Eu-ropa ed Eu-angelo. Il magistero di Gesù (Amore - "charitas est") - e il magistero di Benedetto XVI (Mammona - "Deus caritas est", 2006 prima di Cristo!!!).

ABORTO E POLITICA ATEA E DEVOTA DEL VATICANO: LA "SAPIENZA" DI ERODE A DIFESA DELLA VITA E DELLA PERSONA!!! TRA IL DIRE LA VERITA’ E L’ESSERE NELLA VERITA’ C’E’ DI MEZZO IL MARE!!! PAPA RATZINGER, I VESCOVI E I MEDICI "STREGONI" ALL’ATTACCO DELLA COSTITUZIONE, IN ITALIA COME IN SPAGNA - a cura di pfls

"E’ meglio essere cristiano senza dirlo, che proclamarlo senza esserlo" (Cardinale Tettamanzi, Prolusione - Verona, 2006 dopo Cristo).
lunedì 4 febbraio 2008.
 

-  Appello di Benedetto XVI in occasione della Giornata per la Vita
-  Ieri il documento delle università romane in difesa del feto

-  Il Papa: "La vita va difesa
-  anche prima della nascita"

CITTA’ DEL VATICANO - La vita deve essere essere "tutelata" e "servita" sempre, "ancora più quando essa è fragile e bisognosa di attenzioni e cure, sia prima della nascita che nella sua fase terminale". Lo ha riaffermato oggi Papa Benedetto XVI, prima della preghiera dell’Angelus in Piazza San Pietro.

Il nuovo appello di Ratzinger contro l’aborto e l’eutanasia prende spunto dalla "Giornata per la Vita", promossa dalla Conferenza episcopale italiana, che si celebra oggi in tutte le parrocchie del Paese. E arriva il giorno dopo il documento di quatto ospedali degli atenei romani favorevoli a tentare di tenere in vita il feto dopo un’interruzione di gravidanza anche contro la volontà della donna.

"Ognuno, secondo le proprie possibilità professionalità e competenze - ha detto il Pontefice - si senta sempre spinto ad amare e servire la vita, dal suo inizio al suo naturale tramonto. E’ infatti impegno di tutti accogliere la vita umana come dono da rispettare, tutelare e promuovere, ancor più quando essa è fragile e bisognosa di attenzioni e di cure, sia prima della nascita che nella sua fase terminale".

"Mi unisco ai vescovi italiani - ha detto ancora il Papa - nell’incoraggiare quanti, con fatica ma con gioia, senza clamori e con grande dedizione, assistono familiari anziani o disabili, e a coloro che consacrano regolarmente parte del proprio tempo per aiutare quelle persone di ogni età la cui vita è provata da tante e diverse forme di povertà".

Il Papa ha anche ricordato la difficile situazione internazionale chiedendo pace per il Kenya e auspicando che "gli sforzi di mediazione attualmente in atto possano avere successo e condurre, grazie alla buona volontà e alla collaborazione di tutti, ad una rapida soluzione del conflitto, che ha già provocato troppe vittime".

Benedetto XVI ha anche rivolto la sua preghiera all’Iraq sconvolto dai recenti attentati: "Elevo di nuovo la mia voce in favore di quella popolazione duramente provata e per essa invoco la pace di Dio". E agli ostaggi in Colombia, chiedendo che la loro sofferenza termini. "Non smetto di elevare ferventi suppliche a Dio per la Colombia - ha detto - dove da diverso tempo molti figli e figlie di questo amato Paese patiscono l’estorsione, il sequestro la perdita violenta dei propri cari". "Chiedo al Signore - ha aggiunto - che termini immediatamente questa sofferenza inumana e si trovino le strade della riconciliazione, del rispetto reciproco e della concordia sincera, ritornando così la fraternità e la solidarietà che sono le basi solide per ottenere il giusto progresso e costruire una pace stabile".

* la Repubblica, 3 febbraio 2008


-  Testo congiunto dei direttori delle cliniche ginecologiche delle università romane
-  "Un neonato vitale, in estrema prematurità, va assistito anche se la madre è contraria"

-  Aborto, documento dei ginecologi
-  "Il feto deve essere rianimato"

ROMA - "Un neonato vitale, in estrema prematurità, va trattato come qualsiasi persona in condizioni di rischio, e assistito adeguatamente". Così si legge in un documento congiunto, firmato dai direttori delle cliniche di Ostetricia e Ginecologia di tutte e quattro le facoltà di Medicina delle università romane: La Sapienza, Tor Vergata, la Cattolica e il Campus Biomedico. Secondo i cattedratici, infatti, "con il momento della nascita la legge attribuisce la pienezza del diritto alla vita e, quindi, all’assistenza sanitaria". Di fatto, nel caso in cui un feto nasca vivo dopo un’interruzione di gravidanza, il neonatologo deve intervenire per rianimarlo, "anche se la madre è contraria, perché prevale l’interesse del neonato".

Il documento è stato presentato al termine di un convegno, promosso dalle stesse cattedre, all’ospedale Fatebenefratelli di Roma, in occasione della Giornata della Vita. "Nell’immediatezza della nascita - afferma Cinzia Caporale, biologa e membro del Comitato nazionale di Bioetica - il medico deve agire in scienza e coscienza sull’opzione di rianimare, indipendentemente dai genitori, a meno che non si palesi un caso di accanimento terapeutico".

Nel documento, il caso degli aborti dopo la 22esima settimana non viene esplicitamente citato, ma la presa di posizione ricalca le preoccupazioni già espresse dai vescovi italiani, riguardo ai casi di interruzione volontaria di gravidanza dopo il quarto mese, quando cioè le moderne tecniche di rianimazione consentirebbero di mantenere in vita il feto.

"L’attività rianimatoria esercitata alla nascita - si legge nel testo - dà il tempo necessario per una migliore valutazione delle condizioni cliniche, della risposta alla terapia intensiva e delle possibilità di sopravvivenza, e permette di discutere il caso con il personale dell’Unità ed i genitori". Tuttavia, concludono i firmatari, "se ci si rendesse conto dell’inutilità degli sforzi terapeutici, bisogna evitare a ogni costo che le cure intensive possano trasformarsi in accanimento terapeutico".

Il medico, quindi, come precisa Caporale, deve rianimare sempre. Nell’ipotesi in cui il feto sopravviva all’aborto "non ritengo necessario chiedere il consenso della madre - sottolinea la biologa membro del Comitato nazionale di bioetica - in questo caso infatti si esercita un’opzione di garanzia con cui si tutela un individuo vulnerabile e fragile, qual è il neonato, in una fase in cui non si hanno certezze cliniche". "Secondo me - aggiunge - si può presumere lo stato di abbandono giuridico del neonato da parte della madre, che ovviamente può tornare indietro sulla sua decisione".

"Non si può decidere di assistere un neonato solo in base alla settimana di gravidanza - spiega Domenico Arduini, direttore della Clinica ostetrica e ginecologica di Tor Vergata - ma in base alla patologia della madre e del figlio. Un bambino nato alla 21esima settimana non sopravvive, ma già a partire dalla 22esima ha tra il 14 e il 26% di possibilità". Salgono le aspettative di vita dalla 23esima settimana: "Al primo giorno le probabilità oscillano tra il 30 e il 47% - dice Giuseppe Noia, docente di Medicina prenatale alla Cattolica - oggi rispetto a dieci anni di fa migliorano le aspettative di sopravvivenza, ma il problema della scelta dell’assistenza è sul futuro del neonato e un’eventuale disabilità. Alcuni genitori preferiscono addirittura che i loro bimbi non vengano assistiti".

* la Repubblica, 2 febbraio 2008.


SUL TEMA, NEL SITO, SI CFR.:

-  AL DI LA’ DELLA CONFUSIONE SUI VALORI NON NEGOZIABILI E DEI CONTINUI E CIECHI ATTACCHI ALLA COSTITUZIONE ITALIANA!!! LA FEDE SEGUE LA VERITA’ DELLA GIUSTIZIA (di Parmenide) E DELL’AMORE (di Gesù), NON DI "MAMMASANTISSIMA" (del "platonismo per il popolo" e di Papa Ratzinger)

-   MAGISTERO AMBROSIANO: "IL SIGNORE E’ VICINO A CHI HA IL CUORE FERITO". Contro la gerarchia romana e la sua teologia politica mercantile ("Deus caritas est"), il cardinale Dionigi Tettamanzi ha preso la penna e ha scritto una ’Lettera agli sposi in situazione di separazione, divorzio e nuova unione’

-  Per un ri-orientamento teologico-politico e antropologico...


Rispondere all'articolo

Forum