nelle piazze.
* l’Unità, Pubblicato il: 31.10.08, Modificato il: 31.10.08 alle ore 13.02
La lettera degli studenti milanesi al presidente della Repubblica *
MILANO - "Abbiamo deciso di scriverle mossi dalla sua richiesta di ’superare il clima di pura contrapposizione e aprirsi all’ascolto delle rispettive ragioni’, consapevoli del fatto che il dibattito in corso sul futuro dell’università e della ricerca in Italia sia cruciale per il nostro futuro di cittadini". Comincia così la lettera che gli studenti dell’università Bocconi hanno consegnato stamani al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al suo arrivo presso la nuova sede dell’ateneo milanese per l’inaugurazione dell’anno accademico. "E’ nostra ferma convinzione che il sistema universitario italiano sia in profonda crisi e che questo stato di difficoltà sia strettamente connesso al destino dell’intero paese. È necessario intervenire con una profonda riforma delle regole che sono alla base del funzionamento degli atenei e del complesso degli strumenti che garantiscono il diritto allo studio, ma siamo contrari a intraprendere in percorso del genere cominciando dalla dieta forzata a cui la legge 133 ha sottoposto le università italiane e la ricerca.
Alla base del funzionamento del sistema universitario vi è la questione del finanziamento degli atenei. L’attuale metodo di ripartizione delle risorse è motivo di grande insoddisfazione: in generale, guardiamo con sfavore il perpetuarsi del sistema di finanziamento basato essenzialmente sulla spesa storica e sul numero degli studenti iscritti, e auspichiamo che tali risorse siano maggiormente vincolate a criteri che tengano conto dei risultati raggiunti, magari attraverso un’agenzia indipendente di valutazione che premi il merito e la qualità. Peraltro, la prevista riduzione del fondo di finanziamento ordinario colpisce indiscriminatamente centri di eccellenza, efficienti nella gestione e produttivi nella ricerca e nella didattica, così come università che offrono una formazione di livello decisamente inferiore.
Altrettanto preoccupante è la situazione presente e futura dei nostri centri di ricerca. Nella società della conoscenza un paese che non investa in ricerca e sviluppo è condannato a un lento declino economico e alla marginalizzazione sul piano internazionale.
Data l’asprezza del confronto politico odierno, ci appelliamo a lei, nella sua veste di garante della Costituzione e rappresentante dell’ unità nazionale, e nel rispetto assoluto della sue prerogative, affinchè inviti le forze politiche presenti nel parlamento ad affrontare in modo organico la questione universitaria e ad aprire un dibattito che porti ad una riforma profonda del sistema vigente, migliorando l’organizzazione e l’efficacia degli istituti di ricerca e promuovendo la piena realizzazione del diritto allo studio".
* la Repubblica, 31 ottobre 2008
Lo sciopero generale ferma il 90% delle scuole. Manifestazioni in ogni città
Centinaia di migliaia in piazza oltre al milione che ha invaso Roma
Studenti, prof e genitori in corteo
Tutti in piazza da Bolzano a Lipari
di GIOVANNI GAGLIARDI *
ROMA - Una gigantesca protesta contro la riforma Gelmini ha invaso le strade di tutta Italia. Roma è stata epicentro della "più grande manifestazione mai fatta sulla scuola", ha detto il segretario della Cgil Epifani, con un corteo da un milione di persone troppo grande che ha finito per dividersi in tre e dilagare per tutto il centro della città.
Iniziative, manifestazioni, proteste e lezioni in piazza in tutta Italia, da Bolzano a Palermo. E persino nelle isole: centinaia a Ischia, Capri e Aosta. Genitori, studenti, professori e personale della scuola, hanno portato in processione la ’Beata ignoranza’, con tanto di foto del ministro in veste di santa che, ironizza qualcuno, è anche riuscita in un miracolo: "Ha unito qui, oggi, le cinque sigle sindacali della scuola".
Il giorno dopo l’approvazione definitiva del decreto Gelmini il mondo della scuola si è fermato. Lo sciopero generale indetto da Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals e Gilda ha portato in piazza a Roma un numero di docenti, insegnanti e studenti mai visto.
Secondo i sindacati, allo sciopero generale ha aderito l’80 per cento dei lavoratori, bloccando il 90 per cento delle scuole di tutta Italia: in alcune, come quella dove insegna la sorella del ministro Gelmini, assente per "motivi di famiglia", si è aperto solo per garantire "il servizio di custodia e sorveglianza".
"Il governo deve ascoltare questa protesta, non può restare sordo alla voce di chi nella scuola vive ogni giorno", ha detto il segretario del Pd Walter Veltroni, in piazza assieme ai big del partito e al leader dell’Idv Antonio Di Pietro, del Pdci Oliviero Diliberto e Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione. "Per me è naturale stare qui - ha detto Veltroni -. E’ importante che ci sia tanta gente, tante persone, anche di orientamenti politici così differenti, anche lo Snals", ha sottolineato. "Spero che le tante persone che si raccoglieranno per firmare il referendum - ha aggiunto - spingeranno il governo a ritirare queste misure".
Non si contano le proteste nel resto del Paese. A Bolzano sono scesi in piazza insieme ragazzi di lingua italiana e tedesca. Presìdi e cortei anche a Trento. A Venezia gli studenti hanno sfilato sul Ponte della Libertà, con i macchinisti dei treni che li salutavano azionando la sirena. Lezioni in stazione a Trieste. Molti ragazzi si sono detti "pronti a sottoscrivere un referendum abrogativo dei decreti". A Torino l’orchestra del Teatro Regio ha suonato arie di Verdi, dall’Aida, al Nabucco, con l’apprezzatissimo Va pensiero, e di Rossini, l’Ouverure, per le centomila persone in piazza. A Genova, Torino e Firenze sono state occupate le stazioni ferroviarie.
A Milano concentramento e corteo organizzato per lo sciopero generale della scuola. Al termine della manifestazione uno spezzone del corteo, dopo una sosta in Piazza Affari davanti alla sede della Borsa, si è ulteriormente frantumato e un gruppo dei centri sociali ha ripreso la marcia nella centralissima zona di via Torino. Nel frattempo gli studenti di Brera sono rientrati in accademia dove è programmata la ’Notte bianca’.
A Bologna alla protesta ha partecipato anche Beppe Grillo, che in un primo momento era stato fischiato e allontanato dalla manifestazione. Poi qualche tafferuglio tra la polizia che cercava di bloccare i manifestanti diretti verso la sede della Confindustria. Sei i feriti, tra i quali una giornalista colpita da una bottiglia alla testa.
Cortei di studenti a Napoli, dove nel pomeriggio si è tenuta una assemblea con i docenti nel cortile di Palazzo Giusso, sede dell’università Orientale di Napoli occupata. Poi, domani, veglia di preghiera nel Duomo, promossa dalla Confederazione degli studenti, "affinché il governo decida di ritornare sui suoi passi". Proteste e corteo di studenti anche a Ischia e a Capri.
Genitori e bambini hanno sfilato a Bari. Al termine gli studenti si sono radunati in piazza Libertà, davanti al palazzo della prefettura, dove hanno spiegato i motivi della loro protesta.
In Calabria sono stati segnalati cortei in tutte le città, con il blocco dell’accesso a Catanzaro. Cortei e manifestazioni anche in tutta la Sicilia dove i sindacati parlano di 200mila persone in piazza tra Palermo, Catania e le altre città: in corteo 350 persone anche nell’isola di Lipari
Ventimila persone anche a Cagliari. Sono giunti nel capoluogo sardo pullman di manifestanti da Oristano, Medio Campidano, Sulcis, dal nuorese e dal nord dell’isola. Il corteo è stato aperto dai genitori e dai bambini della scuola elementare ’Corte Piscedda’ di Capoterra che ha subito la disastrosa alluvione del 22 ottobre scorso.
A Matera, in mattinata, è stato organizzato un presidio in piazza Mulino, mentre le manifestazioni, a Potenza, ha raccolto circa cinquemila studenti. In piazza Mario Pagano, tra cori, striscioni ed esibizioni di balli hip-hop, hanno preso la parola anche il rettore dell’Università degli studi della Basilicata, Antonio Mario Tamburro, "uno che il 1968 l’ha vissuto", per una lezione all’aperto. Il rettore ha rivolto un appello agli studenti, pregandoli "di non perdere questa battaglia come invece hanno fatto quelli di allora", perché "il prezzo da pagare - ha ammonito - sarà quello di raccontare una sconfitta, fra 40 anni, ai vostri figli".
* la Repubblica, 30 ottobre 2008
LA PROTESTA CONTRO LA RIFORMA*
Sciopero generale, la scuola si ferma
Gli studenti: a Roma siamo un milione
Sindacati, ragazzi e prof in piazza. Cgil: partecipazione straordinaria. Stretta di mano Veltroni-Di Pietro: «Naturale esserci, ora referendum»
ROMA Gli organizzatori sostengono che oggi a Roma sono scese in piazza più di un milione di persone per protestare contro l’approvazione della riforma della scuola. In città sono arrivati tanti treni e pullman, molti più del previsto. Alcuni manifestanti non sono riusciti a raggiungere in tempo la partenza del corteo e hanno dato luogo a manifestazioni spontanee sparse in diverse zone della città.
Per dire no alla Gelmini altri cortei si sono mossi a Milano, Torino, Palermo, Napoli, Bari, L’Aquila, Messina, Cagliari, Genova, Bologna, Firenze. Non si sono registrati episodi di violenza. Slogan di protesta ma anche tante rime ironiche contro il ministro alla manifestazione a Roma. La parola d’ordine più diffusa è «Giù le mani dalla scuola pubblica» e «La scuola pubblica non si tocca»: almeno tre striscioni con queste scritte sono portati dai bambini delle scuole elementari. Molti criticano la riforma che impone il maestro unico: «Maestro unico no grazie: tutti in piazza come un unico maestro», «Un maestro uguale meno cultura», «Maestro unico: ora dateci pennino e calamaio», «Meno insegnanti più bambini ignoranti».
Alcuni manifestanti si sono poi a viale Trastevere al grido di «Assedio, assedio» stanno circondando il ministero dell’Istruzione. A sfilare per le strade della capitale anche tanti politici e sindacalisti. «Per me è naturale stare qui. È importante che ci sia tanta gente, tante persone, anche di orientamenti politici così differenti, anche lo Snals», ha detto Walter Veltroni. «Spero che le tante persone che si raccoglieranno per firmare il referendum - ha aggiunto - spingeranno il governo a ritirare queste misure. Un governo sbaglia quando non ascolta la voce della società che si trova ad amministrare pro tempore». Per il segretario generale della Cisl, Bonanni: «Le scelte per il futuro si fanno con la gente, non si discute la scuola dei lavoratori come se fosse un consiglio di amministrazione, è una vergogna. Non si può riformare la scuola senza mantenere fede alla Costituzione; i tagli non sono una riforma ma un modo per mascherare la controriforma in atto».
Secondo il capogruppo del Pd al Senato Anna Finocchiaro «la manifestazione di oggi smentisce le previsioni del centrodestra secondo il quale con l’approvazione al Senato del decreto legge Gelmini tutto sarebbe finito». Per il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani, infine, la partecipazione al corteo contro la riforma è «straordinaria. Oggi è davvero una giornata memorabile». Per il sindacalista quando così tante persone scendono in piazza è necessario che il governo rifletta.
* La Stampa, 30/10/2008 (12:0)
«Contateci: siamo un milione»
Bimbi, mamme e prof in piazza
Epifani: «Un intero Paese insorge»
di Silvia Garambois *
«’Anvedi i professori, ahò». Quali sono? Quei signori un po’ impacciati, con lo striscione "Se pensate che l’istruzione sia costosa, provate con l’ignoranza", che proprio non hanno l’aria di essere habitué delle piazze? In questo fiume di gente che attraversa Roma, colorata, vivace, che canta, che suona - c’è la banda, ci sono i fischietti, c’è una fisarmonica che accompagna una classe di piccolini -, che recita filastrocche, sono tanti quelli come loro, un po’ imbranati in mezzo ai liceali. I più scatenati sono i bimbi: «Uno, due, tre stella, la mia scuola si ribella...». Un gruppetto porta cartelli con su scritto "Io sono strumentalizzato". Lo sai cosa vuol dire? "Boh!", poi tornano a soffiare forte nel fischietto.
Maledettamente compresi nella parte, i bimbi si sentono e sono i protagonisti, la mamma da una parte e la maestra dall’altra, quegli striscioni fatti apposta per loro: "Ogni bambino è unico, le maestre sono tante". «Che bella manifestazione!», dicono ai lati della strada. Bella sì. Il corteo sta sfilando a Trinità dei Monti da 50 minuti, la testa del corteo ha raggiunto da tempo Piazza del Popolo, e qualcuno al telefonino grida: «Ma dove sei? Ancora a Termini? Ma quanti siete?». Corre voce che ci sono ancora i pullman fermi sul raccordo anulare, e dall’altoparlante danno i numeri: ne sono partiti 40 da Firenze, 18 da Arezzo, 38 dalle Marche, 30 dalla Puglia... Corre voce che nel serpentone della protesta ci siano ottocentomila persone: «No, siamo un milione!».
C’è il Gonfalone di Firenze, accompagnato dai costumi rinascimentali che sono emblema della città, c’è quello della Provincia di Napoli, ma ci sono anche i sindaci dei piccoli comuni, quelli con meno di cinquemila abitanti, quelli che perderanno la scuola. Sotto il Gonfalone di Polistena, con la fascia da sindaco, c’è il capo dell’opposizione, Massimo Frana: «Abbiamo votato all’unanimità un ordine del giorno contro la Gelmini, per questo rappresento io il comune: per noi, in Calabria, significa tagliare migliaia di posti di lavoro, 97 scuole nei piccoli comuni, è un regalo alla mafia».
Colori e suoni, palloni colorati, il colpo d’occhio dall’alto è di festa, ma ci sono in giro troppe orecchie d’asino (le portano i docenti, le portano gli studenti dei licei), troppe magliette con le frasi della protesta, troppa rabbia: «Referendum, referendum, referendum...». Sono stati i sindacati di categoria a organizzare questa giornata ( Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Gilda e Snals), ma il passa-parola è andato assai oltre.
Anche i politici sono confusi nella manifestazione, c’è Veltroni, la Bindi, Mussi, Fioroni, c’è Nicki Vendola con Bertinotti, c’è Di Pietro, festeggiati, certo. Ma meno del bimbo che corre con la maglietta verde con su scritto: "Io amo la mia scuola". Ed è arrivato anche il sole...
* l’Unità, Pubblicato il: 30.10.08, Modificato il: 30.10.08 alle ore 14.58
La scuola in piazza contro i tagli
Sfilano sindaci, bimbi e maestre
Solo a Roma 800 mila in corteo *
In una giornata che si è aperta con un tempo piovoso, è partito da piazza della Repubblica il corteo organizzato dai sindacati confederali in occasione dello sciopero della scuola. «Uniti per la scuola di tutti», questo è scritto sullo striscione che apre la manifestazionei manifestanti che sfileranno per le vie di Roma per contestare le politiche del Governo in materia di istruzione, in concomitanza con lo sciopero generale della scuola proclamato dai sindacati di categoria (Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Gilda e Snals).
«Ci sono ancora pullman bloccati all’ingresso della capitale, tanta gente non è riuscita neanche ad arrivare. Secondo le nostre stime siamo, sono presenti, per adesso, 800mila manifestanti». Sono le cifre che gli organizzatori del corteo, giunti sul palco allestito a piazza del Popolo forniscono in merito alla partecipazione al grande corteo a Roma.
Piazza della Repubblica è strapiena. In testa al corte i gonfaloni dei piccoli comuni in cui saranno chiuse le scuole elementari. Sfilano insegnanti, studenti e genitori. Tantissimi i bambini che sfilano, un gruppo di bambine solleva lo striscione: "Gelmini ti combatteremo con cuore di bambine".
Ecco il contenuto di alcuni striscioni: "Con i fantocci non si governa : referendum". "Le tre "i" : invecchiamento, impoverimento, ignoranza". "Ad un governo di arroganti servono sudditi ignoranti". "Il futuro dei bambini non fa rima con Gelmini". Tra la folla si possono incontrare facce note, come Rosy Bindi, Guglielmo Epifani, Beppe Fioroni, Fabio Mussi e Antonio Di Pietro: sono molte le mamme che portano i loro bimbi per farsi fare una foto insieme a loro.
Centinaia di pullman e diversi treni speciali hanno portato a Roma, da tutta Italia, i lavoratori del settore. Ma in piazza ci saranno anche tante famiglie e studenti, compresi gli universitari che sin dall’inizio hanno solidarizzato con la protesta della scuola.
Si contesta il decreto Gelmini, approvato in via definitiva al Senato, che ripristina il maestro unico alle elementari, con il rischio di mettere in discussione la «tenuta» del tempo pieno, ma non solo. Nel mirino ci sono i tagli dei posti di lavoro e degli orari di lezione, il dimensionamento della rete scolastica (con l’accorpamento di istituti con pochi alunni), la mancanza di investimenti nel settore.
Il corteo del mondo della scuola organizzato dai sindacati «è una grande manifestazione», secondo il segretario del Pd, Walter Veltroni. Parlando con i cronisti mentre sfila per un tratto del corteo insieme ai manifestanti, Veltroni osserva che la manifestazione «è del mondo della scuola e dei sindacati, come dei cittadini che si affacciano alla finestra e solidarizzano. Il Governo - aggiunge - ascolti il mondo della scuola, questa non è una riforma, sono solo tagli al cuore del Paese». «Continueremo la battaglia - conclude - con lo strumento referendario che non è uno strumento che usiamo a cuor leggero».
Riforma? «È una parola usata in modo sbagliato. È come se per fare la riforma della tv Berlusconi cominciasse a trasmettere in bianco e nero». Lo ha detto l’ex ministro dell’Università, Fabio Mussi, commentando i provvedimenti del governo Berlusconi su scuola e università, «i primi - ha aggiunto - sono un disastro, i secondi una vera apocalisse». «Sta succedendo qualcosa nel mondo - ha osservato - è in questo grande tumulto non è detto che escano solo cose cattive. È evidente che uno sviluppo fondato sull’espropriazione del lavoro, il controllo della conoscenza, l’aumento delle disuguaglianze, le dissipazione delle risorse naturali è al capolinea. Il governo italiano è uno dei più torbidi residui di un’idea che è fallita».
Il corteo si snoderà per le vie del centro e arriverà a piazza del Popolo, dove sono previsti i comizi finali.
È iniziato intorno alle 9 il concentramento degli studenti delle scuole superiori e dei genitori e insegnanti delle primarie in largo Cairoli, a Milano, per il corteo organizzato nell’ambito dello sciopero nazionale del mondo della scuola contro la riforma Gelmini.
Mentre gli studenti universitari si stanno incontrando nelle diverse facoltà degli atenei milanesi per poi ritrovarsi in piazza Cordusio, sono numerosi i piccoli cortei degli studenti medi delle scuole di Milano e provincia che si stanno dirigendo in largo Cairoli. Tra questi gli alunni del liceo Artistico di Brera che, truccati da clown, sfilano dietro uno striscione con la rappresentazione dell’ ’Ultima cena di Leonardo da Vinci che recita «Che questa sia l’ultima».
Tre studenti, inoltre, sostengono un altro striscione che riproduce il volto del ministro dell’Istruzione truccata da pagliaccio e con la scritta: «Il regime dei buffoni».
* l’Unità, Pubblicato il: 30.10.08, Modificato il: 30.10.08 alle ore 11.23
SCUOLA: E’ IL GIORNO DELLO SCIOPERO GENERALE *
ROMA - E’ partito il corteo organizzato dai sindacati confederali in occasione dello sciopero della scuola. "Uniti per la scuola di tutti", questo è scritto sullo striscione che apre la manifestazione. Palloncini colorati con le sigle dei sindacati colorano il cielo plumbeo. In piazza alcuni parlamentari del Pd e il ministro ombra dell’Istruzione Maria Pia Garavaglia. In prima linea il furgone che fa da apripista al corteo subito dopo lo striscione unitario con la scritta "uniti per la scuola di tutti". "Siamo già 2.500" gridano gli organizzatori dal megafono.
Il segretario del Pd Walter Veltroni e il segretario della Cgil Guglielmo Epifani si sono aggiunti alla testa del corteo partito. Il corteo è arrivato ora nei pressi di Piazza Barberini e raggiungerà Piazza del Popolo dopo essersi unito alla manifestazione promossa dagli universitari che partirà dall’ateneo La Sapienza.
Ci sono anche tanti scolari, delle scuole elementari e medie, accompagnati da insegnanti e genitori, in testa al corteo che si muove lentamente per consentire l’afflusso a piazza della Repubblica dei manifestanti. "Mamme e papà non state a guardare, c’é la scuola da salvare", recita lo striscione della scuola media Mazzini; "Belli e brutti, la scuola è di tutti", ricordano sventolando un lenzuolone colorato i piccoli alunni di una scuola elementare di Bologna mentre il settimo circolo Montessori affida a un colorato cartello lo slogan "Con un popolo ignorante è più facile governare".
Centinaia di pullman e diversi treni speciali hanno portato a Roma, da tutta Italia, i lavoratori del settore. Ma in piazza ci saranno anche tante famiglie e studenti, compresi gli universitari che sin dall’inizio hanno solidarizzato con la protesta della scuola.
Si contesta il decreto Gelmini, approvato ieri in via definitiva al Senato, che ripristina il maestro unico alle elementari, con il rischio di mettere in discussione la "tenuta" del tempo pieno, ma non solo. Nel mirino ci sono i tagli dei posti di lavoro e degli orari di lezione, il dimensionamento della rete scolastica (con l’accorpamento di istituti con pochi alunni), la mancanza di investimenti nel settore. Il corteo si snoderà per le vie del centro e arriverà a piazza del Popolo, dove sono previsti i comizi finali.
Quella di oggi "é una piazza che nella quantità e nella qualità dice che la scuola deve essere tutelata da parte di tutti". Così il ministro ombra dell’Istruzione, Mariapia Garavaglia, commenta la folla che già ora riempie massicciamente piazza della Repubblica. "E invece questo governo - aggiunge Garavaglia - la sta rendendo debole fingendola sempre più verso il basso. Questa - prosegue - è una piazza che vuole interpretare il Paese, un paese che chiede serietà, qualità e dialogo con il governo".
PARTITO CORTEO DA UNIVERSITA’ SAPIENZA - "Siamo l’onda che vi travolge", questo lo striscione che apre il corteo degli studenti universitari della Sapienza partito poco fa dall’ateneo. I manifestanti sono alcune centinaia e si stanno dirigendo verso piazza della Repubblica per unirsi al corteo organizzato dai sindacati confederali. Gli universitari scandiscono lo slogan "siamo tutti antifascisti".
CORTEO AL VIA NEL CENTRO DI MILANO - E’ iniziato intorno alle 9 il concentramento degli studenti delle scuole superiori e dei genitori e insegnanti delle primarie in largo Cairoli, a Milano, per il corteo organizzato nell’ambito dello sciopero nazionale del mondo della scuola contro la riforma Gelmini. Mentre gli studenti universitari si stanno incontrando nelle diverse facoltà degli atenei milanesi per poi ritrovarsi in piazza Cordusio, sono numerosi i piccoli cortei degli studenti medi delle scuole di Milano e provincia che si stanno dirigendo in largo Cairoli. Tra questi gli alunni del liceo Artistico di Brera che, truccati da clown, sfilano dietro uno striscione con la rappresentazione dell’ ’Ultima cena’ di Leonardo da Vinci che recita "Che questa sia l’ultima". Tre studenti, inoltre, sostengono un altro striscione che riproduce il volto del ministro dell’Istruzione truccata da pagliaccio e con la scritta: "Il regime dei buffoni".
PARTITO CORTEO A PALERMO - E’ partito a Palermo il corteo organizzato dai sindacati nell’ambito dello sciopero nazionale della scuola contro la riforma Gelmini. Oltre agli studenti. sono numerosi i docenti e i genitori che vi prendono parte. I manifestanti stanno sfilando lungo la Via Libertà verso Piazza Castelnuovo, dove confluirà un altro corteo, quello degli universitari, appena partito da viale delle Scienze.
Scuola, oggi lo sciopero generale. Tutti in piazza contro la Gelmini
All’indomani dell’approvazione definitiva del decreto, continua la protesta di professori e sudenti. Roma già gremita di palloncini e bandiere dei confederali. Immancabili anche i ’santini’ con il volto del ministro nominata ’beata ignoranza’.
Roma, 30 ott. (Adnkronos/Ign) - All’indomani dell’approvazione definitiva del decreto, continua la mobilitazione della scuola. Manca più di mezz’ora all’avvio del corteo organizzato dai confederali Flc-Cgil, Uil e Cisl e piazza della Repubblica è già gremita di bandiere, palloncini e stendardi dei sindacati. Tanti i ragazzi che, a fianco dei professori, protestano contro la riforma Gelmini e i tagli alla scuola.
Fischietti, tamburelli e musica allietano l’attesa per la partenza, prevista intorno alle 9. Immancabili, anche oggi, i ’santini’ con il volto del ministro Gelmini, nominata ’beata ignoranza’.
La pioggia che da alcuni giorni colpisce la Capitale non risparmia neanche i manifestanti che così hanno preso d’assalto i camion degli organizzatori, come quello della Cisl Scuola, che distribuiscono impermeabili di plastica e ombrelli. Non sono gli unici ’gadget’ a disposizione dei militanti. Vanno infatti ’a ruba’ delle nacchere a forma di manina che promettono di essere, nelle prossime ore, la cifra ritmica e rumorosa di tutta la manifestazione. Sono centinaia, infatti, i manifestanti che si dirigono verso la testa del corteo agitando queste strane, piccole ma rumorose nacchere.
Intervenendo al Quirinale per la cerimonia di consegna delle insegne ai nuovi Cavalieri del Lavoro
Napolitano: ’’Parola ’dialogo’ risulta troppo logorata e vaga. Preoccupazione per rischi recessione’’
Nuovo appello del presidente della Repubblica che, per il suo ’appunto’, prende spunto dalla necessità ribadita, a proposito delle misure per fronteggiare l’attuale crisi finanziaria, di "scelte che dovrebbero scaturire da un confronto aperto ponderato e costruttivo tra le forze politiche e tra le forze sociali’’
Roma, 30 ott. (Adnkronos/Ign) - "Da tempo ho abbandonato una parola che risulta troppo logorata e vana, come ’dialogo’... ". Da questa sottolineatura, fuori testo, emerge l’amarezza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano(nella foto) per i tentativi da parte del Quirinale risultati finora vani di esortare le forze politiche di governo e di opposizione a dialogare per ricercare soluzioni condivise.
Il capo dello Stato prende lo spunto per questo suo "appunto" ai partiti - intervenendo nel Salone dei Corazzieri in occasione della cerimonia di consegna delle insegne ai nuovi Cavalieri del Lavoro - dalla necessità ribadita, a proposito delle misure per fronteggiare l’attuale crisi finanziaria, di "scelte che dovrebbero scaturire da un confronto aperto ponderato e costruttivo tra le forze politiche e tra le forze sociali’’. ’’Ho confidato che tale confronto si potesse avviare dopo le elezioni dello scorso aprile: i fatti - lamenta Napolitano - non hanno confortato questa aspettativa. Mi auguro ancora e ritengo possibile che la forza delle cose faccia maturare un clima di reciproco ascolto, di attenzione, senza rigidità preclusive, le rispettive ragioni e proposte".
Napolitano non nasconde la preoccupazione avvertita, in Italia e in Europa, dei rischi di recessione. Ed esorta a "guardare alle opportunità che ci offrono soprattutto le economie emergenti. Mi riferisco -ricorda- ad economie da anni in forte e addirittura impetuosa ascesa, che si può prevedere reagiscano meglio, pur risentendone anch’esse, alle conseguenze del disordine finanziario mondiale originato dalla crisi americana e ai rischi di recessione".
Allo stesso tempo il capo dello Stato si dice fiducioso che "da parte di quanti hanno responsabilità di governo in vari ambiti nel nostro Paese, si presterà attenzione e non si lesineranno sforzi, iniziative e risorse da destinare alla proiezione internazionale del nostro sistema di imprese e anche, in questo quadro, al settore della cooperazione allo sviluppo. Non occorre sottolineare quanto critico si sia fatto, rispetto ad un anno fa, il quadro globale in cui anche la nostra economia e i suoi pilastri, il mondo delle imprese e del lavoro, il risparmio e i consumi delle famiglie sono immersi".
In ogni caso, "ai vincoli già molto stringenti posti alle politiche pubbliche e alle decisioni di bilancio dall’impegno e comunque dalla necessità obiettiva, cui il nostro Paese deve rispondere, di riduzione costante se sensibile del debito pubblico, si è venuta aggiungendo l’ipoteca che, di fronte al divampare della crisi, non si poteva non accendere sulle risorse finanziarie dello Stato, per procedere a interventi di sostegno del sistema creditizio e anche delle imprese industriali in difficolta’".
Per Napolitano, "è stato anche essenziale muoversi in sintonia con l’Unione europea e segnatamente con l’Eurogruppo: guai se la spesso bistrattata Europa non avesse confermato e più fortemente espresso il suo insostituibile ruolo". Ora, "spetta alle nostre istituzioni nazionali compiere le difficili scelte che riguardano la distribuzione delle misure di contenimento della spesa pubblica corrente, la definizione di priorità strategiche da osservare anche in questa fase di ristrettezze, se vogliamo mantenere aperte per l’Italia prospettive di più intensa ed equilibrata crescita economica e di maggiore coesione sociale".
Scelte che, esorta ancora una volta il presidente della Repubblica, "dovrebbero scaturire da un confronto aperto, ponderato e costruttivo tra le forze politiche e tra le forze sociali"
TUTTO IL POTERE AL DENARO
di Mario Pancera
Fascismo e berlusconismo all’esame dei cattolici
Affarismo ed egoismo sono i due elementi principali, o almeno i più vistosi, del berlusconismo come si è sviluppato nella politica italiana in questi ultimi dieci anni. Sono d’accordo sacerdoti, giornali e opinionisti cattolici. Per quanto appare da parole e azioni, si tratta di un egoismo individuale e di gruppo. Questo porta molti a considerare il berlusconismo una sorta di fascismo, ben diverso, naturalmente, da quello mussoliniano, che pur essendo dispotico agitava un’ideologia di grandeur nazionale, che nel secolo scorso incontrò molti consensi.
Il sociologo e psicanalista austriaco Wilhelm Reich, a differenza di quel che era il comune sentire, sosteneva nel 1933 che «”il fascismo” è l’atteggiamento emozionale fondamentale dell’uomo autoritariamente represso dalla civiltà delle macchine e della sua concezione meccanicistico mistica della vita». E aggiungeva: «Il carattere meccanicistico mistico degli uomini del nostro tempo crea i partiti fascisti e non viceversa». È un errore considerare il fascismo prodotto di una etnia o di un popolo o di «una piccola cricca reazionaria»: è un fenomeno «internazionale che corrode tutti i gruppi della società umana di tutte le nazioni».
Ben conscio della responsabilità di queste affermazioni, lo studioso sottolineava gli aggettivi «internazionale» e «tutte», affermando tra l’altro che il fascismo «non è un movimento puramente reazionario, ma costituisce un amalgama tra emozioni “ribelli” e idee sociali reazionarie». Lasciamo naturalmente al sociologo, che spiegava la sua teoria in «Psicologia di massa del fascismo», la sua intera responsabilità, ma alcuni elementi, anche in questo rapido riassunto, sono evidenti anche oggi.
Il fascismo mussoliniano aveva, in effetti, un Credo; si basava su giuramenti; propugnava una sua mistica; aveva parole d’ordine come credere, obbedire, combattere, ed aveva divise, emblemi e riti che colpivano l’immaginazione e i sentimenti popolari (ovvero quelle masse di individui che secondo Reich hanno già il fascismo dentro di sé: ribelli e reazionari insieme). Il berlusconismo è diverso? È un fatto che, negli ultimi decenni, a partire dagli anni in cui ancora non era movimento politico ma solo un insieme di società di affari, ha avuto ed ha ancor oggi copiosi consensi, ha ottenuto i voti di vere masse di elettori.
Può essere che abbia in sé ribellione (non rivoluzione, che è cosa diversa) e insieme idee sociali reazionarie? L’egoismo e l’affarismo - in pratica, tutto il potere al denaro - appaiono chiaramente attraverso i mass media, peraltro aggrediti ogni giorno con l’accusa di essere prezzolati, mentitori e pregiudizialmente ostili.
Le espressioni berlusconiane «Forza Italia» e «Popolo della libertà» non indicano due partiti o movimenti con una ideologia fondante, sia pure di tipo mussoliniano, ma sono slogan adattabili a realtà diverse che vanno dallo sport al qualunquismo ovvero al mercato. È sempre più usata la frase «favorire i consumi». Il cervello, l’intelligenza, lo studio sono ai margini: si lavora e si è pagati per consumare. Altro che figli di Dio. La vita è la vita del consumatore, non dell’uomo pensante oltre che consumante. Lo spirito non è nemmeno ai margini: non se ne parla affatto. Intendo lo spirito sia in senso laico, sia religioso.
Perfino i colori dei seguaci di questi movimenti sono indicativi della mistica del berlusconismo: gli azzurri (che richiamano gli sport e quindi grandi masse di manovra) e la bandiera biancorossoverde attraversata dal loro slogan; ma anche il continuo riferimento alla «gente» in maniera indeterminata e l’inno «Forza Italia» cantato con la destra sul petto come in un rito religioso. Rari e d’occasione i richiami ai lavoratori, al popolo, ai cittadini, che erano invece d’obbligo nei partiti tradizionali, democristiano, socialista, comunista, repubblicano e liberale.
Il berlusconismo si manifesta quindi come ribelle e nello stesso tempo con idee sociali reazionarie? La spinta a spendere, non a lavorare per emanciparsi, cioè non a lavorare per essere ma a lavorare per consumare (che è un subdolo attacco ai valori del cristianesimo); le affermazioni del tipo «meno libertà in cambio di più sicurezza»; l’avversione per la democrazia parlamentare (lo notano anche eminenti politologi cattolici), il tentativo di restringere sempre più il numero dei partiti dell’opposizione, di limitare la libertà di cronaca dei mass media e di non concedere ai cittadini il diritto di scelta sulle schede elettorali: tutto questo è fascismo?
Mario Pancera
Disobbedire alla riforma, difendere il merito
di Nicola Zingaretti *
Quando ci si accinge a valutare una riforma del sistema educativo, la domanda fondamentale da porsi è una sola, semplicissima: renderà migliore le nostre scuole e le nostre università, le metterà nella condizione di essere più moderne, efficienti e competitive? Nel caso dei decreti presentati dal ministro Gelmini, la risposta mi sembra evidente: no. Questa non è una riforma, ma un drastico e indiscriminato taglio delle risorse. Per questo ci opponiamo.
Le diatriba salottiera sul voto in condotta e l’operazione amarcord che accompagna due decisioni di diversa gravità come la reintroduzione del grembiulino e del maestro unico non sono che tentativi di sviare l’attenzione dal nodo vero della questione. In una riforma c’è sempre un’idea di futuro. Giusta o sbagliata che sia. Ma in questi provvedimenti non c’è nulla di simile. Sfido chiunque a dimostrare il contrario. Quello che mi preoccupa è l’effetto devastante di queste scelte sul nostro Paese che, secondo tutte le statistiche, è già uno dei più ingiusti e socialmente immobili d’Europa. Un Paese in affanno. E il taglio delle risorse all’università, alla ricerca, non potrà che aggravare questa situazione, perché inceppa il motore del futuro.
L’incantesimo è finito. Quest’estate, osservando un panorama desolato di sfiducia e rassegnazione, parlavamo della desertificazione dell’opinione pubblica. Ma ora che l’inadeguatezza di questo governo appare in tutta la sua evidenza, ora che dal piano del metodo, ostentazione di decisionismo fine a sé stesso, si passa al piano delle cose, entrando nel merito dei provvedimenti adottati nella calura di luglio, la percezione cambia. I cittadini di questo Paese sono svegli, vigili e, diciamolo pure, migliori del loro governo. Capaci di osservare, valutare e criticare liberamente.
La reazione a questa falsa riforma è davanti ai nostri occhi: un movimento fortemente innovativo. Vedo, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, l’ulteriore crescita di una forte consapevolezza degli insegnanti, degli studenti, dei genitori, dei ricercatori e dei docenti che unisce scuole elementari, licei e università: un movimento di opposizione capace di presentare in forma inedita una forte domanda di cambiamento. Molto più di una semplice difesa della scuola e dell’università pubbliche. Un grande movimento per il futuro, che chiede opportunità per competere e un paese più giusto. Perché nella richiesta di un sistema educativo che funziona c’è la richiesta di rimettere in moto una società delle opportunità.
Si parla tanto di meritocrazia. Spesso in maniera strumentale. Nei grandi paesi anglosassoni e del nord Europa, la meritocrazia è una grande forza positiva, fondata su due pilastri, che assumono in quelle culture una connotazione spiccatamente etica. Il primo è la responsabilità individuale. Sarai premiato per gli sforzi che farai. E sai, al contempo, che se ti impegni ci sarà una società pronta a premiarti per quello che vali, che non ti vedrai passare avanti qualcun altro che vale meno di te. Secondo, ancor più decisivo: le pari opportunità. Perché per consentire a ciascuno di impegnarsi ed esprimere il proprio talento, la gara deve essere equa. Bisogna che a ciascuno siano date le stesse condizioni di partenza, e dunque chi parte, per nascita o per censo, in una posizione svantaggiata deve essere sostenuto e messo alla pari degli altri. Regole semplici, ma di straordinaria importanza, che trovano il loro fulcro e motore nella qualità di un forte sistema educativo. La meritocrazia è l’esatto contrario del mito del self made man, degli abili escamotage e del fatti furbo. È nell’educazione, infatti, che si formano le basi e si consolidano i saperi che permetteranno poi di emergere come dirigenti, manager, ricercatori. Non nell’arte di arrangiarsi. Il taglio delle risorse riduce e compromette questo spazio. Ecco perché dico: il movimento della scuola è anche un grande movimento di massa per la meritocrazia. Il primo in Italia. E di conseguenza questo è il più grande movimento positivo contro il berlusconismo che si sia mai sviluppato nel nostro Paese.
Noi siamo e saremo al fianco degli studenti, dei genitori, degli insegnanti, dei ricercatori che chiedono una scuola e un’università migliori. Come Presidente di una Provincia, so che l’esito di questa manovra ci tocca in prima persona. Il governo, in base a un’idea sbagliata di federalismo, impone agli enti locali la realizzazione concreta dei tagli. L’articolo 3 del decreto 154, sul dimensionamento delle scuole, con una formulazione intimidatoria «diffida le regioni e gli enti locali inadempienti ad adottare, entro quindici giorni, tutti gli atti amministrativi, organizzativi e gestionali idonei a garantire il conseguimento degli obiettivi di ridimensionamento della rete scolastica». Pena il commissariamento e la gestione dei tagli da parte del governo.
E l’autonomia delle Regioni e degli enti locali che fine fa? Di fatto, come ha sottolineato un ordine del giorno approvato lo scorso 13 ottobre dall’Unione delle Province Italiane, viene annullata. È questo il federalismo previsto dal titolo V della Costituzione? In un certo senso, possiamo dire che disobbedire alla riforma è l’unica possibilità che abbiamo per rivendicare i nostri diritti. E per questo, di fronte all’arroganza del governo, noi, in base ad un’idea corretta di federalismo, non opereremo nessun taglio sul nostro territorio, invitando tutti gli enti locali a fare lo stesso. Lo diremo con chiarezza alla prossima conferenza unificata. Il governo si assuma le sue responsabilità. Una risposta forte, unitaria, può cambiare le cose.
* l’Unità, Pubblicato il: 31.10.08, Modificato il: 31.10.08 alle ore 4.31