IL CRISTIANESIMO NON E’ UN CATTOLICISMO. "DIO NON E’ CATTOLICO" (Carlo Maria Martini). E L’AMORE (Deus CHARITAS est) NON E’ MAMMONA ( "Deus caritas est": Benedetto XVI - Enc. 2006)!!!

MA A LOURDES ACCANTO A MARIA NON C’ERA GIUSEPPE. DOPO GIOVANNI XXIII, GIOVANNI PAOLO I E GIOVANNI PAOLO II, BENEDETTO XVI DIMENTICA E RIPROPONE UNA VISIONE DIMEZZATA DELLA FAMIGLIA DI GESU’!?! RESTITUIRE L’ANELLO DEL PESCATORE A GIUSEPPE!!! Il testo integrale del di­scorso del Papa - a cura di Federico La Sala

martedì 16 settembre 2008.
 



Alla recita della preghiera mariana Ratzinger domenica ha ricordato che la Vergine mostra come «la fede cristiana non sia un peso»

All’Angelus: «Quel sì di Maria ci insegna l’autentica libertà»

Pubblichiamo il testo integrale del di­scorso pronunciato domenica da Be­nedetto XVI prima della recita del­l’Angelus nella Prairie di Lourdes. *

Cari pellegrini, cari fratelli e so­relle! Ogni giorno, la preghiera dell’Angelus ci offre la possibi­lità di riflettere qualche istante, in mezzo alle nostre attività, sul mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio. A mezzogiorno, quando le prime ore del giorno cominciano a far gravare su di noi il loro peso di fatica, la nostra di­sponibilità e la nostra generosità so­no rinnovate dalla contemplazione del « sì » di Maria. Questo « sì » limpido e senza riserve si radica nel mistero della libertà di Maria, libertà piena e integra davanti a Dio, svincolata da o­gni complicità col peccato, grazie al privilegio della sua Immacolata Con­cezione.

Questo privilegio concesso a Maria, che la distingue dalla nostra comune condizione, non l’allontana, ma al contrario la avvicina a noi. Mentre il peccato divide, ci allontana gli uni da­gli altri, la purezza di Maria la rende infinitamente prossima ai nostri cuo­ri, attenta a ciascuno di noi e deside­rosa del nostro vero bene. Potete ve­derlo qui a Lourdes, come in tutti i Santuari mariani, folle immense ac­corrono ai piedi di Maria per confi­darle ciò che ciascuno ha di più inti­mo, ciò che a ciascuno sta particolar­mente a cuore. Ciò che molti, per im­barazzo o per pudore, non osano a volte confidare neppure ai loro intimi, lo confidano a Colei che è la tutta pu­ra, al suo Cuore immacolato: con sem­plicità, senza orpelli, nella verità. Da­vanti a Maria, in virtù proprio della sua purezza, l’uomo non esita a mo­strarsi nella sua debolezza, a conse­gnare le sue domande e i suoi dubbi, a formulare le sue speranze e i suoi desideri più segreti. L’amore materno della Vergine Maria disarma ogni for­ma d’orgoglio; rende l’uomo capace di guardarsi quale egli è e gli ispira il desiderio di con­vertirsi per dare gloria a Dio.

Maria ci mostra co­sì la giusta maniera di avanzare verso il Signore. Ci insegna ad avvicinarci a lui nella verità e nel­la semplicità. Grazie a lei, scopriamo che la fede cristiana non è un peso, ma è come un’ala che ci permette di volare più in alto per rifugiarci tra le braccia del Signore.

La vita e la fede del popolo credente rivelano che il privilegio dell’Imma­colata Concezione fatto a Maria non è una grazia solo personale, ma per tutti, una grazia fatta all’intero Popo­lo di Dio. In Maria la Chiesa può già contemplare ciò che essa è chiama­ta a divenire. In lei ogni credente può fin d’ora contem­plare il compimen­to perfetto della sua personale vocazione. Possa cia­scuno di noi rimanere sempre in a­zione di grazie per ciò che il Signore ha voluto rivelare del suo piano di sal­vezza attraverso il mistero di Maria. Mistero nel quale siamo implicati nel modo più toccante, poiché dall’alto della Croce, che noi ricordiamo ed e­saltiamo proprio oggi, ci è rivelato dal­la bocca stessa di Gesù che sua Madre è nostra Madre. In quanto figli e figlie di Maria, possiamo trarre profitto di tutte le grazie che sono state fatte a lei, e la dignità incomparabile che le procura il privilegio dell’Immacolata Concezione ricade su di noi, suoi fi­gli.

Qui, vicino alla grotta, e in comunio­ne particolare con tutti i pellegrini presenti nei santuari mariani e con tutti i malati nel corpo e nell’anima che cercano conforto, benediciamo il Signore per la presenza di Maria in mezzo al suo popolo e a lei indiriz­ziamo con fede la nostra preghiera: «Santa Maria, tu che qui ti sei mostrata centocinquant’anni fa alla giovane Bernadette, tu sei veramente ’ di spe­ranza fontana vivace’ ( Dante, Par., XXXIII, 12).

Pellegrini fiduciosi qui giunti da ogni parte, noi veniamo ancora una volta ad attingere la fede ed il conforto, la gioia e l’amore, la sicurezza e la pace, alla sorgente del tuo Cuore immaco­­lato: « Mostra te esse Matrem! ». Mo­strati come Madre per tutti, o Maria! E donaci il Cristo, speranza del mon­do!». Amen.

Benedetto XVI

* Avvenire, 16.09.2008



SUL TEMA, NEL SITO, SI CFR.:

-  SENZA ALCUNA PIETA’ E MISERICORDIA (CHARITAS)!!!
-  TUTTO A "CARO-PREZZO": "DEUS CARITAS EST"!!! Messa in latino e No alle unioni civili.
-  Monito alla Conferenza episcopale francese del Capo della Chiesa cattolica a Lourdes

-  VATICANO: CEDIMENTO STRUTTURALE DEL CATTOLICESIMO-ROMANO. Benedetto XVI, il papa teologo, ha gettato via la "pietra" su cui posava l’intera Costruzione

-  GESU’ "CRISTO", GESU’ DI NAZARET. MA CHI ERA COSTUI?!
-  CERTAMENTE IL FIGLIO DELL’AMORE ("CHARITAS") DI GIUSEPPE E DI MARIA!!!
-  NON IL FIGLIO DEL "DIO" ("CARITAS") DELLA CHIESA AF-FARAONICA E COSTANTINIANA !!!

-   PIRANDELLO E LA BUONA-NOVELLA.
-  DALL’ITALIA, DALLA SICILIA, DA AGRIGENTO, DA BONN, DA ROMA, DA MILANO, DA NAPOLI, DA SAN GIOVANNI IN FIORE, E DA GERUSALEMME: UN "URLO" MAGISTRALE PER BENEDETTO XV ... E BENEDETTO XVI.
-  Basta con la vecchia, zoppa e cieca famiglia cattolico-romana, camuffata da "sacra famiglia"!!!

-  INDIETRO NON SI TORNA. In memoria di Papa Luciani - il Papa del Sorriso, il Sorriso di Dio....
-  UN CODICE ETICO PER LA TEOLOGIA. DA LUCIANO DI SAMOSATA UNA ULTERIORE SOLLECITAZIONE A PAPA BENEDETTO XVI, A RETTIFICARE I NOMI


19 MARZO: LA FESTA

Oggi la liturgia ci ricorda il padre terreno di Gesù che i Vangeli descrivono come uomo giusto. L’attuale Pontefice coltiva da sempre una profonda devozione per il falegname di Nazareth sposo di Maria

L’anello del Papa, dono a san Giuseppe

Giusto un anno fa Giovanni Paolo II lo inviò alla chiesa della città natale di Wadowice che frequentava sin da bambino

di Luigi Geninazzi (Avvenire, 19.03.2005)

È una devozione particolare quella che lega Giovanni Paolo II a san Giuseppe, «il secondo Patrono del mio Battesimo», come ama spesso ricordare Karol Józef Wojtyla. Fin da bambino si recava spesso coi suoi genitori nella chiesa dei Carmelitani Scalzi «na górka», sulla collina che sorge nel centro della sua città natale di Wadowice.

L’immagine di «San Giuseppe con il Bambino in braccio» sta sopra l’altare maggiore. Fedeli ad una tradizione secolare gli abitanti di Wadowice si preparano alla festa del 19 marzo con una grande novena di preghiera. Per nove mercoledì consecutivi i fedeli si radunano nella chiesa dei Carmelitani scalzi chiedendo una grazia particolare a san Giuseppe.

Il rito si è ripetuto anche quest’anno e «in cima a tutte le suppliche c’era quella per la salute del Papa», tiene a sottolineare padre Silvano Zielinski, priore del convento e custode del Santuario giuseppino. Nei giorni scorsi le tv di tutto il mondo hanno diffuso l’immagine dei compaesani di Wojtyla giunti al Policlinico Gemelli di Roma per sostenere coi loro canti e le loro preghiere il Papa anziano e malato. E prima di tornarsene in Polonia gli hanno lasciato in dono il libro contenente le omelie pronunciate durante la novena del 2004.

Proprio un anno fa Giovanni Paolo II volle donare il suo anello pontificio al santuario di Wadowice. Con una solenne cerimonia, presieduta dall’arcivescovo di Cracovia. cardinale Franciszek Macharski, il 19 marzo del 2004 è avvenuta la decorazione del quadro di san Giuseppe, alla cui mano destra è stato imposto «l’anello del pescatore».

Un regalo che è stato accolto con grande gioia e commozione dagli abitanti di Wadowice che hanno visto in quel gesto la testimonianza di un vincolo spirituale profondo tra Wojtyla e la sua città natale. «Che questo anello ricordi che il Capo dell’Alma famiglia è l’uomo giusto di Nazareth che rimase fedele sino alla fine alla chiamata di Dio» ha scritto il Papa nel messaggio inviato per l’occasione alla città di Wadowice.

In questo modo ha voluto ispirarsi ad un gesto del suo predecessore Giovanni XXIII, il quale nell’anno d’inaugurazione del Concilio Vaticano II aveva offerto il suo anello papale al quadro di san Giuseppe venerato nella basilica della città polacca di Kalisz.

«Con quel dono è come se il Santo Padre allungasse il suo braccio dalla collina del Vaticano a quella di Wadowice per indicare in san Giuseppe il modello perfetto della fedeltà a Cristo», commenta padre Zielinski. È il segno di un legame profondo su cui più volte è tornato a riflettere Giovanni Paolo II.

Parlando della chiesa di San Giuseppe presso il convento dei Carmelitani scalzi ebbe a dire: «Come nella mia giovinezza mi reco in spirito in questo luogo... dove io stesso ricevetti numerose grazie di cui oggi esprimo riconoscenza al Signore». Era il giugno del 1999 e Giovanni Paolo II tornava nella sua città natale abbandonandosi ad uno struggente amarcord, una lunga serie di aneddoti sul filo dei ricordi.

Il giovane Wojtyla era tra i frequentatori più assidui del convento fondato da san Raffaele Kalinowski, un ufficiale polacco dell’esercito zarista che aiutò i suoi connazionali durante l’insurrezione del 1863, venne esiliato in Siberia ed una volta liberato entrò dell’Ordine dei Carmelitani. Fu così che fin da ragazzo Karol Jozef Wojtyla venne in contatto con la tradizione del Carmelo, «una scuola di spiritualità», la definisce nel messaggio che accompagna la consegna dell’anello pontificio. Una scuola che sull’esempio di Madre Teresa di Gesù gli insegnò a «contemplare in san Giuseppe il modello perfetto dell’intimità con Gesù e con Maria, patrono della preghiera interiore e dell’infaticabile servizio ai fratelli».


Rispondere all'articolo

Forum