Nobel futuri ...

PRIMAVERA DEI POETI. INTERVISTA AD ADONIS. Radicato nella sua condizio­ne terrestre, l’esse­re umano esiste al di là di essa - a cura di pfls

La trascendenza per me è una sorta di immanenza. Non è fuori dell’essere umano, ma all’interno dell’essere umano stesso
mercoledì 27 febbraio 2008.
 

INTERVISTA.

Mentre inizia la «primavera dei poeti», parla il grande autore arabo: «Più cultura e senso critico per evitare conflitti»

Adonis: più poesia per unire le civiltà

DA PARIGI GENEVIÈVE WELCOMME (Avvenire, 01.03.2008).

-  «Una vita senza versi impedisce la relazione col mondo intero.
-  Il Mediterraneo è sempre stato un mare unito»

Da più di quindici anni, il suo nome circola come quello di uno dei Nobel futuri: Adonis è considerato il più grande poeta arabo vivente. Autore di un’opera immensa (poesie, praticamente un grande poema l’anno da più di vent’anni, e saggi), Adonis incarna la saggezza di un mondo riconciliato, aperto e tollerante. Nato nel 1930 a Qassabine, villaggio vicino a Lattaquié, nel nord della Siria, Ali Ahmad Saïd Esber fu incoraggiato nella poesia da suo padre. Tra gli ultimi libri editi in italiano, Beirut. La non-città (Medusa) e Oceano nero (Guanda). Lo incontriamo alla vigilia della «primavera dei poeti», che ha inizio lunedì 3 marzo.

Adonis, che rappresenta per lei la poesia? Può defi­nirla?

«Proprio come l’amore, non si definisce la poesia, la si prova, la si sente. La poesia mi aiuta a meglio comprendermi; non è un semplice mezzo d’espressione ma è intima­mente legata alla mia esistenza: senza la poesia, senza dubbio non sarei niente. Si può immaginare u­na vita senza amore? Si può essere se stessi senza amore? Con la poe­sia, la mia identità si precisa, la mia relazione al mondo è più compiuta. Perché l’identità non si eredita, si in­venta, è una crea­zione. La poesia è il più intimo di un uomo; e l’anima di un popolo».

Uomo di cultura o­rientale e occiden­tale a un tempo, lei è uno dei rari poeti a sposare tutte le tradizioni. Ma la sensualità della sua scrittura sembra provenire più dall’Oriente...

«Nella tradizione poetica preisla­mica, il corpo incarna l’uomo inte­ro: la sua parte materiale tanto che la sua parte spirituale. Il corpo non è solamente il luogo della sensualità e delle emozioni, ma il legame materiale, tangibile, tra l’uomo e la natura. La poesia del periodo preislami­co è a un tempo corpo, voce, canto, sensualità e natura­lità... Non è mai astratta. L’a­strazione è venuta con il mo­noteismo. Ma la poesia ara­ba ha resistito e continua a essere in conflitto con questa concezione che separa l’ani­ma e il corpo. La lingua araba per natura sensuale, seduttrice, è in sé una lingua poetica. Basta lasciarsi condurre da lei...».

Lei si dichiara non credente. La sua opera, di portata universale, è però impregnata di misticismo. Dov’è la trascendenza nell’assenza di Dio?

«Nell’uomo, e là risiede il suo se­greto. Radicato nella sua condizio­ne terrestre, l’esse­re umano esiste al di là di essa. L’uo­mo è sempre un superamento di se stesso. Viene dal­l’avvenire più che non venga dal pas­sato. È per defini­zione un creatore; in quanto tale, l’es­sere umano è un superamento per­petuo della sua condizione. La trascendenza per me è una sorta di immanenza. Non è fuori di lui ma all’interno di lui stesso».

Lei ha scelto la nazionalità libane­se. Il Libano si è fondato sulla coe­sistenza religiosa e culturale ecce­zionale tra Oriente e Occidente. Ha questa ancora un avvenire? Personalità come la sua non sono sempre più rare?

«Per la sua diversità culturale e confessionale - non si contano me­no di otto confessioni, musulma­ne, cristiane, ebree - il Libano è u­nico al mondo. In questo senso il Libano non è mai finito: è un gran­de progetto, aperto a tutte le cultu­re. Come un grande poema che si scrive all’infinito... ma tutto quello che è grande è fragile. Io credo tut­tavia nel suo avvenire: finché si crede al Libano, c’è speranza, E io non mi sento solo. Sono in rappor­to con altri creatori; è questa rela­zione che che è portatrice di spe­ranza. Creare è sperare. Anche gli artisti e i poeti che creano nella di­sperazione portano ai miei occhi una speranza camuffata. Il vero problema, nelle società orientali e occidentali contemporanee, non è la creazione ma la lettura. Non ci sono quasi più grandi lettori. Dove si trova il pubblico che legge i gran­di testi, li critica, li commenta?».

L’integralismo islamico è la forza dirompente più visibile nei Paesi arabi, mentre sono crollate le i­deologie nazionaliste. Ha fonda­menti solidi?

«I Paesi arabi hanno finora fallito nel compiere la loro rivoluzione in­teriore, che è quella di separare lo Stato dalla religione. Finché questa tappa non sarà oltrepassata non si andrà avanti. Il fondamentalismo religioso non è una risposta al falli­mento delle ideologie nazionaliste. Si è sviluppato sul terreno propizio di una società le cui istituzioni so­no fondate su una visione esclusi­vamente religiosa. E l’ingiustizia fi­nisce per rafforzarlo. Quella fatta ai palestinesi, in particolare».

Che pensa del progetto di un’u­nione mediterranea proposta da­gli europei?

«L’Oronte si getta nel Tevere, si di­ceva in un passato non così lonta­no. Il Mediterraneo è sempre stato un solo mare e una sola civiltà. Pla­tone, Aristotele, Eraclito... sono a un tempo orientali e occidentali. Ricordiamoci l’origine di Europa, dea fenicia portata via da Zeus, cercata dal fratello Cadmos che of­frì agli occidentali... l’alfabeto. Se ci si limita alla poesia, per e­sempio, Dante, Rimbaud, sono tanto orientali che occidentali. I grandi creatori sono cosmici. Sì, bisogna la­vorare a questa unione medi­terranea, ma ciò implica che i grandi mono­teismi si inter­roghino, non cerchino d’im­porsi l’uno contro l’altro. Senza dubbio ci mancano og­gi grandi pen­satori come A­verroè o Spino­za ».

(per gentile concessione del quotidiano «La croix»)

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LA POLEMICA

E sulla Fiera del libro dichiara: «No al boicottaggio»

Affermare la propria verità, sempre, approfittando di ogni occasione per esporla.

Perchè solo così si potranno affrontare le voci critiche, solo così si potrà tentare di persuadere chi la pensa in modo diverso. La lezione viene da Adonis sul dibattito sorto attorno all’edizione 2008 della Fiera del Libro di Torino (in programma dall’8 al 12 maggio), che quest’anno avrà Israele come ospite d’onore. «Per principio sono contrario a ogni forma di boicottaggio di qualsiasi tipo», dichiara Adonis all’agenzia Adn­kronos a proposito dell’appello a disertare l’evento. «Non è mai consentito tentennare sulla necessità di dover affrontare il mondo attraverso le verità nelle quali si crede - dichiara Adonis ­, ma al contrario è doveroso essere decisi nella difesa di queste verità». Da qui, dunque, la convinzione che sia necessaria una presenza araba a Torino anche se il posto d’onore tocca, quest’anno, a Israele nel sessantesimo della sua fondazione (l’anno prossimo sarà l’Egitto).


Sul tema, nel sito, si cfr.:

LA SCELTA DELL’UMANITA’ E DELLA CONVIVENZA. Una riflessione del poeta arabo Adonis...

-  EUROPA!!! CHE SIGNIFICA ESSERE "EU-ROPEUO". Per la rinascita dell’EUROPA, e dell’ITALIA. La buona-esortazione del BRASILE.

FLS


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