Europa

ITALIA. CADUTO IL GOVERNO PRODI. Il Senato ha negato la fiducia con 156 sì, 161 no e un astenuto. Il premier al Quirinale per le dimissioni. Ora la crisi è nelle mani del Presidente Napolitano. Al via le consultazioni

E’ stata la giornata della tragedia greca dell’Udeur: prima gli insulti e poi l’aggressione, con tanto di sputi e pugni.
giovedì 24 gennaio 2008.
 
[...] è stato l’Udeur il protagonista della giornata. Fuori e dentro l’Aula si è consumata la spaccatura del partito, anche se il suo leader Mastella fino all’ultimo ha cercato di non ammetterla: «Non c’è nessuna spaccatura nel mio partito. Come vedete siamo tutti qui tranne uno» (ma i senatori dell’Udeur sono in tutto tre, ndr) aveva detto Clemente Mastella dopo una riunione con i suoi in un ristorante vicino a Palazzo Madama, spiegando che chi non avrebbe votato contro Prodi sarebbe stato espulso. Pochi minuti dopo, però, il senatore Nuccio Cusumano aveva annunciato il suo voto a favore di Prodi e tra i banchi era scoppiato il finimondo. Al grido di «pezzo di merda, pagliaccio, venduto» il capogruppo Tommaso Barbato era corso in aula mentre dal video stava ascoltando la dichiarazione di voto del collega di partito e con le mani aveva mimato una pistola. Al termine del suo discorso e dopo l’attacco di Barbato, Cusumano si era sentito male ed era stato portato via in barella [...]


-  Governo battuto
-  Senato nega la fiducia

-  Dopo aver incassato ieri la fiducia della Camera, il presidente del Consiglio si è presentato anche al Senato.
-  Prima del dibattito, il premier ha avuto un nuovo colloquio col capo della Stato Napolitano. Rissa tra esponenti dell’Udeur. Cusumano dichiara il suo sì per Prodi e Barbato gli si scaglia contro

22:27 Prodi: "Sono sereno"

"Sono sereno". Questo il commento del presidente del Consiglio dimissionario Romano Prodi

22:26 Prodi domani all’inaugurazione dell’anno giudiziario

Confermata la presenza del presidente del Consiglio e ministro della Giustizia dimissionario Romano Prodi all’inaugurazione domani dell’anno giudiziario alla Corte di Cassazione

22:24 Fassino: "Voto a giugno"

"Vogliamo votare a giugno, così avremo la concreta possibilità di avere una legge elettorale che dia stabilità al prossimo Governo". Lo ha detto l’esponente del PD, Piero Fassino, ospite questa sera a ’Porta a Porta’

22:22 Domani Consiglio dei ministri

Si terrà regolarmente il Consiglio dei Ministri convocato per domani mattina alle 8.45. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha infatti invitato il Governo dimissionario al disbrigo degli affari correnti. Il Cdm di domani ha fra l’altro all’odg il decreto legge per il finanziamento delle missioni italiane all’estero

22:13 Berlusconi: "La Cdl non è più un ectoplasma"

Berlusconi: "La Cdl è sempre viva, non è più un ectoplasma"

22:10 Berlusconi: "Mastella può venire nella Cdl"

Berlusconi: "Mastella può venire nella Cdl"

22:09 Bertinotti e Marini domani da Napolitano

Le consultazioni del presidente della Repubblica avranno inizio domani pomeriggio con i presidenti di Camera e Senato

22:07 Domani le consultazioni

Domani inizieranno le consultazioni

22:03 Prodi si è dimesso

Il presidente del Consiglio Romano Prodi ha presentato le dimissioni al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che si è riservato di accettarle

21:59 Prodi lascia il Quirinale

Il presidente del Consiglio Romano Prodi ha lasciato il Quirinale

[...]

21:16 Prodi al Quirinale

Il presidente del Consiglio Romano Prodi è al Quirinale

[...]

20:49 Fini: "Grande gioia, ora subito elezioni" "Una grande gioia. Ora si va dritti a votare". Così Gianfranco Fini, che ha seguito il voto al Senato dal maxischermo montato da An a Largo Goldoni a Roma e, mentre volano coriandoli, sventolano le bandiere bianco-azzurre di An e si alzano cori, Fini osserva: "Ho sentito le dichiarazioni di voto di tutta la sinistra, e sparavano a zero soprattutto su Veltroni e sul Pd"

20:48 Governo battuto con 161 no e 151 sì Il Senato ha negato la fiducia al governo Prodi con 156 sì, 161 no e un astenuto. Tre senatori (Pallaro, Pininfarina e Andreotti) non hanno partecipato alla votazione.



-  L’ultimo discorso del primo ministro:
-  «il paese ha urgente bisogno di riforme»

-  Prodi sconfitto in Senato: cade il governo
-  Il premier al Quirinale per le dimissioni

-  Voto di fiducia: 161 i no 156 i sì. L’Udeur si spacca, -con Cusumano che vota sì: rissa, insulti e lui sviene *

ROMA - Non ce l’ha fatta. Il sogno di Romano Prodi si è infranto in Senato di fronte all’arida realtà dei numeri al termine di una lunga giornata cominciata con l’intervento del premier in Aula alle 15 e terminata con Prodi che alle 21 si è recato al Quirinale per rassegnare le dimissioni nelle mani del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano . Il presidente del Consiglio e il suo governo non hanno ottenuto infatti la fiducia richiesta. Hanno votato no in 161, mentre i sì sono stati 156. Un senatore (Scalera) si è astenuto, mentre tre erano gli assenti (Andreotti, Pallaro e Pininfarina). Il premier non è rimasto per ascoltare l’esito del voto, ma durante la votazione è immediatamente tornato a Palazzo Chigi. Il presidente del Consiglio è poi andato al Quirinale per rimettere il mandato nelle mani del capo dello Stato.

L’APERTURA DELLA CRISI - Lasciato il Quirinale Prodi dovrebbe recarsi a Montecitorio e a palazzo Madama per dare formale comunicazione delle dimissioni ai presidenti della Camera Fausto Bertinotti e del Senato Franco Marini. Da quel momento a parlare dovrà essere il Quirinale, a cui passa la gestione della crisi di governo.

LA GIORNATA - Il voto è arrivato al termine di una seduta ad alta tensione dove il premier aveva chiesto un voto di fiducia proprio per verificare l’esistenza di una maggioranza a sostegno del governo dopo la decisione dell’Udeur di uscire dall’esecutivo. E proprio la decisione di un senatore dell’Udeur, Nuccio Cusumano, di dare il proprio consenso al governo nonostante la posizione ufficiale del partito, schierato per il no, aveva causato un battibecco con scambio di violente accuse che si era concluso con un malore dello stesso Cusumano e con una sospensione della seduta per una decina di minuti.

L’INTERVENTO DI PRODI - Nell’intervento con cui aveva aperto la seduta, Romano Prodi aveva chiesto ai senatori un voto «motivato», promesso riforme istituzionali e un ritocco della squadra di governo. Il premier aveva poi ribadito di voler «il voto esplicito» di ciascun parlamentare nel rispetto della Costituzione spiegando che l’Italia «non si può permettere il lusso» di un vuoto di potere per far fronte all’emergenza economica e all’urgente bisogno di riforme istituzionali. Il premier aveva aggiunto poi di essere «ben consapevole» del fatto che il governo aveva bisogno di una ridefinizione per «rafforzare le sue capacità decisionali, snellire le sue procedure, migliorare la sua resa, forse ridefinire le sue strutture e la sua composizione».

L’ITALIA E LE RIFORME - Prodi aveva esordito parlando di «crisi politica ed esprimendo solidarietà a Clemente Mastella, «contro le strumentalizzazioni e gli opportunismi che si sono prodotti nei suoi confronti». «Sono qui al Senato per rispettare e applicare la Costituzione con lo spirito dei padri costituenti. La Carta non prevede infatti la prassi delle crisi extraparlamentari, e neanche quella delle mozioni di sfiducia individuali a un ministro. Vi chiedo di giudicare il lavoro dell’esecutivo con senso di responsabilità - ha detto Prodi -. Il Paese ha urgente bisogno di riforme, corre dei rischi per il grave ritardo in cui si trova. Ribadisco il mio impegno affinché non si vada a un voto che condanna il Paese all’ingovernabilità. Chiedo un voto motivato, nessuno può sottrarsi nel dovere di dire quale altra maggioranza chiede al posto di quella attuale». Successivamente nelle repliche agli interventi, prima delle dichiarazioni di voto, il premier si era poi definito «coerente e non testardo» per la scelta di essere in aula a confrontarsi con i senatori. E aveva poi definito «fango sulla democrazia» tutte le ricostruzioni che parlavano di compravendite di voti e ricatti per cercare di ottenere una nuova maggioranza.

UDEUR SPACCATA - Ma è stato l’Udeur il protagonista della giornata. Fuori e dentro l’Aula si è consumata la spaccatura del partito, anche se il suo leader Mastella fino all’ultimo ha cercato di non ammetterla: «Non c’è nessuna spaccatura nel mio partito. Come vedete siamo tutti qui tranne uno» (ma i senatori dell’Udeur sono in tutto tre, ndr) aveva detto Clemente Mastella dopo una riunione con i suoi in un ristorante vicino a Palazzo Madama, spiegando che chi non avrebbe votato contro Prodi sarebbe stato espulso. Pochi minuti dopo, però, il senatore Nuccio Cusumano aveva annunciato il suo voto a favore di Prodi e tra i banchi era scoppiato il finimondo. Al grido di «pezzo di merda, pagliaccio, venduto» il capogruppo Tommaso Barbato era corso in aula mentre dal video stava ascoltando la dichiarazione di voto del collega di partito e con le mani aveva mimato una pistola. Al termine del suo discorso e dopo l’attacco di Barbato, Cusumano si era sentito male ed era stato portato via in barella. Al suo indirizzo dai banchi dell’opposizione erano arrivati anche altri pesanti insulti. I commessi erano poi intervenuti per allontanare Barbato dall’Aula e la seduta era stata sospesa.. In mattinata anche Mastella aveva avuto un malore e per questo era stato accompagnato a Roma da un medico.

LE POSIZIONI - Fin dalle dichiarazioni di voto si era comunque capito che Prodi non ce l’avrebbe fatta. Come da previsione, i senatori del centrodestra avevano annunciato i loro voti contrari. Domenico Fisichella, ex An eletto nelle fila della Margherita, aveva invece annunciato che probabilmente non avrebbe partecipato al voto, cosa che poi non è avvenuta, dato che alla fine ha votato no.

E anche due (ora ex) alleati del governo, il leader dei liberaldemocratici Lamberto Dini (che ha votato no) e il suo compagno di partito Giuseppe Scalera (che si è astenuto, cosa che è equiparata al voto negativo in Senato) avevano annunciato il loro voto contrario.

MASTELLA - Grande attenzione per la dichiarazione di voto di Mastella che aveva esordito con una poesia di Pablo Neruda «Lentamente muore...» per poi chiarire che per lui la maggioranza non c’era più. «Dico no con molta fermezza alla fiducia» aveva spiegato Mastella che poi rivolgendosi a Prodi aveva aggiunto «Lei non può far finta che non sia successo nulla. Bisogna esigere rispetto dalla magistratura».

Le parole di Mastella erano profetiche. Poco dopo il no del Senato sanciva la fine del secondo governo Prodi.

* Corriere della Sera, 24 gennaio 2008



-  Governo Prodi battuto al Senato 161 no contro 156 favorevoli
-  Tre gli assenti e un astenuto
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Sulla carta, il no sembra già scritto. Ma sono troppe ancora le incognite per dare tutto per scontato. Romano Prodi lo sa, ma ha deciso comunque di andare fino in fondo: «Chiedo la fiducia - ha detto nella sua replica alle dichiarazioni di voto a Palazzo Madama - non si fugge dal giudizio del popolo». La conta che impazza a poche ore dal voto del Senato - inizierà attorno alle 20, ma l’esito di conoscerà verso le 21.30 - vede 158 favorevoli (151 dell’Unione, compresi Nuccio Cusumano , Natale D’Amico più sei dei senatori a vita) e 160 contrari (156 del centrodestra più i no annunciati di Franco Turigliatto, Dini, Mastella e Barbato). Si asterrà il liberal democratico Scalera (ma è come se votasse contro), mentre Domenico Fisichella non ha ancora definitivamente sciolto la sua riserva. Quasi sicuramente assenti in Aula, Luigi Pallaro e il senatore a vita Sergio Pininfarina.

Ma al di là delle sorti del governo, giovedì è stata la giornata della tragedia greca dell’Udeur: prima gli insulti e poi l’aggressione, con tanto di sputi e pugni, da parte del capogruppo dell’Udeur Barbato che gli grida «pezzo di merda». La “vittima” è il senatore Udeur Nuccio Cusumano che ha osato dichiarare il suo sì al voto di fiducia al Governo. Dopo l’assalto dei suoi compagni di partito Cusumano ha un malore e viene portato fuori dall’Aula. Resta da capire se riuscirà a partecipare al voto.

Per Mastella «è stato un tradimento atroce della persona in termini umani». Gli risponde a tono il ministro Di Pietro: «Invece di giustificare il suo tradimento del patto con gli elettori che lo hanno votato, Mastella cerca di buttare fango sugli altri». L’intervento dell’ex Guardasigilli a Palazzo Madama è tutto un crescendo di pathos: recita una poesia di Neruda, tutto per dire, alla fine che voterà no alla fiducia a Prodi. Ribadiscono la loro contrarietà al governo anche i diniani. Non cambia idea nemmeno Franco Turigliatto , il senatore ex-Prc passato a Sinistra Critica.

Il premier intanto invoca senso responsabilità: «L’Italia ci guarda, anche per questo bisogna essere all’altezza». «Abbiamo un urgente bisogno di riforme - aggiunge - Ho accolto e condiviso la sollecitazione del presidente della Repubblica affinché non si vada al voto con la legge elettorale attuale».

Nella giornata piena di imprevisti, rimbomba il silenzio di Walter Veltroni: doveva essere a Ravenna ai funerali del partigiano Boldrini, ma ha scelto di partecipare al Consiglio comunale a Roma., dove si discuteva della riqualificazione dello stadio Flaminio. Ora segue il dibattito, seduto nel loft.

* l’Unita, Pubblicato il: 23.01.08, Modificato il: 24.01.08 alle ore 20.50


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