Urbanistica, Architettura, Politica ...

"MA DOVE VIVI? LA CITTA’ RACCONTATA". Un lavoro e una lezione di Edoardo Salzano, nella recensione di Giorgio Todde - a cura di Federico La Sala

sabato 3 novembre 2007.
 


-  L’urbanistica non è roba da architetti.
-  Di chi? Chiedetelo a Lucrezio ed Engels

di Giorgio Todde

Recensione del libro “Ma dove vivi?”, di Edoardo Salzano, da Sardinews, mensile di informazione socioeconomica della Sardegna, anno VIII n. 10, ottobre 2007

Nel 1946 nel primo capitolo del suo “Modo di pensare l’urbanistica”, Charles Edouard Jeanneret, noto con il nome di Le Corbusier, riflettendo compiutamente sulla città moderna e su come essa sia malamente progettata e abitata, afferma che “c’erano già stati grandi urbanisti i quali non maneggiavano la matita ma le idee: Balzac, Fourier, Considérant, Proudhon”.

Nel libro recente di Edoardo Salzano, “Ma dove vivi?”, l’urbanistica converge verso la storia, la filosofia e la letteratura. Il testo si conclude con Lucrezio e il rapporto tra la natura e l’uomo che la vive, con la Manchester industriale, razionale e inumana descritta da Engels nel XIX secolo, la Napoli di Matilde Serao nella quale vince, sino dall’ottocento, la speculazione edilizia.

Il capo indiano Sealth, profeticamente e con profonda filosofia, vede la futura degenerazione del rapporto uomo “consumatore di risorse” e il mondo naturale che porta ovunque la traccia del divino, invisibile ai colonizzatori.

Questa necessità di una visione “universale” della città sentita da Edoardo Salzano, è evidente sin dall’incipit. Le prime pagine sono dedicate alla nascita della città. La storia che Salzano, nella foto, racconta incomincia con l’aggregazione umana e, attraverso una lunga parabola, l’Autore spiega la forma urbana di oggi.

Numerosi e in perfetta consequenzialità storica i riferimenti alla realtà italiana nella quale il consumo dei suoli è indirizzato dal predominio della sterile rendita su ogni altra economia. Sono proprio i meccanismi della storia, di quella grande e di quella piccola ( le vicende di tangentopoli, le ingerenze della micropolitica, i disastri degli anni novanta), che guidano i capitoli del libro.

L’urbanistica, i meccanismi applicati ad un’azione essenziale e primaria qual è l’abitare i luoghi, spiegati attraverso la storia. Le planimetrie di Siena e di Lipsia medievali, insieme a tante altre tavole tutte dense di significato, servono a decifrare la contemporaneità sulla quale Salzano si concentra. L’oggi spiegato utilizzando il passato. Chi non possiede gli strumenti per comprendere la realtà soffre perché non ha altra possibilità che subirla.

Così l’Autore cerca di fornire al lettore i mezzi per comprendere. Anche quelli normativi, a partire dalla prima legge che dota le amministrazioni di uno strumento che è un punto di partenza, la legge 1150 dell’agosto del 1942. Da allora le città smettono, in Italia, di svilupparsi caso per caso e lo Stato detta le direttive attraverso i piani regolatori. Da qui l’Autore dipana un lineare racconto sulle cose, piccole e enormi, che molti cittadini vedono avvenire nelle proprie città, senza comprenderle, senza interrogarsi.

La divulgazione è un compito riservato ai “saggi” i quali possiedono la conoscenza in un grado così elevato da raggiungere la semplicità. “Ma dove vivi?” è, perfino nel titolo, uno sforzo di far ragionare chi non si fa domande sul dove vive, neppure quando, dice l’Autore, avverte la fatica e il peso di abitare in luoghi difficili, complessi e talvolta dolorosi come le nostre città. Un tentativo di far guardare chi non vede.

La divulgazione “alta” che Salzano opera felicemente, fa comprendere come l’Urbanistica non sia una specialità culturale riservata agli architetti (i quali praticano un artigianato e in casi rarissimi producono perfino arte ma non sono che una via possibile all’urbanistica ) ma è una conoscenza intricata che si regge su una serie di discipline, richiede la capacità di interpretare i luoghi e le società, una visione storica del mondo intorno ed esige, come nel caso di Lucrezio e di Capo Sealth, una filosofia che la sostenga.

Infine le riflessioni sulle condizioni di rischio ambientale planetario calate nelle realtà quotidiane, la qualità ambientale e l’insostenibilità di uno sviluppo ottusamente fondato sul pil. L’accenno ai princìpi latouchani sulla necessità di una decrescita di un meccanismo economico che invece tende alla crescita progressiva e inesorabile. La sostenibilità malignamente confusa con la tollerabilità e le conseguenze terribili di questa confusione. Il collegamento tra i grandi sistemi e la nostra città attuale, la città italiana e la fatica di abitarla, la fatica giornaliera di spostarsi dentro i nostri sistemi urbani. La dimostrazione di quanto una teoria economica entri nel nostro quotidiano e lo influenzi. Gli argomenti si susseguono rapidamente, sempre espressi con rigore e chiarezza esemplari.

Salzano trova perfino il tempo, in chiusura, di ipotizzare un’urbanistica salvifica la cui energia dovrebbe provenire dalla partecipazione di ognuno alla costruzione della città, spesso “pensata” e imposta dal cosiddetto “alto” della politica davanti al quale il cittadino debole sceglie la via del proprio “particolare” sul quale si concentra e dentro il quale si rinchiude. Non è un esercizio retorico rivolgersi ai giovani visto che in essi, se non altro per biologia, è contenuta l’energia sociale sulla quale l’Autore fonda la speranza di un contenimento armonico della crescita al posto dell’aggregazione di uomini e costruzioni chiamata città. Ai giovani è esplicitamente rivolto il libro, ma non solo. Anche il prezioso, accurato glossario è uno strumento ulteriore che l’Autore mette a disposizione del lettore giovane e non più giovane che si avvicina, magari per la prima volta, all’argomento.

L’Autore, l’abbiamo accennato, conclude con “l’urbanistica dei filosofi e degli scrittori” e il lettore chiude il libro con la convinzione che tutti dovremmo essere in possesso di una spinta naturale a riflettere sui luoghi che abitiamo, su come sono fatti e su come dovrebbero essere. Tutti dovremmo diventare urbanisti delle nostre città.

-  Edoardo Salzano
-  “Ma dove vivi?”
-  Edizioni Corte del Fondego
-  Venezia, 2007.


-  L’introduzione e
-  le conclusioni del nuovo libro
-  di Edoardo Salzano,
-  Ma dove vivi? La città raccontata,
-  Corte del fòntego, Venezia 2007, 14,90 €. a fine mese in libreria

Quarta di copertina

La città è la casa della società. Ma in che modo la società partecipa alla costruzione della sua casa? In che modo i cittadini esprimono la loro volontà sugli obiettivi, sulla priorità dei problemi, sulle soluzioni definite nei piani urbanistici?

L’obiettivo di questo libro è aiutare a comprendere la natura della città, le ragioni della crisi, gli strumenti disponibili per concorrere a trasformarla. L’urbanistica, un modo corretto di vivere e trasformare la città, non vince se non diventa un sapere diffuso, radicato fin dai primi gradi di apprendimento.

Da qui nasce l’esigenza di divulgare le ragioni dell’urbanistica e della pianificazione a un pubblico largo e soprattutto giovane. Da qui la scelta del titolo: ma dove vivete voi giovani e voi adulti che avete studiato ma conoscete poco delle cose trattate in questo libro che determinano la vostra vita e il vostro futuro?

Introduzione

Oggi consideriamo la città come il luogo "naturale" della vita dell’uomo. Secondo le statistiche ufficiali, la maggioranza della popolazione vive nelle città. In Italia la popolazione urbana è quasi il 68%, in Australia, Nuova Zelanda, Corea supera l’80%, nei Paesi Bassi, nel Regno Unito, in Germania, in Argentina e in Cile, si avvicina al 90% e raggiunge il 97% in Belgio.

Che cosa intendiamo quando parliamo di città? Le definizioni correnti si riferiscono essenzialmente a soglie quantitative: alla concentrazione in poco spazio di un numero alto di persone. A questa caratteristica corrispondono quantità altrettanto elevate di attività, di costruzioni nelle quali le persone abitano e lavorano, di relazioni materiali e immateriali tra le costruzioni, tra le persone e tra le attività.

In questo libro proporremo invece una definizione che ci consenta di cogliere, nella città attuale e nella sua crisi (nei disagi che essa provoca ai suoi abitanti) il punto di partenza di una sua possibile rinascita. Proporremo una definizione che della città interpreti la storia, il modo cioè in cui l’uomo l’ha inventata partendo da una condizione nomade, che ne individui l’anima e le regole che l’hanno resa (e possono renderla di nuovo) bella, ordinata, amica dei suoi abitanti. Ci riferiremo soprattutto alla città europea, perché siamo convinti che qui l’elaborazione di questa particolarissima creazione della civiltà umana abbia raggiunto storicamente il suo risultato più alto. E il nostro sguardo si soffermerà soprattutto su quella fase della storia della città europea nella quale la nascente borghesia, per affrancarsi dalle servitù feudali, promuoveva quei valori comuni che per la città, come argomenteremo, sono decisivi.

L’obiettivo essenziale di questo libro è aiutare chi vive nella città a comprenderla per concorrere a trasformarla; vi allude del resto il titolo, che è stato scelto dall’Editore prima ancora che il testo venisse scritto. Questa scelta spiega anche perchè non troverete in queste pagine nessuna completezza di trattazione; non è questo lo scopo di chi si è proposto di aprire un percorso e indicare alcune direzioni lungo le quali proseguire la ricerca, affidandosi all’intelligenza e al sentimento: solo così può nascere un sapere sufficiente a chi voglia essere, insieme, individuo e membro di una comunità larga e aperta. Il glossario, l’antologia e la piccola bibliografia ragionata, in appendice al testo, potranno aiutare il lettore a chiarire e ad approfondire gli argomenti trattati.

«Dove viviamo?»

Siamo individui e siamo membri di una comunità. L’individualità è la nostra prima natura: l’abbiamo espressa fin dalla nascita del genere umano. La socialità è la nostra seconda natura: l’abbiamo faticosamente acquisita nel crescere della civiltà umana. Se vogliamo che la città sia migliore di quella di oggi, quando ci occupiamo di essa dobbiamo esprimere la nostra seconda natura. Il primo passo da compiere è quindi sentirci cittadini: occuparci della nostra città (nel senso ampio di “territorio urbanizzato”) in quanto “bene comune”: poiché essa è un tutto organico, nel quale tutte le parti sono solidalmente legate tra loro. Non somma di interessi di individui, di famiglie e di gruppi, ma espressione di una comunità di cui noi siamo parte.

Ecco in che senso è necessario partecipare alle politiche di governo della città. Dobbiamo intervenire, valutare, proporre, e non lasciare che siano altri, sia pure eletti da noi, a decidere per nostro conto. Ma dobbiamo farlo esprimendo gli interessi di ciascuno di noi perché comuni. Per intervenire, valutare, proporre bisogna, prima, conoscere: conoscere la realtà nella quale viviamo, che è una realtà ampia, complessa, ricca di stratificazioni; conoscere i suoi problemi, che hanno anch’essi molte facce, molte cause, molte implicazioni; conoscere gli strumenti mediante i quali si può intervenire per cambiarla.

Ecco perché il titolo di questo libro: ma dove vivi, ragazza e ragazzo che hai già studiato tanto ma conosci poco delle cose trattate in questo libro, che determinano la tua vita e il tuo futuro, o almeno contribuiscono a determinarli? E tu, donna e uomo maturi che della vita conoscete tanto ma non vi siete mai chiesti perché proprio lì quella scuola o quell’ospedale, chi e quando e perché ha deciso di far costruire palazzi o fabbriche in quell’area o far passare quella strada, oppure ha stabilito che realizzare un megaponte o un’altra “grande opera” è più importante che collegare con una pista ciclabile e pedonale un quartiere alla scuola e al mercato e all’ambulatorio e al parco? Dove vivete?

La speranza dell’autore è che quanto esposto in questo libro con un linguaggio che ci si è sforzati di rendere semplice, senza negare la complessità delle cose, vi aiuti a rispondere a questa domanda. E a diventare cittadini che agiscono con efficacia per migliorare il “bene comune” nel quale vivete e che è anche a voi affidato.


Sul tema, nel sito, si cfr.:

POLITICA E URBANISTICA. ROMA E I "SETTE COLLI": LO SCEMPIO DEL “TERRITORIO” E LE “CAMERE” SGARRUPATE!!! L’allarme dell’Accademia dei Lincei. A "Lucio Camurzio Punico" e al prof. Giovanni Garbini, un ringraziamento e un omaggio


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