Darfur, il dramma ha la voce dei bimbi
la canzone triste del piccolo Adam *
Audio. Profugo a soli 12 anni e un futuro senza certezza. Questa canzone è stata registrata da una volontaria di Medici Senza Frontiere. Adam chiese alla ragazza di poter cantare e, intonò questo brano che racconta la voglia di speranza dell’infanzia negata
(18 giugno 2007)
Adam è un bambino del Darfur di 12 anni. I ricordi di un’infanzia segnata da guerre e fame racchiuse nelle parole e nella musica di questa canzone
Da quando il conflitto ha distrutto il suo villaggio si è rifugiato nel campo di Muhajariya. Nonostante la grande voglia di imparare ha frequentato la scuola solo sporadicamente a causa della guerra e dei continui spostamenti.
Questa canzone è stata registrata da una volontaria di Medici Senza Frontiere durante un incontro di educazione alla salute: Adam chiese alla ragazza di poter cantare e, una volta finita la sua canzone, si è seduto con la testa tra le gambe incurante degli applausi.
(GRAZIE A MEDICI SENZA FRONTIERE)
* la Repubblica,19.06.2007.
Al tribunale speciale 500 testimonianze "visive" di piccoli sopravvissuti
Arriveranno alla Corte penale internazionale dai campi profughi del Ciad
Nei disegni dei bimbni del Darfur
le prove dell’orrore del genocidio
"Una ricostruzione quasi fotografica dei massacri visti da occhi incolpevoli"
Servono a smentire la tesi del governo sudanese che nega ogni responsabilità *
Bombe contro i civili, fosse comuni, decapitazioni, villaggi incendiati o distrutti, i sudanesi che attaccano con tank ed elicotteri e la popolazione che si difende con le frecce. Questo hanno visto i bambini del Darfur, e questo hanno raccontato in 500 disegni quelli tra loro che sono riusciti a fuggire e a trovare rifugio nei campi profughi del Ciad.
Adesso questi disegni saranno consegnati alla Corte penale internazionale che accusa il ministro degli Affari umanitari sudanese, Ahmed Muhammed Harun, e uno dei leader delle milizie janjaweed, Ali Mohammed Ali Abd-al-Rahman, di crimini di guerra.
Dai fogli e dalle matite colorate distribuiti ai bambini per distrarli mentre le loro madri venivano intervistate sulle atrocità che avevano visto durante la guerra è emersa una "prova", tanto involontaria quanto significativa del genocidio. Almeno questa è la speranza della organizzazione non governativa Waging peace che ha raccolto i disegni dei piccoli e li consegnerà alla Corte. "I bambini hanno fornito una registrazione fotografica", ha detto Rebecca Tinsley, direttore dell’organizzazione. "Quanto emerge dalle immagini supporta quello che sappiamo che sta accadendo in Darfur e contraddice quello che afferma il governo sudanese".
* la Repubblica, 3 agosto 2007
IL COMPLICATO PROCESSO DI PACE
Darfur, arabi nelle terre degli africani
"La pulizia etnica sarà irreversibile"
L’ Onu parla di 30.000 arabi provenienti da Ciad e Niger
ROMA. Oltre 30.000 arabi provenienti da Ciad e Niger hanno attraversto negli ultimi due mesi il confine con la regione sudanese del Darfur, carichi dei loro beni e con i loro greggi al seguito, per insediarsi nei villaggi abbandonati negli ultimi anni di guerra dalle tribù africane. Stando a un rapporto interno dell’Onu, ottenuto dall’Independent, si tratta di uno spostamento «senza precedenti», in una regione dove gli arabi sono pastori nomadi in continua ricerca di nuovi pascoli, che potrebbe avvalorare la tesi di quanti ritengono che il governo di Khartoum stia cercando di ripopolare l’area. Soprattutto in vista delle elezioni in programma tra due anni.
Un funzionario dell’Onu ha parlato di un processo «apparentemente ben programmato», sottolineando che si tratta di un trasferimento «molto consistente». «Non abbiamo mai visto così tante persone arrivare finora nel Darfur occidentale», ha aggiunto. L’Alto commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr) ha inviato alla fine di maggio una propria squadra al confine con il Ciad per intervistare i nuovi arrivati e stabilire se si trattasse di persone in fuga dai combattimenti in corso nel paese vicino. Ma sono stati pochi quelli che hanno chiesto assistenza. «La maggior parte di loro sono stati sistemati dagli arabi sudanesi negli ex villaggi degli sfollati e più o meno invitati a rimanere», ha detto un funzionario Onu. I nuovi arrivati hanno anche ricevuto cittadinanza e documenti d’identità sudanesi.
Il documento dimostra che il governo di Khartoum «sta cinicamente cercando di cambiare l’aspetto demografico dell’intera regione», ha commentato il direttore dell’ong Aegis Trust, James Smith. «La pulizia etnica sarà irreversibile se viene consolidata dalla ripopolazione delle terre - ha aggiunto - il processo di pace andrà in frantumi». Secondo altre agenzie umanitarie, un simile ripopolamento sarebbe in corso anche nel Darfur del Sud, dove gli arabi vengono presentati come «sfollati che rientrano».
Prima che scoppiasse la guerra, nel febbraio 2003, il Darfur era abitato da 7 milioni di persone, appartenenti soprattutto alle tribù africane di Fur, Zaghalit e Marsalit. Letteralmente Darfur significa «terra dei Fur». Furono le tribù africane a imbracciare le armi contro il governo arabo di Khartoum per rivendicare una maggiore partecipazione al governo del paese e una più equa distribuzione della ricchezza nazionale, da investire nello sviluppo della regione. Da allora, circa 2,5 milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case in seguito agli attacchi lanciati dall’esercito sudanese, coperto dall’aviazione, e dalla milizie arabe note come Janjeweed. Un altro milione e mezzo di persone sopravvive grazie agli aiuti delle agenzie umanitarie.
Alcuni diplomatici temono che se effettivamente Khartoum sta cercando di ripopolare la regione con gli arabi provenienti dai paesi vicini, i ribelli potrebbero lanciare nuove offensive volte a cacciarli dalla loro terra. «Si rischia una situazione esplosiva - ha detto un diplomatico occidentale - una situazione molto seria». Oltre ai 30.000 accertati dall’Onu, nella regione sudanese si parla di altri 45.000 arabi arrivati dal Niger. Numeri che potrebbero garantire al Presidente sudanese Omar al Bashir, salito al potere nel 1989 con un colpo di stato, la conferma alla guida dello stato. Stando a indagini elettorali, al momento nessun partito otterrebbe infatti la maggioranza.
* la Stampa, 14/7/2007 (10:21)