PER LA CRITICA DELL’ECONOMIA POLITICO-TEOLOGICA. IL DIO DELLA TEOLOGIA: "DEUS CHARITAS EST" (1 Gv., 4. 8) E IL DIO DELL’ECONOMIA: "DEUS CARITAS EST" (Benedetto XVI, 2006). Una "confusione" epocale della Chiesa "cattolica", "universale"!!!

ORIGINI DEL CAPITALISMO. CONTRO L’USURA E IL CARO-PREZZO ("CARITAS"), LA BUSSOLA DELL’ AMORE ("CHARITAS") EVANGELICO PER IL "GIUSTO PROFITTO". Uno studio di Oreste Bazzichi sull’etica economica della Scuola francescana - a cura di Federico La Sala

Cadendo negli studi recenti l’associazione fra capitalismo e protestantesimo fatta da Max Weber, ora un saggio trova le radici nel francescanesimo
sabato 21 giugno 2008.
 

Il Capitale del Poverello

Cadendo negli studi recenti l’associazione fra capitalismo e protestantesimo fatta da Max Weber, ora un saggio trova le radici dell’imprenditoria moderna addirittura nel francescanesimo

di FLAVIO FELICE (Avvenire, 21.06.2008)

In un recente saggio Rodney Stark sostiene che la tesi secon­do la quale il capitalismo sareb­be nato nel mondo protestante è stata da tempo abbandonata dagli storici del pensiero economico; anzi, va molto oltre le critiche cor­renti che anche in Italia molti stu­diosi rivolgono alle tesi di Max We­ber. Da una parte, sostiene che il cattolicesimo è alle origini non so­lo del capitalismo, ma anche della scienza e della nozione di libertà personale, e dall’altra, semmai il protestantesimo avrebbe danneg­giato l’economia moderna nascen­te e ne avrebbe ritardato il progres­so. Se le analisi di Stark rivoluzio­nano le spiegazioni più comuni su un Medioevo come periodo di de­cadenza o di stasi, la ricerca di Oreste Bazzichi: Oltre l’usura. L’etica e­conomica della Scuola francescana, dimostra, documenti alla mano, che non è stata la con­trapposizione tra la società laica e quella religiosa, ma la teologia cri­stiana, che ha aperto la strada alla libertà, alle innovazioni intellettua­li, antropologiche, economiche, politiche e sociali.

È stata una feli­ce intuizione di Lord Acton quella di ascrivere al cristianesimo il me­rito di aver introdotto nella storia quel dualismo tra stato e Chiesa che costituì un’autentica garanzia di libertà, che si manifestò in mo­do particolare durante il Medioe­vo. Nel suo più recente lavoro, il Bazzichi analizza l’ampia serie di fonti della Scuola francescana me­dievale e tardo-medievale, sottoli­neandone la modernità della visio­ne economica: circolazione e pro­duttività del denaro, regolamenta- zione del mercato, legittimità della mercatura, investimento sociale della ricchezza, accumulazione produttiva. La figura del mercante operoso è valutata positivamente nella misura in cui contribuisce al­la crescita del bene comune citta­dino, mentre la ricchezza o l’accu­mulazione infruttuosa - le rendite parassitarie - è sterile e negativa.

Ciò comporta che i mercanti, se­condo il frate francescano Pietro di Giovanni Olivi, provvedono «indiscutibili vantaggi e cose necessarie che provengono alla comunità dal­le azioni e dal mestiere del mer­cante e, insieme con ciò, dal peso delle fatiche, dai rischi, spese, in­ene dustrie e dalle attenzioni sollecite e insonni che tale ufficio esige». A questo proposito, c’è stato chi - da De Roover, Schumpeter, Rothbard, Chafuen a Antiseri - ha inteso leg­gere negli scritti del frate provenza­le il tentativo di una embrionale descrizione analitica dei processi di mercato che, a partire da una teoria soggettiva del valore che an­ticipa di circa seicento anni la rivo­luzione marginalista, lo condurrà ad affermare che il prezzo corrente (di mercato) corrisponderebbe al ’bene comune’.

È un fatto che l’O­livi condanna il prezzo di monopo­lio e le esazioni dei prezzi effettua­te approfittando di eventuali stati di necessità e lega la nozione di ’prezzo giusto’
-  all’utilità oggettiva: virtuositas,
-  alla scarsità del bene: raritas
-  e alla sua desiderabilità, os­sia all’utilità soggettiva: complaci­bilitas,
-  oltre che ad altri elementi riconducibili al costo di produzio­ne.

Non mancano coloro che han­no evidenziato il paradosso: il fran­cescano distingue il necessario dal superfluo, ma valorizza il denaro fruttuoso; apre un acceso dibattito sulla povertà assoluta di Cristo e gli Apostoli, ma considera i mercanti onesti ’esperti di ricchezza’ e ’benefattori’ del benessere della co­munità; sottolinea la distinzione del credito cristiano, in quanto o­rientato alla produzione, dall’usu­ra che sfrutta e uccide i bisognosi; differenzia il concetto tra ’usura’ e ’interesse’, dove l’interesse diven­ta un profitto moderato ma neces­sario, e il prezzo di mercato diven­ta la base di riferimento per il ’giu­sto prezzo’ del prestito; condanna il prestito usurario (esoso), ma fonda la ’reciprocità economica soli­dale’ con la geniale intuizione dei Monti di Pietà, promuovendo la circolazione del denaro; chiarisce la differenza fra lusso e giusto uso dei beni, nell’orizzonte del bene comune, che richiede non una mera enunciazione di intenzioni, ma una organizzazione politico­sociale che lo sostenga e lo renda concretamente possibile. Insom­ma, i francescani, fautori della po­vertà volontaria, diventano, para­dossalmente, i ’teorici’ dell’ordine di mercato. Merito di Oreste Bazzi­chi è stato di avere sottolineato il nesso tra società civile e sistema economico, evidenziando come il collegamento tra competizione e società civile non sia stata una degenerazione della cultura occiden­tale post-fordista, quanto un ele­mento imprescindibile della tradi­zione e della cultura romano-cri­stiana.

-   Oreste Bazzichi
-  OLTRE L’USURA
-  L’etica economica della Scuola francescana
-  Effatà. Pagine 144. Euro 13,00


Sul tema, nel sito, si cfr.:

-  UN CODICE ETICO PER LA TEOLOGIA. DA LUCIANO DI SAMOSATA UNA ULTERIORE SOLLECITAZIONE A PAPA BENEDETTO XVI, A RETTIFICARE I NOMI
-  EU-ANGELO, BUONA-NOTIZIA. "CHARISSIMI, NOLITE OMNI SPIRITUI CREDERE... DEUS CHARITAS EST" (1Gv., 4. 1-8). «Et nos credidimus Charitati...»!!!!

-  LA "CHARTA CHARITATIS" (1115), LA "MAGNA CHARTA" (1215) E LA FALSA "CARTA" DELLA "DEUS CARITAS EST" (2006).

-  DOPO WOJTYLA, RATZINGER. PER GIOVANNI REALE NON C’E’ FRATTURA MA CONTINUITA’. LA PROVA? La prima enciclica di Benedetto XVI si intitola "Deus caritas est"!!!

SAN FRANCESCO, SAN BONAVENTURA E GIOACCHINO DA FIORE RIPENSATI DA RATZINGER. UN PROGRAMMA DI STERMINIO TOTALE DELL’ECUMENISMO PER BENEDETTO XVI. Una teologia della storia molto "evangelica" e "francescana". La Chiesa gerarchica controlla le "azioni" dello Spirito santo e garantisce, amministra e distribuisce a "caro prezzo" ("Deus caritas est", 2005) la Grazia ("charitas") di Dio!?! Avanti tutta!!! Verso il III millennio avanti Cristo!!!

DOPO WOJTYLA, LA CHIESA SULLA STRADA DELLA CIVILTA’ DELL’AMORE? NO!!! SU QUELLA DEL DIO DEGLI AFFARI ("Mammona") E DEL SILENZIO DELLE "TRE SCIMMIETTE" (di "Mammasantissima"). Speriamo che la nottata non sia troppo buia e silenziosa. La Chiesa senza pastori: un commento di Filippo Di Giacomo.


-  Chiesa e libero mercato.
-  Il capitalismo l’ha inventato san Francesco

Nuovi studi gettano luce sulle origini della moderna economia liberista. E le fanno risalire ai teologi francescani del Medioevo. Ma ai vertici della Chiesa le diffidenze restano forti

di Sandro Magister *

ROMA - Che Francesco d’Assisi sia il santo giusto per anticapitalisti e no global lo sostengono persino Toni Negri e Michael Hardt nel loro libro "Impero", la bibbia della contestazione mondiale.

Ma la realtà storica dice l’opposto. La moderna teoria del libero mercato nacque proprio dai primi discepoli di san Francesco, dai teologi francescani che più esaltavano il voto di povertà.

L’ultima scoperta degli storici del Medioevo è che persino il gioco d’azzardo, nelle analisi dei teologi francescani, fu volto in bene. E aprì la strada alle moderne concezioni economiche del rischio.

Lo studioso che ha compiuto questa scoperta e l’ha esposta in un libro documentatissimo è Giovanni Ceccarelli, professore alle università di Venezia e Padova, a sua volta discepolo di un altro storico dell’economia medievale, Giacomo Todeschini, dell’università di Trieste.

Nel 2002, l’editrice il Mulino ha pubblicato di Todeschini un libro dal titolo "I mercanti e il tempio". Nel quale egli mostra le fortissime radici teologiche ed ecclesiologiche delle moderne teorie e pratiche capitaliste. Fin dal Medioevo, molto prima che arrivasse Calvino.

E nell’estate di quest’anno ecco ancora il Mulino pubblicare di Ceccarelli "Il gioco e il peccato". Dove a segnare il passaggio dalla condanna totale del gioco d’azzardo a una sua ridefinizione come contratto a rischio sono proprio i teologi francescani dal Duecento in poi.

Le sorprese sono forti. È la riflessione francescana sulla povertà volontaria a riconoscere nel possesso materiale dei beni un desiderio naturale e universale dell’uomo.

È dal loro volontarismo e dal primato dato all’individuo, sulle orme di sant’Agostino, che i francescani ricavano una teoria economica tutta centrata sul soggetto contraente e sui contratti intersoggettivi.

Sono soprattutto i francescani a precorrere la Salamanca del Cinquecento: dove teologi sia francescani che domenicani che gesuiti creano una vera e propria "scuola" del capitalismo in ascesa.

Sulla scuola economica dei teologi di Salamanca ha scritto un saggio di grande interesse Alejandro A. Chafuen, economista argentino che vive negli Stati Uniti, dove presiede la Atlas Research Foundation.

Mentre sulle teorie economiche dei teologi francescani del tardo Medioevo è uscito quest’anno un libro di Oreste Bazzichi, lui stesso studioso di teologia e della dottrina sociale cristiana.

Curiosamente, però, questo liberismo economico ’ante litteram’ dei teologi medievali e del Cinquecento è oggi pochissimo valorizzato in campo ecclesiastico.

In larghi strati della Chiesa cattolica, vertici compresi, il capitalismo continua ad avere cattiva fama. È giudicato di per sé cattivo, selvaggio, oltre che "di spirito protestante". Nell’enciclica "Centesimus Annus" del 1991 Giovanni Paolo II ne riconosce i meriti. Ma in una sua intervista a Jas Gawronski del 1993 il papa non esita a spiegarli così: "Se il capitalismo odierno è migliorato, è in buona parte merito delle buone cose realizzate dal comunismo: la lotta contro la disoccupazione, la preoccupazione per i poveri. Il capitalismo invece è individualista".

Ma ecco qui di seguito una presentazione del libro di Bazzichi fatta da uno studioso cattolico che è uno dei più appassionati sostenitori dell’incontro tra liberismo e cattolicesimo. È apparsa il 7 agosto 2003 su "Avvenire", il quotidiano della Conferenza episcopale italiana: - PER PROSEGUIRE LA LETTURA, CLICCARE SUL ROSSO.


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