A Rosa Luxemburg ...

ITALIA: STORIA E CINEMA. VOGLIAMO (IL PANE MA) ANCHE LE ROSE. Alina Marazzi racconta di circa 20 anni, dai sessanta agli ottanta, di turbolenta vita pubblica, di battaglie private, di ridefinizione del ruolo della donna nel nostro paese. Una "presentazione" di Pasquale Colizzi - a cura di pfls

“Siamo sconfitti, uomini e donne, dopo il ’77 e penso che gli effetti saranno lenti a insediarsi nelle nostre coscienze”.
giovedì 6 marzo 2008.
 

Quelle donne che cambiarono l’Italia

di Pasquale Colizzi *

Seguendo le tracce di vicende private, ricavate da tre diari pescati in quell’universo intimo ma pubblico che è l’Archivio dei diari personali di Pieve Santo Stefano, Alina Marazzi ha costruito Vogliamo anche le rose, il terzo lavoro che dedica alle donne.

Il titolo cita un’espressione di Rosa Luxemburg, ripresa nel ’12 dalle operaie tessili in lotta nel Massachusetts e che diceva: “Vogliamo il pane ma anche le rose”. Diventato anche un film di Ken Loach (Bread and Roses) sulla lotta per salari migliori delle addette alle pulizie latinos a Los Angeles.

Slogan riutilizzato mille volte in piazze diverse per ribadire il concetto che bisogna pur mangiare ma è altrettanto importante la qualità della vita, dei rapporti, della realizzazione personale.

Alina Marazzi, attraverso una paziente ricerca e suggestivi accostamenti, ha mischiato immagini di repertorio, nastri privati, fotografie, animazione, per coprire circa 20 anni, dai sessanta agli ottanta, di turbolenta vita pubblica, di battaglie private, di ridefinizione del ruolo della donna nel nostro paese.

Si parte dalla biografia delle tre voci narranti, che dona carne e autenticità al racconto, per arrivare ad una riflessione universale che parla di impegno, paure, frustrazioni. Tralasciando facce e vessilli politici, perché su temi come amore, sesso, aborto, famiglia, femminino-mascolino, le donne (e gli uomini) di quegli anni erano interni al dibattito, difficilmente demandavano. Esploravano campi vergini alla discussione libera e avevano molto da dire.

Certo, tra le altre si riconosce Adele Faccio, una giovane Emma Bonino e, “fuori dall’inquadratura”, Jane Fonda accanto alle femministe caricate dalla polizia a Campo de’ Fiori l’8 marzo del ’72. Dopo che un commissario, sottilmente ingiurioso, le aveva invitate a sgomberare la piazza andando “sul marciapiede”.

Il film è un viaggio tenero e sfacciato, una suggestione vintage che però parla a noi tutti e rilancia su tematiche che sembravano acquisite. Vedi la querelle riesplosa intorno alla legge 194 sull’aborto.

Nel montaggio virtuosistico ed evocativo di Ilaria Fraioli, fatti e circostanze confidati ai diari personali si animano in una sorta di corrispondenza parallela.

Nel ’67 Anita (voce di Anita Caprioli) è una ragazzina timida, introversa, intimorita del mondo e del contatto con il sesso. Si chiede se sia possibile vivere al di fuori delle convenzioni sociali. L’ingresso all’Università occupata è un altro shock.

Teresa invece (voce di Teresa Saponangelo), che è di Bari, accompagnata dal ragazzo che ama arriva fino a Roma per abortire clandestinamente in un anonimo appartamento. Sognando Londra, dove è libero. Con i postumi, gli incubi, i rimorsi ma anche una sensazione di rinascita più consapevole rispetto a ciò che vuole essere.

Infine Valentina (voce di Valentina Carnelutti), la più determinata, femminista dello storico circolo di via del Governo vecchio, a Roma. Tanto è matura e profonda, con la sua esperienza politica e quella personale, che si rende conto (siamo nel ‘79) che qualcosa sta finendo. Ci sono state vittorie ma la battaglia ha amareggiato, la stanchezza si ripercuote anche nei rapporti privati.

Scrive “Siamo sconfitti, uomini e donne, dopo il ’77 e penso che gli effetti saranno lenti a insediarsi nelle nostre coscienze”.

Alina Marazzi aveva incantato nel 2002 con la storia autobiografica Un’ora sola ti vorrei (parlava della madre con problemi mentali che perse piccolissima), utilizzando lettere, diari e filmati di famiglia (gli editori Adelphi).

Vogliamo anche le rose, presentato a Locarno e Torino, ne ricalca lo stile ed esce il 7 marzo nei cinema, come il doc Biutiful cauntri, impressionate viaggio nella Campania dei rifiuti tossici. Due lavori agli antipodi, però sintomatici della fiammata creativa che attraversa il nostro cinema “non di finzione”. Qualcuno parla di rinascita del documentario sociale che denuncia, provoca, suggerisce riflessioni.

Comunque li vogliamo considerare, questo della Marazzi rende speciale la semplice forma del montaggio, perché c’è un gusto particolare nella ricerca iconografica (l’autrice ha lavorato anche nella videoarte) e un miracoloso equilibrio di ironia, leggerezza e profonda introspezione.

Imprescindibili alcuni dei filmati “in presa diretta” di Alberto Grifi, da poco scomparso, che in Anna aveva ripreso la carica della polizia alle femministe di Campo de’ Fiori e, anni dopo, quel momento anarchico, liberatorio e folle del Festival del proletariato urbano di Parco Lambro. Oltre alle immagini di Leonardi, alle inchieste di Luigi Comencini e molti altri.

Un periodo pionieristico e combattivo della nostra storia recente, commentato dalle arie quasi western dei Ronin. In fondo le donne si avventuravano in territori inesplorati, fosse il campo di battaglia del proprio piacere (il mitico confronto tra “clitoridee” e “vaginali”) o il palco rabbioso delle prime punk-band femminili come le Candeggina Gang.

pasquale.colizzi@fastwebnet.it

* l’Unità, Pubblicato il: 05.03.08,Modificato il: 05.03.08 alle ore 17.07


Sul tema, in rete e nel sito, si cfr.:

ROSA LUXEMBURG (Wikipedia)

DONNE: IL CORAGGIO DI PRENDERE LA PAROLA

DONNE E UOMINI. IL RICONOSCIMENTO DEL’ALTRA META’ DEL CIELO...

UOMINI E DONNE, PER UN CAMBIO DI CIVILTA’. USCIAMO DAL SILENZIO...


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