Da qualche tempo stiamo valutando la possibilità di impegnarci nell’ambito del turismo sostenibile creando il così detto albergo diffuso. Per albergo diffuso intendiamo, il recupero di vecchi edifici rurali abbandonati a se stessi ubicati nel nostro centro storico e trasformarli in alberghi "alternativi" ridando così vita ad un paese dal destino ormai segnato. Creare attività nel nostro piccolo centro significherebbe ridare dignità ad un paese dalle grandi potenzialità mai struttate. Nelle varie leggi di finanziamento consultate, abbiamo trovato enormi difficoltà nel garantire il capitale non finanziabile e non mutuabile in quanto sembra (a nostro avviso) che gli aiuti comunitari, nazionali o regionali, siano forse fatti per persone che hanno già dei capitali da investire e non per ragazzi della mia età che hanno buone idee e che guardano le cose con gli occhi dell’intelligenza. Con questo non vogliamo insinuare nulla, però un dubbio ci tormenta? Chi fa le leggi conosce veramente la realtà italiana e sopratutto la realtà delle regioni del sud Italia? Anni di politiche errate hanno dato spazio a centri siderurgici, zone industriali, insediamenti produttivi (il più delle volte mal gestiti o mai aperti che solo col passare del tempo si è realmente capito a cosa sono realmente serviti...) hanno costretto molti giovani a lasciare la Calabria per trovare lavoro al nord Italia Basta leggere un qualsiasi quotidiano locale per trovare sempre la stessa notizia "truffa alla legge 488" questo va ormai avanti da anni. In Calabria con i contributi della 488 in molti fanno altro... Allora è un cane che si morde la coda, chi non ha soldi ha solo la possibilità di sognare e leggere il giornale? Quale soluzione ci suggerisce? Di associarci con gli usurai o la malavita organizzata. Le leggi per lo sviluppo del meridione devono essere finalizzate "allo sviluppo del meridione" e non alla gente che usufruisce della legge e dei finanziamenti a fondo perduto per poi non creare occupazione e sviluppo. La nostra idea è molto innovativa pensiamo di far conciliare il territorio con uno sviluppo ecocompatibile e pensiamo di occupare ragazzi e perchè no extracomunitari anziani, categorie protette, senza il fatidico scambio di voti o di favoritismi, pensiamo di creare un modo di pensare migliore e perchè no un mondo migliore dove i nostri figli avranno la possibilità di studiare e istruirsi oppure lavorare, cosa hanno in più i ragazzi del nord? Che questa scelta hanno potuto farla a priori, non a caso le regioni del sud hanno un alto tasso altissimo di laureati e diplomati, non perchè siano più intelligenti o portati per lo studio, ma perchè è l’unica alternativa alla disoccupazione. Le leggi per lo sviluppo del meridione devono essere finalizzate "allo sviluppo del meridione" e non alla tasche di alcuni “prenditori” che usufruiscono delle leggi e dei finanziamenti per poi non creare occupazione e sviluppo. Ci scusiamo per il tempo che Vi abbiamo rubato, ma siamo convinti che questa lamentela sia la lamentela di una parte di italiani che non vogliono essere considerati "parassiti" che aspettano la manna dal cielo che possa dar loro una mano. Ci auguriamo veramente che la situazione migliori, noi chiediamo solo un’opportunità. (La vita non si svolge solo nelle tangenziali delle grandi città).
Cordiali saluti
Franco Roppo Valente
Mario Runco
Cleto (CS)
Non solo mare, scegli la vacanza ‘verde’
Dal trekking al soggiorno nell’albergo diffuso: come viaggiare in maniera sostenibile senza inquinare l’ambiente. Ritrova la pace in montagna, in fattoria prendi una pausa dalla tecnologia
di Ilaria Ragozzino (Cronache di Il quotidiano indipendente, 31 Luglio 2021)
Non solo mare, quest’anno liberiamo la fantasia e programmiamo le nostre vacanze in maniera ecologica scegliendo le mete alternative alla classica spiaggia. C’è solo l’imbarazzo della scelta, l’importante e orientarsi sulla logica del rispetto del pianeta. Tanto per cominciare pensiamo bene al mezzo che usiamo per spostarci. Viaggiare può costare molto all’ambiente. Dobbiamo pensare che ogni chilometro che facciamo, per raggiungere la nostra meta, aumenta di fatto l’impronta ambientale che ci lasciamo dietro innalzando il livello di inquinamento nel mondo. Il treno è senza dubbio il mezzo di trasporto amico dell’ambiente. Produce soli 44 grammi di CO2 per chilometro percorso: navi e aereo a parità di tratta inquinano fino al 91% in più. Se proprio non possiamo rinunciare all’aereo per raggiungere a nostra destinazione cerchiamo di ridurre il numero di scali. Sebbene sia più costoso, volare senza scalo riduce la quantità di carbonio emessa dall’aereo effettuando meno decolli e atterraggi.
VACANZE IN MONTAGNA
Un’ottima alternativa ecologica alle vacanze in spiaggia è la montagna, da vivere ovviamente nel rispetto dell’ambiente. Scegliere la montagna significa allontanarsi dall’inquinamento e dal caos per ristabilire il contatto con la natura e muoversi senza inquinare, facendo lunghe passeggiate, spostandosi in bici, o anche muovendosi a cavallo. Questa meta ha anche da offrire dell’ottimo cibo a chilometro zero: salumi, formaggi, verdure e erbe aromatiche. Un vero tesoro anche per i nostri sensi.
TREKKING L’alternativa più ecologica in assoluto è muoversi a piedi. Scegliere il trekking è un modo per trascorrere le vacanze viaggiando sempre, senza inquinare con i mezzi di trasporto. Sicuramente per questa tipologia di vacanza il viaggio è più importante della meta. Il trekking è uno dei modi migliori per scoprire la natura e regala benefici fisici e psicologici concreti, influendo sulla nostra forma e sull’umore. Quando facciamo trekking ricordiamo di rispettare le regole: non accendiamo fuochi, non alteriamo l’ecosistema portando a casa inutili ‘souvenir’ naturali come rami, pietre e foglie e non lasciamo ricordi spiacevoli come plastica e altri rifiuti.
ALBERGO DIFFUSO
Un modo per viaggiare in maniera green riscoprendo i borghi è scegliere di pernottare in un albergo diffuso. Si tratta di un’impresa ricettiva alberghiera situata in un borgo, formata da più case, preesistenti e vicine fra loro, con gestione unitaria e in grado di fornire servizi alberghieri a tutti gli ospiti. Molte di queste strutture sono nate con l’intento di riportare alla vita abitazioni abbandonate per rivitalizzare il tessuto sociale e le tipicità locali che altrimenti andrebbero perdute. Questa forma ricettiva permette di offrire un servizio alberghiero completo, unendo potenzialità già presenti nel territorio, senza dover ricorrere alla creazione di una struttura apposita che le raccolga in un unico edificio. In Italia l’albergo diffuso è una soluzione che incontra sempre più favori, soprattutto in piccoli centri, in virtù del fatto che contribuisce a coniugare il mantenimento e la valorizzazione dell’esistente, con lo sfruttamento turistico degli stessi luoghi, con particolare riferimento ai centri storici.
AGRITURISMO E FATTORIA
Un’altra ottima soluzione ecologica è la vacanza in agriturismo o, meglio ancora, in fattoria. L’agriturismo è una forma di turismo nella quale il turista è ospitato presso un’azienda agricola. Grazie a questo tipo di vacanza si vive uno stretto contatto con la natura, partecipando in maniera attiva alle attività dell’azienda che ospita. Dalla vita nei campi all’allevamento, dal pascolo alla mungitura. Si può partecipare alla raccolta di frutta e verdura, occuparsi degli animali, e infine cibarsi dei prodotti della terra e della stalla, recuperando un’alimentazione più sana, genuina ed equilibrata. Insomma un modo per abbandonare la tecnologia sfrenata e recuperare il lavoro manuale.
Albergo Diffuso: il caso di Lovere. Tesi di Laurea di Novella Besozzi *
Il presente lavoro nasce dal tentativo di dare interpretazione agli effetti dinamici prodotti nel settore turistico dall’innovazione ricettiva espressa dall’Albergo Diffuso, rivelandone la validità come strumento sostenibile di sviluppo territoriale nonché alternativa turistica dal ricco contenuto esperienziale, specialmente a vantaggio di località periferiche e centri minori lasciati al margine delle rotte turistiche più battute.
La realtà del borgo lombardo preso in analisi ha dimostrato che la generazione di valore e la sostenibilità rappresentano variabili interconnesse con effetti positivi sulla competitività della destinazione a livello nazionale ed internazionale. La fase iniziale della ricerca, di natura qualitativa, ha permesso di consolidare e approfondire, attraverso il confronto con gli interlocutori istituzionali di riferimento, le basi teoriche acquisite dalla letteratura, recependo l’immagine di una struttura che, fisicamente distribuita seguendo un filo orizzontale tra le vie del centro storico del paese, attraverso la promozione del patrimonio umano, culturale e natur alistico locale, intende offrire al visitatore l’esperienza di condividere lo stile di vita e le tradizioni del luogo.
Gli aspetti caratterizzanti l’offerta dell’Albergo Diffuso Torre Soca, emersi in fase d’intervista, hanno confermato i fondamenti teorici illustrati (Dall’Ara, 2015) ed evidenziato il rapporto sinergico che l’albergo è in grado di innescare con il piccolo borgo di origini medievali e la sua comunità, esercitando un’influenza significativa sull’attrattività turistica di un’area territoriale da tempo esposta a difficoltà demografiche e scarsa vitalità economica: il valore della proposta risiede nella conservata autenticità del contesto territoriale in cui è dislocata la struttura che, lontano da fenomeni di massa preconfezionati, sembra favorire lo sviluppo di relazioni tra turista e residenti. La ricerca di esperienzialità della nuova generazione turistica è tuttavia soddisfatta, secondo il management del Torre Soca, solo conferendo un ruolo attivo e protagonista al visitatore che, in quanto emotivamente coinvolto nella vacanza-esperienza, ne esce personalmente arricchito.
I punti di forza dell’Albergo Diffuso di Lovere che l’intervista ha messo in risalto sono stati tradotti, nella seconda fase del lavoro, in variabili oggetto di misurazione attraverso la somministrazione di un questionario agli ospiti in soggiorno durante il periodo d’indagine, con l’obiettivo di verificare la corrispondenza della percezione turistica dell’esperienza di vacanza alla filosofia ospitale presentata.
I risultati ottenuti hanno confermato i punti virtuosi alla base del modello, specialmente avvalorando il contatto con il territorio nel suo pieno rispetto e la preservata autenticità del borgo, integrato nel tessuto sociale e culturale locale, capace di infondere nell’ospite la sensazione di “sentirsi come a casa”, collocata al primo posto della scala d’importanza tra le prerogative attese dall’esperienza di viaggio.
L’atmosfera autentica di Lovere, selezionata come variabile di maggiore influenza emozionale, è avvertita in ogni aspetto della vacanza: infatti, pur concentrata in un arco di tempo limitato, più della metà degli ospiti afferma di poter paragonare l’esperienza vissuta a quella di un «residente temporaneo» (Dall’Ara, 2015) per l’elevato grado di condivisione e interazione territoriale.
Nella realtà analizzata, lo studio condotto sancisce l’Albergo Diffuso come innovativo strumento strategico dal forte valore esperienziale ed emozionale, in difesa della storia e della cultura locale, con conseguenti risvolti sull’attrattività dell’area come destinazione. Come i dati attestano, si tratta di una proposta turistica particolarmente aderente alle esigenze e al gusto del segmento di nicchia dei viaggiatori «permeabili» (Canestrini, 2004), rappresentativo di una domanda informata ed evoluta, generalmente di categoria sociale medio-alta, indipendente e smart nella scelta e nella progettazione del tempo di vacanza.
Grazie al contributo di questo lavoro è stato possibile verificare sul campo la reale attinenza dell’Albergo Diffuso al concept del modello originariamente ideato e misurarne l’autenticità quale valida strategia esperienziale sulla base delle opinioni espresse dal segmento turistico attratto, limitando l’analisi alla sola struttura del borgo di Lovere. Il principale limite della ricerca, infatti, considerata la natura dello studio e la complessità della situazione contingente derivante dagli effetti della pandemia Covid-19, è correlato alla valutazione di un’unica struttura alberghiera.
Gli sviluppi futuri, sulla base dei dati ottenuti, potranno essere estesi ad ulteriori alberghi orizzontali al fine di rafforzare (o eventualmente confutare) quanto il caso Torre Soca ha riscontrato, tenendo sempre in considerazione che il connubio impresa-territorio costituisce un unico prodotto da gestire secondo una logica integrata.
* Tesi presentata da Novella Besozzi discussa nel mese di luglio 2020 presso l’Università degli Studi di Verona nel corso magistrale di Lingue per la Comunicazione Turistica e Commerciale (110 e Lode, complimenti!)
*Fonte: Albergo Diffuso, 27 agosto 2020 (ripresa parziale).
Belmonte Calabro, da albergo diffuso al turismo ecosostenibile
Continua il successo del borgo in provincia di Cosenza, salvato da un gruppo di amici
di Ida Bini (Ansa, 11 aprile 2019)
BELMONTE CALABRO - La storia della rinascita del borgo di Belmonte Calabro, trasformato tre anni fa in un albergo diffuso e salvato dall’abbandono, sta facendo il giro del mondo: piace all’estero, soprattutto a inglesi e giapponesi che ne elogiano il modello di sviluppo turistico sostenibile del territorio. Oggi Belmonte Calabro, o Ecobelmonte, è il risultato dello sforzo e del coraggio di un gruppo di amici che dieci anni fa ha deciso di ridare vita al proprio borgo, arroccato su una collina di tufo davanti alla costa cosentina, e di salvarlo dall’abbandono. Senza fondi europei o statali ma solo con l’aiuto delle proprie forze e di un mutuo trentennale, i giovani calabresi hanno deciso di salvare il borgo medievale che rischiava il degrado e lo spopolamento, ristrutturando inizialmente due vecchie abitazioni secondo i principi della bioarchitettura per affittarle a turisti di passaggio. In seguito i giovani, che nel frattempo hanno fondato l’associazione A’ Praca, che nel dialetto locale indica la roccia dove sorge il paese, hanno recuperato altre 14 case nel centro storico. Il loro esempio, poi, è stato seguito dai compaesani che hanno messo a disposizione le proprie case disabitate da ristrutturare, coinvolgendo anche gli artigiani locali che hanno utilizzato materiali tipici del territorio per i lavori di ristrutturazione. Per far nascere definitivamente il borgo, anzi l’ecoborgo, sono stati costruiti due parcheggi per consentire ai visitatori di lasciare l’auto e di muoversi liberamente a piedi nel centro, lungo le viuzze strette e le ripide scalinate, tra le case addossate le une alle altre e le residenze signorili aperte su piccole piazzette con archi arabeggianti e giardini pensili. Con la rinascita del borgo hanno ripreso vita anche un orto, una piccola vigna, alcuni negozi di prodotti tipici, una trattoria, un piccolo museo dell’arte della filanda e, soprattutto, la memoria storica del borgo cosentino.
Così Ecobelmonte è diventato un albergo diffuso (www.ecovacanzebelmonte.it), un nuovo modello di ospitalità che promuove il turismo sostenibile con poco cemento e propone, più che un semplice soggiorno, un nuovo stile di vita: gli ospiti entrano in relazione con i residenti, diventandone per un po’ vicini di casa. I primi turisti a beneficiare di questo primo albergo diffuso in Calabria sono stati per lo più stranieri, soprattutto provenienti dal Nord Europa, ma Giuseppe Suriano, tra i primi fondatori del modello Ecobelmonte, è certo che il progetto avrà sempre più successo anche tra i connazionali. E non solo per l’economia locale, ma anche come modello turistico per molti altri borghi medievali in semiabbandono sparsi sul territorio italiano, che possono trasformare il proprio degrado in una risorsa economica.
Oggi Belmonte Calabro è diventato anche un’ottima base per scoprire il territorio, poco conosciuto, lungo itinerari artistici e naturalistici: dal parco marino “Scogli di Isca” alla vetta del monte Cocuzzo, a 1.541 metri sul livello del mare, tra alberi secolari che si affacciano sul Tirreno e che nelle giornate limpide guardano verso l’arcipelago delle Eolie. Sono tanti i percorsi e gli itinerari che si possono fare a piedi o in mountain bike; tra questi i più richiesti sono nel parco nazionale del Pollino, a Cosenza e lungo la costa dei cedri; tra i borghi dipinti o lungo i sentieri della fede e tra le vie del giusto alla scoperta delle prelibatezze locali, in particolare dei gustosi pomodori e dei famosi peperoncini.
L’albergo più bello? È “diffuso”
Il caso del Monteverdi Tuscany , a Castiglioncello del Trinoro (Siena)
di Maria Corbi (La Stampa, 12.05.2016)
Chiamalo se vuoi albergo diffuso, la verità è che dietro questa etichetta c’è un nuovo modo di fare vacanza, rispettoso della cultura del posto che ospita, della natura, della sua storia e delle tradizioni. Le camere e le strutture dell’hotel sono le case, i locali di meravigliosi borghi disabitati, abbandonati, o lasciati a loro stessi. E invece ecco che rinascono grazie al «turismo diffuso» e consapevole. E così capita anche i nipoti di chi è andato altrove a cercare lavoro ritornino qui, grazie al lavoro che si crea.
Un’idea nata nel Friuli devastato dal terremoto e dall’ingegno di alcuni studenti svizzeri del Politecnico di Zurigo che tra quelle macerie pensarono alla ricostruzione e a un nuovo modo di fare turismo. Chi arriva in questi luoghi ha l’impressione di essere un abitante autoctono e la consapevolezza di essere parte di un progetto sostenibile e green.
Tra questi villaggi/alberghi c’è «Monteverdi Tuscany», a Castiglioncello del Trinoro, piccolo borgo rurale sulla Francigena, la via che dal nord Europa portava i pellegrini a Roma e in Terrasanta. Sulle alture di Sarteano (Siena) e affacciate sulla Val d’Orcia, poche case di pietra, essenziali, aggrappate ai resti di una rocca medievale. Solo due le famiglie residenti rimaste. Mentre agli inizi del ’900 vivevano qui quasi 300 abitanti. Molti di questi nomi sono scolpiti sulle targhe commemorative, vittime innocenti di rappresaglie naziste, messe in atto per vendicarsi dei partigiani che si nascondevano tra i boschi . Poi l’emorragia di anime, qualcuno tornava qui per le vacanze. Ma il declino era veloce. Restauri casuali e approssimati rischiarono di stravolgerne l’anima. Un importante sito archeologico etrusco veniva usato come discarica, mentre alcuni edifici di pietra risalenti al XIII secolo erano ridotti quasi in macerie.
A salvarlo arriva un avvocato statunitense, Michael Cioffi, da sempre innamorato dell’Italia. L’incontro con Ilaria Miani, interior designer, cambia il destino del borgo. Un percorso non facile, come fa capire Bernard Touillon nelle immagini del libro Monteverdi. A iniziare dalle resistenze degli unici 8 abitanti del borgo che, all’inizio non volevano cedere a questa nuova visione, spaventati di vedere stravolgere il loro passato, la memoria del luogo. «Erano dubbiosi, non riuscivano a capire il progetto, immaginavano un resort che si imponesse sul borgo antico, ma questo non è stato», racconta Marco Passuello, brand manager di Monteverdi Tuscany. Mentre ora questi magnifici 8 accolgono e condividono la loro terra con gli ospiti di questo albergo speciale. Chiamatelo pure diffuso, se volete.
TURISMO CULTURALE, L’ITALIA IN CIMA AL MONDO PER AGRITURISMI E ALBERGHI DIFFUSI *
Buone notizie sul fronte del Turismo Culturale! L’Italia è in cima al mondo nel settore agriturismo con oltre 6 milioni presenze stimate nelle 21.744 strutture presenti lungo tutta la Penisola, con un aumento del 4,1%. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti in occasione dell’apertura della BIT, la Borsa Internazionale del Turismo (Bit) di Milano.
"L’Italia "- spiega la Coldiretti - "è l’unico Paese al mondo che puo’ contare su ben 871 parchi e aree naturali protette che coprono ben il 10 per cento del territorio 4.886 prodotti tradizionali censiti dalle regioni, 280 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario, 415 vini Doc/Docg e oltre 6.600 fattorie dove acquistare direttamente dagli agricoltori di Campagna Amica, senza dimenticare le centinaia di citta’ dell’olio, del vino, del pane ed i numerosi percorsi enogastronomici, feste e sagre di ogni tipo".
"La capacità di mantenere inalterate le tradizioni enogastronomiche nel tempo è "- continua Coldiretti - "la qualità piu’ apprezzata dagli ospiti degli agriturismi italiani che però hanno qualificato notevolmente la propria tradizionale offerta di alloggio e ristorazione con servizi innovativi per sportivi, nostalgici, curiosi e ambientalisti, come l’equitazione, il tiro con l’arco, il trekking o attività culturali come la visita di percorsi archeologici o naturalistici, ma anche corsi di cucina e wellness". (fonte comunicato stampa Coldiretti)
Non tutti sanno, inoltre, che un’altra fortunata e redditizia formula turistica, gli alberghi diffusi, sono una tipologia di offerta turistica nata in Italia e che sta prendendo piede nel Mediterraneo e non solo. Tra i suoi ideatori troviamo Giancarlo Dall’Ara, esperto di Marketing del Turismo, di cui pubblichiamo un estratto dell’intervista realizzata dal sito Tekneco.it:
Per chi non ne ha mai sentito parlare, cosa è un Albergo Diffuso?
È un albergo che non si costruisce “dal nulla” ma nasce mettendo in rete case pre-esistenti, disabitate, ma site in un borgo popolato, allo scopo di offrire agli ospiti tutti i servizi alberghieri. Alcune case vengono utilizzate come camere mentre una di esse diventa il luogo di accoglienza, con gli spazi comuni per gli ospiti e un punto ristoro. In altre parole un albergo diffuso non è una rete di B&B, non è una semplice sommatoria di case, ma un albergo orizzontale e sostenibile.
Quando è stata utilizzata per la prima volta l’espressione “albergo diffuso”?
Erano i primi anni ’80 ed ero in Carnia per un progetto di formazione e di sviluppo turistico. A quei tempi al termine “albergo diffuso” non corrispondeva una idea chiara relativa ad un modello di ospitalità originale e distinto dagli altri. In altre parole prima è nato il nome poi il modello e ciò è stato possibile grazie ad una riflessione sul significato della parola “albergo” nella storia dell’ospitalità italiana e ad una serie di esperienze e progetti nel Montefeltro e in Sardegna soprattutto. Non a caso è stata proprio la Sardegna, nel 1998, la prima regione italiana a disciplinare l’albergo diffuso come modello di ospitalità originale e distinto dagli altri, accogliendo una mia proposta, a seguito di un progetto di AD fatto a Bosa. Va chiarito che case sparse che accolgono turisti ci sono sempre state e, ovviamente, non solo in Italia, ma la formula di case che diventano camere e che, in rete, garantiscono agli ospiti tutti i servizi alberghieri, in un borgo vivo e non disabitato (che sarebbe un villaggio turistico), è tutta italiana e per essere realizzata richiede una legge ad hoc.
Perché è un tipo di turismo sostenibile?
Perché non si costruisce niente: le case tutt’al più sono recuperate senza essere stravolte, spesso utilizzando solo tecniche e materiali locali. In più ogni AD offre i prodotti del territorio ed è attento a non creare impatto sociale perché lavora su piccoli numeri, trasformando i turisti in residenti temporanei che vivono in case che non sono “separate”, ma si trovano in mezzo a quelle abitate dai residenti.
Può farci qualche esempio di borgo valorizzato dalla presenza di Albergo Diffuso?
Santulussurgiu in Sardegna, Comeglians in Friuli, il centro storico di Termoli in Molise, Portico di Romagna in provincia di Forlì, Scicli in Sicilia, Semproniano in Toscana, Castelvetere in Irpinia, Belmonte Calabro, e poi Cabras nel Sinis, per non parlare di Santo Stefano di Sessanio. In Italia ci sono un centinaio di alberghi diffusi che svolgono questo compito e ce ne sarebbero molti di più se le norme fossero semplificate.
È un modello esportato o esportabile all’estero?
Qualche anno fa abbiamo avviato un esperimento in Spagna, dove, pur in assenza di una normativa specifica, è partita una esperienza molto interessante. Da allora abbiamo verificato che, a certe condizioni, un AD può funzionare anche all’estero specie nei paesi del mediterraneo, Croazia in primis. Attualmente siamo molto impegnati a seguire progetti in Giappone, che ci sembra il paese con più vocazione all’AD al di fuori del mediterraneo.
La Dante ricorda ai Soci Tesserati che siamo convenzionati con Scicli Ospitalità Diffusa, un nuovo modo per vivere la città siciliana patrimonio dell’Unesco, cantata da Elio Vittorini come “la più bella città del mondo”, divenuta recentemente la Vigata cinematografica del Commissario Montalbano. Per Soci è prevista la riduzione del 10% sulle tariffe B.A.R. (...).
* La Dante, 12 Febbraio 2016 (ripresa parziale).
In Calabria debutta l’albergo diffuso
di Donata Marrazzo (Il Sole-24 Ore, 15 settembre 2015)
In Calabria l’innovazione fa breccia nel turismo: rianimata dalle presenze dei vacanzieri nella stagione estiva (+10%), la regione sperimenta nuovi modelli di ospitalità. Nel centro storico di Belmonte Calabro, sulla costa tirrenica, è nato il primo albergo diffuso.
Autorizzata nel 2013 (la normativa è regionale), la struttura ricettiva, composta da 14 abitazioni e 44 posti letto, ha trasformato il borgo abbandonato in un villaggio turistico alternativo, aperto tutto l’anno: “Tra novembre e dicembre riceveremo un gruppo di scandinavi, in questo periodo ospitiamo molti tedeschi, ma nei mesi estivi abbiamo fatto il pieno di argentini”, racconta Pino Suriano, l’imprenditore che con 1 milione di euro ha ristrutturato buona parte del centro storico. Un’operazione che valorizza il territorio, che funziona da presidio sociale e regala agli ospiti un’esperienza immersiva. E che è diventata un modello di sviluppo ecosostenibile, esportabile all’estero: un nuovo Made in Italy sostenuto dall’Adi, l’associazione nazionale alberghi diffusi che promuove la formula in nuovi mercati turistici (in Europa, negli Usa e anche in Asia).
Di ecoturismo e di ricettività sostenibile (nuove idee di impresa e nuove professionalità) si parlerà al Festival dell’ospitalità di Reggio Calabria, dal 2 al 4 ottobre a Palazzo Foti: organizzata da Evermind (network di professionisti - anche loro geograficamente “diffusi” - specializzati nella creazione di strategie digitali, lo sviluppo di software e la formazione per strutture ricettive), la manifestazione intende trasformare l’ospitalità “in momento di integrazione interculturale e di relazione umana appassionata”. Il fondatore è un ingegnere di 35 anni, Francesco Baiacca, che dopo aver creato a Roma il primo stoyhotel italiano (Villa Pirandello), è tornato il Calabria per rilanciare il turismo attraverso tecnologie, cultura e pratica di rete. Anche “Sorridi sei in Calabria, è un’iniziativa dal basso, rivolta agli operatori turistici: a luglio si sono ritrovati a Civita del Pollino ed è in programma un nuovo appuntamento. Dietro c’è il team di ViaggiArt, premiatissima start up cosentina nata per mappare in Italia i luoghi della cultura.
A Montalto Uffugo, in provincia di Cosenza, sta per nascere Home for creativity: nuovo modello abitativo che fonde co-housing, sharing economy ed entusiasmo creativo. L’idea è di Roberta Caruso, fresca di laurea in filosofia, intenzionata, insieme alla famiglia (madre avvocato, padre ingegnere), a costruire una comunità che condivida idee, progetti e vita autentica. Vista mozzafiato sulla Sila e la Valle del Creati dalle terrazze del casale. Le camere (e l’auto: vige il car sharing) possono essere prenotate sulla piattaforma francese BedyCasa. Gli ospiti sono considerati tutti home-manager.
Ma a scuotere il territorio calabrese e a stimolare forme di turismo alternativo è stato per primo il sindaco di Riace: nel 1998, quando era solo un consigliere di minoranza, Domenico Lucano ha accolto i naufraghi sbarcati sulla spiaggia dei Bronzi e li ha sistemati in paese. Un caso clamoroso che ha mobilitato antropologi, studiosi, artisti e registi: a Wim Wenders ha ispirato il cortometraggio Il volo. E’ così che è nato l’albergo diffuso di Riace: “Con un mutuo di 51mila euro erogato da Banca Etica siamo riusciti a intervenire su case chiuse da 40 anni, di proprietà di emigranti mai più tornati - racconta il sindaco - con il loro consenso, abbiamo rimesso a posto infissi e impianti, ospitando turisti solidali da tutto il mondo, desiderosi di partecipare alla nostra gestione dell’accoglienza ”. La Riace vecchia, quella che guarda la Costa dei Gelsomini, dove spiaggia e mare “sono liberi per chi entra e per chi arriva”, come si legge nei cartelli, è inaspettatamente rinata: l’intera comunità che rischiava lo spopolamento, la chiusura della scuola e la perdita di tutti i servizi, con le nuove strategie inclusive di un sindaco fuori dagli schemi ha rivitalizzato economia e turismo. Molto più dei celebratissimi Bronzi di Riace.
Riqualificazione e recupero dei borghi, l’albergo diffuso
di Daniele Spairani ( Lega della Terra, 22 maggio 2015)
Quando si parla di agricoltura, si è portati a pensare esclusivamente al mondo legato all’attività agricola ma, in realtà, il mondo dell’agricoltura è invece decisamente più vasto, e parlando di territorio, non si può prescindere da tutto ciò che risulta essere in sua difesa. Nel corso degli anni è risultato un errore fare, o tentare di fare, del paesaggio una scienza perchè non è interessante leggere l’ambiente o il territorio in termini scientifici, ma lo è in quanto contenitore di miti, sogni ed emozioni, in quanto accumulatore di metafore per capire le contraddizioni e i problemi del nostro tempo, e per queste sue qualità nel campo delle rappresentazioni e nel territorio dell’estetica diventa una componente necessaria per riprogettare il mondo in cui viviamo.
Ciò che dobbiamo fare oggi è reinventare “una scenografia del paesaggio con attori e non semplicemente con spettatori. Il paesaggio rurale che abbiamo perso per effetto della desertificazione delle campagne era un paesaggio di eventi della messa a coltura attraverso la vigna, il grano ecc.”. Questa storia di eventi è ben più importante di quella della città, ma noi l’abbiamo dimenticata.
Per questo motivo, la Lega della Terra vuole avviare un progetto di recupero degli antichi borghi rurali per creare una rete di Alberghi diffusi, una proposta che nasce con l’intento di offrire agli ospiti l’esperienza di vita di “una volta”, senza fargli mancare quei servizi necessari di accoglienza, assistenza e ristorazione.
Uno sviluppo, o meglio, un recupero del territorio che non crea alcun impatto ambientale perchè non sarà necessario costruire nulla, ma ci si limiterà al recupero di ciò che è già esistente.
Fondamentale per la buona riuscita del progetto, sarà la capacità di fungere da “presidio sociale” stimolando iniziative e coinvolgendo i produttori locali che diventerebbero la componente chiave dell’offerta. Un vero km 0 alla riscoperta di ciò che la nostra terra ci può offrire.
L’idea di Albergo Diffuso significa anche rispondere alle nuove esigenze dei viaggiatori e del turismo in generale attuando un modello di business innovativo.
Il turista di oggi, è sempre più portato a scegliere soggiorni brevi in luoghi che sappiano offrire quel “qualcosa in più” facendo la differenza e permettendogli di vivere un’esperienza unica nel suo genere. Non più un turismo basato solo sul “visitare”, ma incentrata soprattutto sul “vivere”, dove la promozione dei prodotti tipici locali, offrirà il vantaggio di valorizzare il territorio con un nuovo modello di sviluppo sostenibile, in grado anche di creare maggiori opportunità occupazionali. Questo sviluppo orizzontale totalmente diverso dai classici alberghi con struttura verticale, vede proprio nei produttori locali la componente chiave dell’offerta turistica proposta.
Dal momento che la buona riuscita del progetto dipenderà da molti fattori, non ultimo quello della scelta del luogo, l’idea è quella di offrire una serie di attrattive sul territorio che vanno dalla semplice riscoperta delle abitudini locali di un tempo, alla personalizzazione delle strutture ricettive attraverso concorsi di idee aperte ad artisti di qualunque provenienza.
Ovviamente l’intervento di recupero delle strutture esistenti, si baserà esclusivamente sul principio di architettura ecosostenibile in armonia con i sistemi naturali interessati, contraddistinti non solo da elementi oggettivi, fisici e scentificamente quantificabili, ma anche da fattori energetici non sempre oggettivamente misurabili, a volte semplicemente percepibili. Dovrà essere pensato in modo da risultare il più possibile compatibile con il sistema in cui si inserisce, secondo un concetto di “economia” non identificabile esclusivamente con il minor costo a breve termine.
La sensazione di cui dovranno godere gli ospiti, sarà quella un miglior stato di salute psicofisico attraverso l’impiego di materiali biocompatibili ed il raggiungimento di idonei livelli di confort termoigrometrico, acustico e visivo. Il concetto di edificio fine a sé stante, totalmente slegato dal contesto, deve lasciare il posto ad un sistema interattivo dinamico tra edificio ed ambiente, considerando le risorse come materiali fondamentali dell’architettura.
Daniele Spairani
Presidente Lega della Terra