Dio è amore ("charitas"), non caro-prezzo ("caritas") né "mammona"!!! Il teologo Ratzinger scrive da papa l’enciclica "Deus caritas est" (2006) e, ancora oggi, nessuno ne sollecita la correzione del titolo. Che lapsus!!! O, meglio, che progetto!!!

TEMPI NUOVI PER L’AVVENIRE DELLA CHIESA. Gianfranco Ravasi "rompe" gli indugi e prende le "distanze" dal Dio "caritas" e in accordo con Chateaubriand dichiara: «la vera felicità costa poco; se è cara, non è di buona qualità»!!! - a cura di Federico La Sala

MONSIGNOR RAVASI, MA NON E’ POSSIBILE FARE CHIAREZZA? DIO E’ AMORE ("Charitas") O MAMMONA ("Caritas")?! Ha dimenticato l’esortazione di Papa Wojtyla ("Se mi sbalio, mi coriggerete")?!
sabato 14 luglio 2007.
 



MATTUTINO

GIOIA IN GOLA

di G. Ravasi *

La bambina che va sotto gli alberi / non ha che il peso della treccia / un fil di canto in gola. / Canta sola / e salta per la strada: ché non sa / che mai bene più grande non avrà / di quel po’ d’oro vivo per le spalle, / di quella gioia in gola.

Leggete con calma questi versi durante la quiete del sabato estivo. Provate a immaginare la scena: sotto l’ombra degli alberi una bambina canta e balla lievemente, mentre sulle sue spalle ondeggia la treccia d’oro dei suoi capelli biondi. È un’immagine di bellezza, di dolcezza, di innocenza, capace di purificare il nostro sguardo sporcato da tante figure truci, oscene, cupe che ci imbandisce costantemente il televisore. A "dipingere" poeticamente questa scena è un nostro finissimo poeta, il ligure Camillo Sbarbaro (1888-1967). È curioso ricordare che egli era un erborista di fama internazionale, grande esperto in licheni, e quindi proteso a esaltare il mistero e l’armonia della natura, anche nei suoi segni minimi.

Io, però, vorrei sottolineare di quei versi solo la finale: in essa si dichiara quale sia la vera felicità. Basta soltanto possedere e godere un po’ di bellezza semplice e naturale come lo è la capigliatura bionda di quella piccina e soprattutto avere «un fil di canto» e di «gioia in gola». Noi, invece, cerchiamo la felicità nell’eccesso, nella moltiplicazione del godimento e del possesso, mentre essa è celata come una perla in una modesta custodia, ossia nella semplicità e nella purezza di cuore. Aveva ragione un importante autore francese, François-René de Chateaubriand, quando affermava che «la vera felicità costa poco; se è cara, non è di buona qualità». Ritroviamo anche noi la limpidità, la lievità interiore, la luminosità serena e gusteremo la vera gioia.

Gianfranco Ravasi

-  Mattutino

-  a cura di G. Ravasi

-  Avvenire, 30 Giugno 2007



Sul tema, nel sito, si cfr.:

"Deus caritas est": la verità recintata!!! Caro BENEDETTO XVI ... Messa in latino? Ma quale latino?! Faccia come insegna CONFUCIO: provveda a RETTIFICARE I NOMI. Segua FRANCESCO !!! E ri-mediti sulla ’sollecitazione’ ( Un "Goj") di Luigi Pirandello ... a Benedetto XV.

"TERRORISMO" VATICANO!!! PERSA LA MEMORIA DELLA "H" E DI SAN GIUSEPPE, I FIGLI DI "MAMMASANTISSIMA" E DI "MAMMONA" ("CARITAS)" SI PREPARANO ALLA MOBILITAZIONE TOTALE CONTRO I "DICO" - E NON SOLO!!! DOPO BAGNASCO, A GUBBIO IL SEGRETARIO DELLA CEI E’ ANDATO OLTRE OGNI LIMITE. IL LUPO E LO STESSO FRANCESCO ... SI SONO SVEGLIATI!!! Una nota allarmata e allarmante di Chiara Saraceno


CONTRO L’AVARIZIA, LA CUPIDIGIA E LA CUPIDITA’, LA LUSSURIA, E IL CARO-PREZZO ("CARITAS"), LO "SPIRITO DELLE LEGGI" - E LO SPIRITO DELLA LEGGE (DEL "GRANDE COMADAMENTO" EVANGELICO): L’AMORE (CHARITAS) DI SE’ E DEL PROSSIMO!!!(fls)

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LA LUSSURIA

di G. Ravasi *

La lussuria è come l’avarizia: aumenta la propria sete con l’acquisizione del tesoro agognato.

Ho ormai finito e consegnato all’editore il libro che ho voluto dedicare ai vizi, dopo essermi in passato consacrato a parlare delle virtù. Quasi inconsciamente ho compiuto anch’io un eccesso: il volume sui peccati sarà lungo il triplo di quello sulle virtù morali. Sì, il vizio ama e vive di eccesso e questa sfrenatezza paradossalmente non cancella ma stimola la fame. Basterebbe sfogliare anche solo un freddo manuale di psicopatia sessuale per rimanere sconcertati di fronte a uno spettro così inesauribile di perversioni. Ha, perciò, ragione il celebre barone di Montesquieu (1689-1755), sì, quello dello Spirito delle leggi, quando instaura questo parallelo tra impudicizia e avarizia. Il piacere non si sazia mai e continua a crescere quanto più lo soddisfi, in una sorta di famelicità animalesca.

Eppure non è del tutto vera questa pur indubitabile considerazione. La moltiplicazione degli atti sessuali, l’esasperazione del nudo in televisione, la volgarità galoppante nel linguaggio e nel comportamento non solo spesso creano noia ma fanno cadere il desiderio fino a quasi estinguerlo, creando fenomeni di saturazione o di impotenza. Alla fine, a furia di trasgredire, non rimane che il vuoto ed è per questo che torna di moda persino la castità (naturalmente non con tutti i valori simbolici e interiori che la tradizione autentica cristiana le assegna). Bisogna, allora, ritornare a insegnare, a comprendere e a vivere la genuina sessualità che, nella persona umana, non può essere sperimentata in pienezza se non s’intreccia con la tenerezza, il sentimento, la passione e soprattutto l’amore.

Gianfranco Ravasi

-  MATTUTINO

-  a cura di G. Ravasi

* Avvenire, 14 Luglio 2007


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