Fedel-tà

Padre Fedele, un arresto strano - di don Vitaliano Della Sala - selezione a cura del prof. Federico La Sala

sabato 28 gennaio 2006.
 

di don Vitaliano Della Sala (Liberazione, 26.01.2006)

Nel novembre 2002 ho conosciuto di sfuggita padre Fedele Bisceglia, frate francescano sessantanovenne, arrestato nei giorni scorsi con l’accusa di violenza sessuale nei confronti di una suora, che ha prestato servizio di volontariato presso l’Oasi francescana, una casa di accoglienza da lui fondata a Cosenza. L’ho conosciuto durante la grande manifestazione tenutasi a Cosenza per protestare contro altri arresti, quello di Francesco Caruso e di altri 19 attivisti del movimento "no-global" del Sud Ribelle; allora il frate francescano aveva organizzato la distribuzione di acqua, panini e frutta a tutti i manifestanti e mi colpì positivamente il fatto che i compagni cosentini parlassero tutti con ammirazione esagerata di padre Fedele.

Ma chi è padre Fedele? Sicuramente un personaggio multiforme e fuori da ogni schema e canone tradizionale per un monaco. é un frate che ha fatto dell’aiuto ai più poveri e diseredati, che siano a Cosenza o in Africa non importa, la sua missione; tutto cuore, grinta e passione, al fianco delle prostitute per toglierle dalla strada o degli ultras di calcio per ingaggiare - in tempi non sospetti, oltre 20 anni fa - una battaglia contro la violenza negli stadi. Padre Fedele è questo ed altro ancora. Un personaggio non rientrante negli schemi rigidi e tradizionali per un sacerdote. Dalla curva dello stadio cosentino "San Vito", alla sua Oasi francescana dove trovano ospitalità i reietti della società e dove puntualmente ogni anno padre Fedele organizza il pranzo di Natale per i poveri, il frate francescano ha trovato modo di essere sempre in prima fila.

Stupore e sconcerto ha suscitato il suo arresto in tantissime persone e ambienti, dal mondo della politica a quello del sociale, pur nei limiti dell’ovvia cautela imposta dalle clamorose e gravissime accuse che gli sono piovute addosso, il dato comune è infatti quello dello sconcerto e dell’incredulità.

Quella per dimostrare l’infondatezza delle accuse rivoltegli dalla solerte Procura di Cosenza, sarà certamente la sua battaglia più difficile; sarà molto più complicata di quelle sostenute in Africa, dove recentemente era addirittura scampato ad un agguato. Non è sfuggito invece all’"agguato" preparatogli dalla magistratura cosentina.

Qualche anno fa, un "amico" solitamente ben informato che lavora tra le forze dell’ordine, non so se solo per mettermi paura, mi mise in guardia da un’accusa analoga che stavano per diffondere contro di me per screditarmi e bloccarmi; poi non fu messa in giro nessuna notizia, ma ricordo la preoccupazione che mi prese pensando alla difficoltà che avrei avuto a difendermi e a smontare l’accusa. Non so perché ma, appena ho appreso la notizia dell’arresto di padre Fedele, ho pensato che fosse stato "incastrato", chissà da chi, chissà per quale delle sue eclatanti battaglie sociali. Questa convinzione si è rafforzata in me, dopo le numerose telefonate con amici e giornalisti che hanno confermato la stessa sensazione.

Mi è tornata in mente quell’"aria strana" che ho respirato a Cosenza tutte le volte che ci sono tornato, per preparare il contro G8 di Genova, o durante l’arresto dei "no-global", e in tantissime altre occasioni. Nella città calabrese da un lato si respira un’aria "primaverile" di rinnovamento politico, culturale e sociale, dall’altro quella "invernale" - e infernale - proveniente da ambienti reazionari e malavitosi che si oppongono a ogni ventata di novità e di rinnovamento della società.

Anche nella solerte Procura della Repubblica cosentina, si deve respirare a polmoni pieni quest’aria, ne è prova la facilità con la quale si gettano in galera persone che dissentono - come i "no-global" - con accuse assurde e con prove ridicole. Sembra che "qualcuno" a Cosenza sia estremamente bravo a togliersi dai piedi, senza troppi scrupoli, chi disturba la quiete cittadina, chi sollecita i cosentini a smuoversi dagli spazi troppo chiusi che la sedentarietà e la pigrizia, la mancanza di spirito di iniziativa, la paura delle novità, la peggiore politica e la criminalità organizzata, invitano a non abbandonare. Sembra che a Cosenza "qualcuno" abbia appreso bene la squallida abitudine, in voga nel resto del Paese, di sbattere "il mostro in prima pagina", tanto meglio se il "mostro" è uno che disturba chi comanda; quella diabolica abitudine di istruire processi mediatici e di piazza, capovolgendo uno dei fondamenti della nostra giurisprudenza: non più la presunzione di innocenza dell’imputato, innocente fino alla sentenza definitiva emessa dal tribunale, ma la condanna a priori dell’imputato, a prescindere dal processo; è l’imputato che deve dimostrare la propria innocenza alla piazza mediatica, se avrà la fortuna di essere invitato nel salotto buono italiano di Bruno Vespa, o al banco degli imputati di qualche talk show, dove i processi sono rapidi, una volta si sarebbero detti "sommari", e le sentenze immediate, con tanto di sondaggio tra il pubblico e applausometro per misurare esattamente chi è pro e chi è contro.

Solo dopo, molto dopo, verrà il tempo dei processi veri, quelli che si celebrano, "in nome e per conto del Popolo italiano", nelle aule dei tribunali dove la legge dovrebbe essere uguale per tutti. Se non sei Presidente del Consiglio dei ministri, o suo intimo amico, per cui il Parlamento emana leggi ad hoc per farti evitare il carcere e possibili sentenze sfavorevoli, e se sei fortunato e hai racimolato tanti soldi per poter pagare un avvocato di grido, dopo 20 anni e anche più, sempre in nome del sovrano popolo italiano, un giudice, applicando quella legge che dovrebbe essere sempre uguale per tutti, emetterà la sentenza, e forse ti assolverà dalle accuse infamanti per le quali già il giudice Vespa ti aveva condannatoÉnessuno se ne fregherà, nessuno ti difenderà! Forse nessuno lo verrà mai a sapere, perché nel salotto buono di Vespa si sta processando il povero "mostro" del momento, e gli innocenti invece non fanno notizia, peggio ancora gli assolti, se non sono Presidenti del Consiglio dei ministri non stimolano le pruderie e la curiosità degli spettatori-cittadini-sovrani. Questi, quando ti incontreranno per strada e ti riconosceranno, nonostante la sentenza assolutoria firmata da un giudice vero, in nome del solito popolo italiano, su carta da bollo intestata "Repubblica Italiana", ti eviteranno perché, per loro, resterai comunque lo stupratore, il sovversivo, il pedofilo, il ladro, il terrorista É visto in televisione, che dice sempre la verità!

E qualcuno sostiene che siamo un popolo civile!

Vitaliano Della Sala


Sul tema, nel sito, si cfr.:

La stampa ha individuato un nuovo, potente mostro: Padre Fedele Bisceglia. Indecoroso è metterlo all’indice, il sacerdote è innocente sino a sentenza passata in giudicato

Liberato padre Fedele Bisceglia. Il Tribunale della libertà di Catanzaro lo scagiona. Ora bisognerà capire che cosa c’è sotto, nella vicenda del frate


Rispondere all'articolo

Forum