[..] scrivo per esprimere la mia reazione alle affermazioni svolte da mio marito nel corso della cena di gala che ha seguito la consegna dei Telegatti, dove, rivolgendosi ad alcune delle signore presenti, si è lasciato andare a considerazioni per me inaccettabili: " ... se non fossi già sposato la sposerei subito" "con te andrei ovunque".
Sono affermazioni che interpreto come lesive della mia dignità, affermazioni che per l’età, il ruolo politico e sociale, il contesto familiare (due figli da un primo matrimonio e tre figli dal secondo) della persona da cui provengono, non possono essere ridotte a scherzose esternazioni. A mio marito ed all’uomo pubblico chiedo quindi pubbliche scuse, non avendone ricevute privatamente, e con l’occasione chiedo anche se, come il personaggio di Catherine Dunne, debba considerarmi "La metà di niente" [...]
Veronica Berlusconi, lettera a Repubblica. "Mio marito mi deve pubbliche scuse"
di VERONICA BERLUSCONI *
Egregio Direttore
con difficoltà vinco la riservatezza che ha contraddistinto il mio modo di essere nel corso dei 27 anni trascorsi accanto ad un uomo pubblico, imprenditore prima e politico illustre poi, qual è mio marito. Ho ritenuto che il mio ruolo dovesse essere circoscritto prevalentemente alla dimensione privata, con lo scopo di portare serenità ed equilibrio nella mia famiglia. Ho affrontato gli inevitabili contrasti e i momenti più dolorosi che un lungo rapporto coniugale comporta con rispetto e discrezione. Ora scrivo per esprimere la mia reazione alle affermazioni svolte da mio marito nel corso della cena di gala che ha seguito la consegna dei Telegatti, dove, rivolgendosi ad alcune delle signore presenti, si è lasciato andare a considerazioni per me inaccettabili: " ... se non fossi già sposato la sposerei subito" "con te andrei ovunque".
Sono affermazioni che interpreto come lesive della mia dignità, affermazioni che per l’età, il ruolo politico e sociale, il contesto familiare (due figli da un primo matrimonio e tre figli dal secondo) della persona da cui provengono, non possono essere ridotte a scherzose esternazioni. A mio marito ed all’uomo pubblico chiedo quindi pubbliche scuse, non avendone ricevute privatamente, e con l’occasione chiedo anche se, come il personaggio di Catherine Dunne, debba considerarmi "La metà di niente". Nel corso del rapporto con mio marito ho scelto di non lasciare spazio al conflitto coniugale, anche quando i suoi comportamenti ne hanno creato i presupposti. Questo per vari motivi: per la serietà e la convinzione con la quale mi sono accostata a un progetto familiare stabile, per la consapevolezza che, in parallelo alla modifica di alcuni equilibri di coppia che il tempo produce, è cresciuta la dimensione pubblica di mio marito, circostanza che ritengo debba incidere sulle scelte individuali, anche con il ridimensionamento, ove necessario, dei desideri personali. Ho sempre considerato le conseguenze che le mie eventuali prese di posizione avrebbero potuto generare a carico di mio marito nella sua dimensione extra familiare e le ricadute che avrebbero potuto esserci sui miei figli.
Questa linea di condotta incontra un unico limite, la mia dignità di donna che deve costituire anche un esempio per i propri figli, diverso in ragione della loro età e del loro sesso. Oggi nei confronti delle mie figlie femmine, ormai adulte, l’esempio di donna capace di tutelare la propria dignità nei rapporti con gli uomini assume un’importanza particolarmente pregnante, almeno tanto quanto l’esempio di madre capace di amore materno che mi dicono rappresento per loro; la difesa della mia dignità di donna ritengo possa aiutare mio figlio maschio a non dimenticare mai di porre tra i suoi valori fondamentali il rispetto per le donne, così che egli possa instaurare con loro rapporti sempre sani ed equilibrati.
RingraziandoLa per avermi consentito attraverso questo spazio di esprimere il mio pensiero, La saluto cordialmente.
* la Repubblica , 31 gennaio 2007.
Sul tema, nel sito e in rete, cfr.:
DONNE: IL CORAGGIO DI PRENDERE LA PAROLA.
Ha conosciuto Berlusconi nel 1980, poi si sono sposati con rito
civile il 15 dicembre 1990. La first lady: chiudo il sipario
Veronica, addio a Berlusconi
"Ho deciso, chiedo il divorzio"
di DARIO CRESTO-DINA *
MILANO - "Chiudo il sipario sulla mia vita coniugale". Dopo quasi trent’anni, i due si conobbero nel 1980 e si sposarono con rito civile il 15 dicembre 1990, le strade del presidente del Consiglio e di sua moglie, già spezzate sul piano sentimentale e personale, si dividono anche giuridicamente.
Veronica Lario ha avviato le pratiche per la separazione e il divorzio da Silvio Berlusconi, portando a termine un percorso cominciato molto tempo fa come ammise lei stessa alla fine dell’estate 2008, quando confessò che all’eventualità di una separazione stava meditando da dieci anni.
Ora ha scelto l’avvocato che la seguirà passo dopo passo davanti ai giudici: "Finalmente una persona di cui mi posso fidare fino in fondo". È una donna. Una professionista lontana dallo star system e dalla politica. L’ha sentita al telefono il primo maggio, l’avvocato era in vacanza su un’isola del Sud Italia. È stato in pratica il loro primo vertice sulla separazione. Veronica le ha spiegato: "Voglio tirare giù il sipario, ma voglio fare una cosa da persona comune e perbene, senza clamore. Vorrei evitare lo scontro". Il legale le ha risposto: "Stia tranquilla. Parto subito, prendo un aliscafo e rientro immediatamente a Milano. Lei è consapevole che non sarà facile e che dovrà sopportare attacchi pesanti? È sicura di volerlo fare?".
Nella risposta non ci sono state esitazioni: "So tutto. Voglio andare avanti". Ieri le due donne si sono incontrate a Macherio per studiare la strategia e si rivedranno molto presto, all’inizio della settimana. Vogliono stringere i tempi, evitare il contropiede di un uomo sempre molto abile a ribaltare le situazioni, capace di convocare una conferenza stampa per dire che il divorzio lo ha deciso lui per primo, e non la "signora".
Naturalmente nei giorni scorsi Veronica ne ha discusso con i figli e le persone più vicine, un paio di amiche molto care, sottolineando ancora una volta le ragioni del suo distacco dalla vita pubblica del marito e insistendo sull’importanza che rappresenta per una donna come lei il valore della dignità: "Ora sono più tranquilla - ha confidato loro - . Sono convinta che a questo punto non sia dignitoso che io mi fermi qui. La strada del mio matrimonio è segnata, non posso stare con un uomo che frequenta le minorenni".
Per i suoi ragazzi - Barbara di 24 anni, Eleonora di 22 che studia negli Stati Uniti e Luigi di 20, il più legato al mito imprenditoriale e politico del papà - sono state ore di grande amarezza e di sofferenza, ma alla madre tutti e tre hanno assicurato che rispetteranno ogni sua decisione per dolorosa possa essere: "Non muoveremo mai un dito contro nostro padre, ma tu mamma fai ciò che ti fa stare bene".
L’inizio della fine arriva la mattina di martedì 28 aprile. Veronica guarda i giornali, la sua attenzione si sofferma sull’articolo di "Repubblica" che svela come nella notte di domenica il premier si sia presentato a sorpresa in una villetta di Casoria, dove si celebravano i diciott’anni di Noemi Letizia. Lei è bella, bionda, studia da grafica pubblicitaria a Portici e sogna una carriera televisiva, tanto che avrebbe inviato il suo "book" fotografico al presidente del Consiglio in persona. Un album che avrebbe provocato la scintilla. Accanto a Noemi ci sono il padre Elio e la madre Anna. La ragazza chiama Berlusconi "papi", ai giornalisti dirà più tardi che lo conosce da tempo e che spesso lo va a trovare a Milano e Roma, "perché lui, poverino, lavora molto e non può sempre venire a Napoli". Il Cavaliere le ha portato un regalo, una collana d’oro giallo e bianco con pendente di brillanti. C’è chi mormora anche le chiavi di un’auto, ma Noemi smentisce.
Veronica legge e rimane stupefatta, chiama al telefono un’amica: "Basta, non posso più andare a braccetto con questo spettacolo". A Roma infuria la polemica sulle "veline" pronte a entrare nelle liste elettorali del Pdl e ci sono, soprattutto, quella ragazzina di Casoria, Noemi, e la sua mamma Anna che si rivolgono a Berlusconi con gli affettuosi diminutivi di "papi" e "papino". Veronica non ce l’ha né con le giovani donne aspiranti europarlamentari né con Noemi. Interpreta la loro parabola quasi epicamente, come "figure di vergini che si offrono al drago per rincorrere il successo, la notorietà e la crescita economica". La sconcerta, però, che il metodo da "ciarpame politico" non faccia scandalo, che quasi nessuno si stupisca, che "per una strana alchimia il paese tutto conceda e tutto giustifichi al suo imperatore", come racconta a chi le sta vicino.
Quell’imperatore è ancora suo marito ed è il padre dei suoi figli, un padre che, seppure invitato, non ha mai partecipato alla festa dei loro diciott’anni. Di fronte alla nuova pubblica offesa sceglie di replicare pubblicamente con una dichiarazione che manda all’agenzia Ansa soltanto dopo le dieci di sera. È stato infatti un giorno di angoscia a villa Belvedere. Barbara, incinta di sette mesi del suo secondo figlio, è stata ricoverata all’ospedale San Raffaele. Sono lunghe ore di ansia, c’è il rischio di un parto prematuro. Veronica Lario ha in casa il nipotino Alessandro, chiede alla segretaria Paola di fermarsi fino a mezzanotte. La misura è colma, il "ciarpame" non è soltanto politico.
La mattina successiva Berlusconi dalla Polonia attiva la cortina fumogena e la contraerea dopo una notte di rabbia. Ordina che le "veline" spariscano quasi tutte dalle liste europee, ridimensiona il rapporto con Noemi a una antica conoscenza con il padre ex autista di Craxi (notizia poi smentita da Bobo Craxi e cancellata comicamente addirittura da un comunicato di Palazzo Chigi) e liquida con una battuta maschilista e greve l’indignazione della moglie, evitando di pronunciarne il nome e il ruolo: "La signora si è fatta ingannare dai giornali della sinistra. Mi spiace". Rientrato a Roma, annulla un incontro in calendario per il giorno successivo con il presidente della Camera Gianfranco Fini.
La sua intenzione è di andare a Milano, come fece due anni or sono, per ricucire lo strappo con Veronica. Non ci andrà, lo ferma la sua fidatissima segretaria Marinella. Veronica Lario, infatti, l’ha appena chiamata: riferisca a mio marito che non mi si avvicini, non ho più nulla da dire e nulla da ascoltare, tutte le parole sono state consumate.
Giovedì i giornali del Cavaliere e i blog del Pdl fanno capire all’ex first lady di Macherio che aria tira. Dietro al "come si permette?" si scatena una minacciosa muta di cani. Il quotidiano "Libero" pubblica nella testata di prima pagina tre fotografie in bianconero della giovane attrice Veronica Lario a seno nudo. Il messaggio è più che mai trasparente, sembra arrivata l’ora dell’olio di ricino. Quando vede quelle fotografie la moglie del premier capisce, se ce ne fosse ancora bisogno, di essere davvero sola e di essere minacciata. In quelle foto si sente "come davanti a un plotone di esecuzione qualche secondo prima della fucilazione". Alla figlia Barbara dice: "Sono molto preoccupata di ciò che potrà accadere, ma ho la libertà per andare avanti".
Cala il sipario. La lettera affidata a "Repubblica" due anni fa da Veronica era un ultimatum. Qualche ora dopo Berlusconi inviò le sue scuse pubbliche alla moglie. Era il 31 gennaio 2007: "La tua dignità non c’entra, la custodisco come un bene prezioso nel mio cuore anche quando dalla mia bocca esce la battuta spensierata, il riferimento galante, la bagattella di un momento". A sigillo un grande bacio. Qualche mese dopo, ad appannaggio esclusivo dei settimanali patinati della famiglia, arrivarono le passeggiate della coppia mano nella mano nel giardino della villa in Costa Smeralda e sui moli di Portofino.
Immagini che oggi sembrano lontanissime. "Mi domando in che paese viviamo - ha raccontato Veronica l’altro giorno a un’amica - , come sia possibile accettare un metodo politico come quello che si è cercato di utilizzare per la composizione delle liste elettorali del centrodestra e come bastino due mie dichiarazioni a generare un immediato dietrofront. Io ho fatto del mio meglio, tutto ciò che ho creduto possibile. Ho cercato di aiutare mio marito, ho implorato coloro che gli stanno accanto di fare altrettanto, come si farebbe con una persona che non sta bene. È stato tutto inutile. Credevo avessero capito, mi sono sbagliata. Adesso dico basta".
* la Repubblica, 3 maggio 2009
Al Palasharp di Milano il comico parafrasa la "frase dello scandalo" di Berlusconi alla Carfagna. La moglie del leader di Forza Italia era in prima fila con i figli per vedere lo spettacolo su Dante
Benigni si dichiara a Veronica Lario "Se non fossi sposato, la sposerei"*
MILANO - Vede fra il pubblico Veronica Lario, che assiste allo show con i figli, e non si fa sfuggire l’occasione. Roberto Benigni, durante il suo "Tutto Dante" al Palasharp di Milano, fa una proposta di matrimonio alla signora Berlusconi, parafrasando le "parole dello scandalo" che l’ex premier disse alla deputata azzurra Mara Carfagna.
"Se non fossi sposato la sposerei. Non porto tacchi, sono alto un metro e 70 tutto naturale, non ho mai messo la bandana, non ho mai messo il doppiopetto.... Non racconto barzellette, non vado a cena con Bondi e Ghedini, che tutti e tre quando li vedo sembrano Star Trek, e non la tradirò mai sfacciatamente come fa lui con Fede, non le farò mai canzoni con Apicella. Ho un amore straordinario per lei - conclude Benigni - le volevo fare una proposta di matrimonio e ringraziarla per essermi venuto a trovare".
Fu proprio la proposta dell’ex premier alla Carfagna a far perdere la pazienza alla moglie del leader di Forza Italia, che scrisse una lettera al quotidiano la Repubblica in cui esigeva scuse ufficiali da parte del marito per una serie di comportamenti pubblici ritenuti offensivi nei suoi confronti.
Veronica è andata a teatro accompagnata dai figli Barbara e Luigi per assistere allo spettacolo. "Sono una fan di Benigni, non vedevo l’ora che portasse Dante a teatro - ha detto sorridente la moglie di Berlusconi -. Questa sera è un desiderio che si avvera". Di certo, non si aspettava l’exploit del comico toscano e la "dichiarazione d’amore" in diretta dal palco.
* la Repubblica, 22 marzo 2007
Il girotondo di Veronica
di Furio Colombo *
Ha ragione Roberto Benigni (striscia rossa de l’Unità, 2 febbraio), «Veronica Lario non è sola. Siamo almeno 50 milioni di italiani che dovrebbero pretendere delle scuse pubbliche da Silvio Berlusconi».
Infatti in che cosa consiste lo «scandalo Lario» che in tanti si sono precipitati a contenere, sminuire, ridicolizzare, trasformare in tipica disputa coniugale? Per la prima volta qualcuno, con la competenza e la responsabilità per farlo, ha detto chiaro a Berlusconi chi è, cosa fa, come si comporta, come sta usando le sue risorse, il suo potere, il suo tempo. Ha trovato indecoroso il comportamento dell’uomo che si è sempre autodichiarato «il migliore» nei molti suoi campi di attività. E gli ha detto in modo perentorio di chiedere scusa in pubblico.
Diciamo la verità. È poco importante che Veronica Lario abbia avuto motivazioni private. Il gesto è pubblico e da quel momento ci riguarda tutti.
* l’Unità, Pubblicato il: 03.02.07 Modificato il: 03.02.07 alle ore 11.58
IL PRIVATO E IL POLITICO. QUESTIONE FEMMINILE.
DONNE ALL’OMBRA DEL PUBBLICO POTERE
di Luce Irigaray (la Repubblica/DIARIO 47, 02.02.2007)
EMANCIPAZIONE.
I movimenti di liberazione delle
donne hanno rappresentato uno
dei momenti in cui la distinzione
pubblico e privato vacilla‘‘
STORIA.
L’uomo occidentale, nonostante i
suoi sforzi, non è ancora riuscito
a emanciparsi dalla madre. Ha
elaborato una cultura “tra uomini”
In nome di che cosa si può decidere della separazione dell’ambito privato e dell’ambito pubblico? E chi può prendere una simile decisione?
Forse è una delle questioni più sottili che dobbiamo affrontare. Ma generalmente ci sfugge perché è risolto, a nostra insaputa, dal costume, dalla tradizione. Sembra naturale che debba essere così. Salvo che si resta talvolta un po’ perplessi davanti a certi eventi, certi incontri, con altre culture e anche con altre generazioni. I limiti non sono sempre stabiliti allo stesso posto, nello stesso modo. Si fanno in pubblico delle cose che si facevano solo in casa, e non si sa più come comportarsi, dove passa la separazione tra vita privata e vita pubblica.
I movimenti per l’emancipazione e la liberazione delle donne hanno rappresentato uno di questi momenti in cui le certezze rispetto a che cosa è il privato e quale altra il pubblico hanno vacillato. E questo terremoto non ha finito di sconvolgere i nostri punti di riferimento. Probabilmente perché il posto dove una donna può stare è stato una delle chiavi che è servita per assicurare la chiusura dell’ambito privato rispetto a quello pubblico.
Ma se le donne escono dalla casa, dove si sposta la separazione? E che cosa, infatti, definiva prima la vita privata? Il mantenimento della donna a disposizione del capo famiglia per soddisfare le sue necessità?
Forse sarebbe interessante esaminare le diverse necessità a cui la donna in casa doveva corrispondere per capire qualcosa della definizione del privato rispetto al pubblico.
La donna in casa era una casalinga indispensabile per assicurare i bisogni della vita del cittadino che lavorava fuori casa. Ma questo non necessita di una parete tra privato e pubblico tranne per nascondere il possibile sfruttamento della lavoratrice. È vero che il lavoro della casalinga non è regolamentato da un codice del lavoro che controlla gli orari, le assicurazioni sociali, i congedi per malattia, le ferie, l’età della pensione, eccetera. Il privato qui servirebbe a coprire la deregolamentazione del lavoro in casa. Ora questo lavoro sostiene l’insieme del mercato lavorativo, e non è chiamato in causa senza comportare problemi allo stesso Stato. Deve inventare diversi mezzi per sostituire la permanenza della donna in casa.
Un’altra funzione della sfera privata sarebbe collegata alla procreazione. Ma questo aspetto della vita generalmente si esibisce più che nasconderlo, oltre al fatto di non appartenere in senso stretto alla sfera privata. L’ambiguità della separazione tra privato e pubblico è particolarmente evidente su questo punto. Si sostiene che la casa familiare non deve essere di dominio pubblico ma lo Stato non smette di intervenire sulla regolamentazione delle nascite.
Lo fa attraverso la legislazione, penale più che positiva è vero, lo fa anche attraverso diversi vantaggi concessi a coloro che accettano di procreare i futuri cittadini e lavoratori. Si deve notare che, se i figli sono esibiti come la testimonianza della potenza maschile, non si parla altrettanto delle diverse prove di cui necessita la maternità dalla parte delle donne. Sembra andare da sé, che questo corrisponde al lavoro femminile, alla conquista della sua umana dignità da parte della donna.
I numerosi commenti sulle fatiche del lavoratore non si sono molto soffermati su quella del lavoro materno. Questo deve rimanere un affare privato che, appena ragazza, una donna si suppone capace di portare a buon fine quasi da sola. Potrà dimostrare le sue capacità presentandosi, sorridente, in pubblico con il bambino in braccio. È vero che si tratta della più bella opera che si possa compiere, ma a quale prezzo! Fortunatamente la stessa natura è qui di aiuto...
Il privato è dunque un posto dove la donna fa da casalinga, procrea e cura i figli. Finora l’uomo non è ancora molto intervenuto nella definizione del settore privato. Sembra che il suo ruolo sia legato alla proprietà: della terra, della casa, dei beni e perfino della donna e dei figli. Sarebbe questa relazione con la proprietà che crea la separazione tra il pubblico e il privato. Una separazione che si accompagna con la divisione tra natura e civiltà, e, in parte, tra diritto naturale e diritto civile.
L’esistenza della proprietà privata è anche collegata in qualche modo alla monogamia, almeno legale e in linea di principio. E questo non va senza ambiguità per la donna: da un lato sembra più protetta, dall’altro si trova più isolata e divisa dalle altre donne, cosa che la rende più vulnerabile all’influenza e al potere dell’uomo.
Ma perché una donna in casa a disposizione del marito? Oltre ai punti già considerati, siamo di fronte a un processo di individuazione non ancora compiuto dall’umanità. Quale siano i suoi sforzi per differenziarsi dalla madre, assimilata alla natura, l’uomo occidentale non è ancora riuscito a emanciparsi dalla madre.
Ha elaborato una cultura, una società, una politica, del “tra-uomini” per emergere dal mondo materno, ma ha tuttora bisogno di un luogo privato per proseguire nell’impresa dell’affermazione di un’identità maschile, e questo lontano dallo sguardo degli altri maschi. Questo processo di individuazione maschile trasforma la donna in un sostituto materno, e l’ambito privato in un luogo di familiarità e di confronto con la natura che non deve contaminare l’ambito pubblico né essere controllato da esso.
Una volta di più, sono le donne a perturbare l’ordine stabilito. Ma questo può essere la probabilità di una ripresa di un processo di individuazione per l’umanità. A patto che la donna sia capace di riuscire nel proprio passaggio dall’identità naturale all’identità civile e culturale, e che divenga così quella che aiuta l’uomo a uscire dal mondo materno.
L’individuazione umana si conquista in due, nel rispetto delle reciproche differenze. È un passo ancora da compiere, che sposta il limite tra privato e pubblico attraverso l’apprendimento di un’intimità che possa sostituire una familiarità indifferenziata e incolta, che sta ora minacciando la nostra vita civile e culturale.
Veronica Lario *
Veronica Lario, vero nome Miriam Raffaella Bartolini (Bologna, 19 luglio 1956) è una attrice italiana e seconda moglie di Silvio Berlusconi.
Ha abbandonato l’attività professionale in seguito al matrimonio. In particolare è stata un’attrice cinematografica e teatrale. È stata protagonista nel film Tenebre del 1982, diretto da Dario Argento: in una celebre scena di tale pellicola siede ad un tavolo vicino ad una finestra con una pistola sapendo di essere inseguita da un killer; all’improvviso un’ascia viene gettata dalla finestra e le recide di netto la mano: il sangue che fuoriesce dall’arto mozzato schizza su una parete, prima che lei venga uccisa dall’assassino.
Si è sposata civilmente con Silvio Berlusconi il 15 dicembre 1990. I due hanno avuto tre figli: Barbara (1984), Eleonora (1986) e Luigi (1988).
Sebbene sia stata la moglie di un Presidente del Consiglio ha evitato la maggior parte degli incontri pubblici e difficilmente accompagna il marito ad incontri ufficiali, distinguendosi, con questo atteggiamento riservato, da altre sue omologhe, come per esempio Cherie Blair.
Il marito, invece, ha spesso parlato di lei nei suoi interventi pubblici, a volte citando anche notizie fino ad allora rimaste solo sulle riviste di gossip[1]
Il 31 gennaio 2007 è apparsa sul quotidiano La Repubblica una sua lettera, nel quale pretendeva le pubbliche scuse da Berlusconi, per le sue frasi alla cena dei Telegatti, in cui afferma ad una signora che sposerebbe lei se non fosse già sposato.
Filmografia
Tenebre (Dario Argento, 1982)
Sotto... sotto... strapazzato da anomala passione (Lina Wertmuller, 1984)
Sotto il vestito niente (Carlo Vanzina, 1985)
Riferimenti e note
Durante una conferenza stampa con il primo ministro danese Anders Fogh Rasmussen Berlusconi disse: "Rasmussen è il primo ministro più bello dell’Europa. Penso di presentarlo a mia moglie perché è anche più bello di Cacciari", alludendo alla presunta relazione fra Cacciari e Veronica. [1]
* Estratto (parziale - senza le note) da "http://it.wikipedia.org/wiki/Veronica_Lario"
Veronica Berlusconi a suo marito: voglio pubbliche scuse *
«A mio marito ed all’uomo pubblico chiedo pubbliche scuse, non avendone ricevute privatamente». Veronica Berlusconi sceglie la strada di una lettera aperta al direttore di Repubblica per esprimere le sue «reazioni» alle affermazioni dell’ex presidente del Consiglio nel corso della cena di gala dopo la consegna dei Telegatti. «Mio marito - scrive Veronica Berlusconi - riferendosi ad alcune delle signore presenti - si è lasciato andare a considerazioni per me inaccettabili: "se non fossi già sposato la sposerei subito", "con te andrei ovunque"».
Veronica Berlusconi chiede «pubbliche scuse» a suo marito. Con un’iniziativa senza precedenti la consorte dell’ex presidente del Consiglio abbandona la sua tradizionale riservatezza, esce allo scoperto ed esprime la sua reazione alle affermazioni di suo marito indirizzate a Mara Carfagna in pubblico alla cena di gala seguita alla consegna dei Telegatti «...se non fossi già sposato la sposerei subito». E ancora:«...con te andrei ovunque». Galanterie a cui la deputata azzurra, interpellata successivamente, aveva replicato dicendo: «Gli direi di sì se fosse libero e avesse la mia età».
«Sono affermazioni - prosegue la signora Berlusconi- che interpreto come lesive della mia dignità, affermazioni che per l’età, il ruolo politico e sociale, il contesto familiare (due figli da un primo matrimonio e tre dal secondo) della persona da cui provengono, non possono essere ridotte a scherzose esternazioni». Veronica Berlusconi premette che gli costa molto vincere «la riservatezza» che ha contraddistinto il suo modo di essere «nel corso dei 27 anni trascorsi accanto ad un uomo pubblico, imprenditore prima e politico illustre poi» qual è suo marito. Ma dopo aver affrontato «gli inevitabili contrasti e momenti più dolorosi che un lungo rapporto coniugale comporta, con rispetto e discrezione», Veronica Lario decide di rompere il muro del silenzio non solo per tutelare la sua «dignità di donna», ma anche per dare un esempio ai figli: prima di tutto alle sue «figlie femmine» e poi per «aiutare suo figlio maschio a non dimenticare mai di porre tra i suoi valori fondamentali il rispetto per le donne».
«Oggi - sottolinea - nei confronti delle mie figlie femmine, ormai adulte, l’esempio di una donna capace di tutelare la propria dignità nel rapporto con gli uomini assume un’importanza particolarmente pregnante». Ma soprattutto,osserva la moglie dell’ex premier Berlusconi, «la difesa della mia dignità di donna ritengo possa aiutare mio figlio maschio a non dimenticare mai di porre tra i suoi valori fondamentali il rispetto per le donne, così che egli possa instaurare con loro rapporti sani ed equilibrati». Quelle frasi pronunciate ad altre donne da suo marito durante la cena di gala per i Telegatti sono affermazioni che «per l’età, il ruolo politico e sociale, il contesto familiare della persona da cui provengono, non possono essere ridotte a scherzose esternazioni».
Massimo Cacciari, filosofo e sindaco di venezia commenta il gesto della moglie dell’ex premier. «La lettera è piena di dignità ma non capisco francamente perchè una signora debba pubblicarla sui giornali. Se suo marito la offende, risolverà le cose con lui. Mi sfugge completamente la ragione di pubblicarla sui giornali, francamente». Così Massimo Cacciari, di cui è nota l’amicizia con Veronica Berlusconi, commenta ad Affaritaliani.it la lettera a Repubblica, nella quale la moglie dell’ex premier chiede pubbliche scuse al marito.
«Ripeto, la lettera in sè è molto bella e piena di dignità, però se fossi stato nei suoi panni avrei mandato a quel paese mio marito in privato e poi avrei preso le decisioni conseguenti. È molto semplice. Mi sfugge completamente la ragione per cui si debba andare sui giornali». Nessun dubbio, da Cacciari, che l’iniziativa di Veronica possa segnare la fine del rapporto con Berlusconi. «Beh, se una moglie o un marito avesse mandato una lettera del genere... - risponde - Quando si arriva a parlarsi attraverso i giornali e le lettere pubbliche, è chiaro che ormai un rapporto è finito. Comunque, io non lo so, sono cavoli loro. Ma mi pare evidente, quando si giunge ad atti di questo genere dubito che ci sia un buon rapporto tra i due».
Come valuta le uscite, secondo alcuni maschiliste, di Berlusconi? «È una persona di pessimo gusto - risponde il sindaco di Venezia - Si sa, è noto. Dubito che sua moglie possa averlo scoperto solo ora. Berlusconi è una persona di pessimo gusto, avrà altre doti ma non certo quella del buon gusto».
* l’Unità, Pubblicato il: 31.01.07, Modificato il: 31.01.07 alle ore 15.18
Il premier in un’intervista ad "A" parla della grande passione per la moglie mentre Veronica Lario gli chiede, su Repubblica, scuse ufficiali per il suo comportamento
Per Berlusconi è "una donna speciale". Cacciari: "E’ chiaro che il rapporto è finito"
Parla il sindaco di Venezia, già al centro di gossip per presunte, reciproche simpatie con la moglie del Cavaliere. "Sono cavoli loro, ma lui, è noto, è una persona di pessimo gusto" *
ROMA - C’è chi pensa che siano affari privati e chi commenta, le reazioni sono diverse ma è fuor di dubbio che la lettera inviata da Veronica Lario a Repubblica susciti interesse e considerazioni. Come quella di Massimo Cacciari su Affaritaliani.it: "Quando si arriva a parlarsi attraverso i giornali e le lettere pubbliche è chiaro che ormai un rapporto è finito". Non a caso Silvio Berlusconi usa spesso il verbo al passato nell’intervista che sarà pubblicata sul prossimo numero del settimanale A. Per ricordare quanto sua moglie sia "una donna speciale": "E’ stata una madre meravigliosa, non mi ha mai fatto fare brutta figura, mentre certe altre mogli di politici... E poi, è anche indulgente". Si, ma fino a un certo punto. "Bisognerà pur difendersi, o bisogna sempre subire?" si chiede Flora Bartolini, madre di Veronica, che per l’occasione viola il riserbo che da sempre la distingue.
Il primo a parlare, si diceva, è il sindaco di Venezia, per qualche tempo protagonista del pettegolezzo che lo voleva "vicino" alla stessa Veronica. "Sono cavoli loro" dice, ma osserva che l’ex premier, "è noto, è una persona di pessimo gusto, dubito che sua moglie l’abbia scoperto solo ora. La lettera è bella e piena di dignità, ma non capisco perché una signora debba pubblicarla sui giornali. Se suo marito la offende, risolverà le cose con lui".
Il ministro per le Politiche giovanili, Giovanna Melandri registra "l’incoerenza dell’ex premier": "Come fa a tuonare su valori e stabilità della famiglia, su questioni come il riconoscimento dei diritti delle unioni civili, mentre questa lettera disvela una totale assenza di rispetto per quei valori". Replica il vicecoordinatore di Fi, Fabrizio Cicchitto: "Mi sembra che l’onorevole Melandri abbia raggiunto il massimo del cattivo gusto imbastendo una piccola speculazione politica su una vicenda privata".
"Tra moglie e marito non mettere il dito". Molte donne della politica scelgono il proverbio per evitare i commenti, da Gabriella Carlucci a Chiara Moroni a Stefania Craxi. "Mica possiamo parlare solo di gossip - dice la vicepresidente della Camera, Giorgia Meloni (An) - penso che Berlusconi abbia fatto solo un gesto galante in totale buona fede. Non mancando di fantasia e dedizione si farà certo perdonare. E poi vai a sapere cosa succede veramente nella vita degli altri".
Totale solidarietà a Veronica arriva da Iole Santelli, ex sottosegretario alla Giustizia e deputata di Fi: "Brava Veronica, ha messo in atto quello che molte donne vorrebbero fare ma non hanno il coraggio, capita a ognuna di noi di passeggiare col proprio uomo e vedere che lui guarda le altre. Penso che molte si siano identificate".
Più sobria la senatrice Ds Anna Serafini, moglie di Piero Fassino: "Dal punto di vista privato non voglio entrare nei rapporti tra Berlusconi e la sua signora, ma dal punto di vista pubblico apprezzo molto la dignità di lei". E Vladimir Luxuria (Prc): "Alla faccia della famiglia. Berlusconi predica bene e poi razzola male. Tutto questo dimostra che il riferimento alla sacralità della famiglia è spesso specioso". Più diretta Katia Belillo (Pdci): "Umiliando sua moglie ha umiliato tutte le donne italiane quindi si affretti a fare pubbliche scuse riconoscendo la sua imbecilità".
Da Carolina Lussana (Lega) più comprensione per il leader di Fi: "Ha fatto quello che fanno tutti gli uomini, in maniera più eclatante forse. Sono sicura che troverà il modo di farsi perdonare, anche perché dove lo trova la signora Lario un uomo che per il suo cinquantesimo compleanno organizza una festa come quella che Berlusconi ha organizzato per lei qualche mese fa?".
C’è chi lo ritiene un fatto "molto privato", come Anna Finocchiaro (un commento "sarebbe sgradevole e invadente") e Ombretta Colli. Per il verde Giampaolo Silvestri la vicenda "non è da prima pagina", per Francesco Storace (An) è "giornalismo da guardoni". Non ha dubbi Franca Rame: la lettera è "il grido di una donna che pretende rispetto. Ha subìto di tutto. Se fosse mio marito, lo prenderei a ceffoni...". Da Rocco Buttiglione un consiglio al Cavaliere: "Si presenti con il cuore in mano e una rosa".
Nello "Spazio Azzurro" i commenti alla lettera della signora Berlusconi. Per molti è una vergogna e qualcuno grida al complotto. Con qualche eccezione
"Povero Silvio!" Tutti contro Veronica, i fan difendono il Cavaliere offeso
di GAIA SCORZA BARCELLONA *
ROMA - "Povero Silvio, mancava solo la moglie...". I sostenitori del Cavaliere non possono che fare il tifo per lui e intervengono volentieri su quello che viene definito "l’ennesimo attacco", anche se stavolta sembra essere un affare di famiglia. E per farlo scelgono lo Spazio Azzurro, "bacheca dedicata alle opinioni degli elettori e dei simpatizzanti di Fi". Qui, in 160 caratteri, i forzisti reagiscono quasi con una pacca sulla spalla - figurata s’intende - alla lettera di Veronica Lario a Repubblica, arrivata oggi come una pugnalata alla schiena del leader indiscusso.
"E’ tutto falso". Basta scorrere i messaggi per capire che lo schieramento dei fan resta piuttosto compatto: Berlusconi non si tocca. O meglio, la missiva della signora altro non è che l’ennesimo tentativo di disarcionare il Cavaliere. Così, c’è chi grida al complotto. Maria Teresa, ad esempio, sente puzza di bruciato: "Ma la richiesta di scuse che chiede la Signora Berlusconi con lettera su Repubblica (guarda un po’....!!) non suonano false? A me sì. Ora attaccano pure la famiglia!", firmato Maria Teresa. E non è l’unica, visto che un’altra (fittizia) "veronicaberlusconi" si chiede: "Perché questo attacco? Ora dovremmo mostrarci pronti per governare il paese...". Come dire, chi ha paura di Veronica?
Ecco le "vere" veroniche. Così si firmano le fan, in tante, e tutte pronte a scusarsi al posto dell’ex first lady per restituire a Silvio l’onore leso, poiché è lui l’offeso. Tra le "belle e brave" (anche se meno famose) del partito c’è chi se la prende direttamente con l’interessata, altro che scuse: "Cara signora si vede che non ha cose importanti a cui pensare se per queste scemenze perde tempo a scrivere ad un giornale altrettanto cretino! Suo marito si merita di meglio!", parola della "moglie del presidente".
Un’altra sostenitrice (anche lei si firma Veronica) rincara la dose: "Povero presidente si meritava una moglie migliore! Dov’era la signora quando hanno operato al cuore il marito? E adesso fa tanto l’offesa. Ma sia più donna! più moglie!". Insomma, la signora Lario non è all’altezza. E’ ciò che sostiene anche Nicola SS, che la dipinge come un’ingrata: "A mio parere è come sputare nel piatto dove si mangia e si è mangiato." L’ennesima "veronica virtuale" sposa invece la tesi del complotto ed esorta ad alzare le barricate per riconquistare il governo: "Perchè questo attacco? Ora dovremmo mostrarci pronti per governare il paese...".
Le voci fuori dal coro. Non mancano, anche se poche e un tantino tiepide. Qualcuno osa, e dissente. Si tratta di messaggi contrariati, non tanti ma taglienti, che sembrano scritti sussurrando tra i denti "Cavaliere, mi consenta". Alcuni concordano persino con lo sdegno di Veronica, ironizzando sul buongusto delle battute del presidente: "Molto originali e rispettose nei confronti delle donne le battute del Silvio... direi che rispecchiano bene la sua mentalità da bauscia brianzolo quale egli è!". Qualcun altro si dice preoccupato: "Ho letto dello scivolone del Cav. e della reazione stizzita della moglie: se anche il Cav. scade così, mi chiedo se nel paese vi sia qualcuno ancora sano!". Questione di bon ton, che non tutti seguono e qualcuno evade volentieri, riportando subito il discorso ai toni di un elettorato di compagnoni: "Oh silvio, pure la moglie si mette a rompere i cojoni?"
* la Repubblica, 31 gennaio 2007
Nello "Spazio Azzurro" i commenti alla lettera della signora Berlusconi. Per molti è una vergogna e qualcuno grida al complotto. Con qualche eccezione
"Povero Silvio!" Tutti contro Veronica, i fan difendono il Cavaliere offeso
di GAIA SCORZA BARCELLONA *
ROMA - "Povero Silvio, mancava solo la moglie...". I sostenitori del Cavaliere non possono che fare il tifo per lui e intervengono volentieri su quello che viene definito "l’ennesimo attacco", anche se stavolta sembra essere un affare di famiglia. E per farlo scelgono lo Spazio Azzurro, "bacheca dedicata alle opinioni degli elettori e dei simpatizzanti di Fi". Qui, in 160 caratteri, i forzisti reagiscono quasi con una pacca sulla spalla - figurata s’intende - alla lettera di Veronica Lario a Repubblica, arrivata oggi come una pugnalata alla schiena del leader indiscusso.
"E’ tutto falso". Basta scorrere i messaggi per capire che lo schieramento dei fan resta piuttosto compatto: Berlusconi non si tocca. O meglio, la missiva della signora altro non è che l’ennesimo tentativo di disarcionare il Cavaliere. Così, c’è chi grida al complotto. Maria Teresa, ad esempio, sente puzza di bruciato: "Ma la richiesta di scuse che chiede la Signora Berlusconi con lettera su Repubblica (guarda un po’....!!) non suonano false? A me sì. Ora attaccano pure la famiglia!", firmato Maria Teresa. E non è l’unica, visto che un’altra (fittizia) "veronicaberlusconi" si chiede: "Perché questo attacco? Ora dovremmo mostrarci pronti per governare il paese...". Come dire, chi ha paura di Veronica?
Ecco le "vere" veroniche. Così si firmano le fan, in tante, e tutte pronte a scusarsi al posto dell’ex first lady per restituire a Silvio l’onore leso, poiché è lui l’offeso. Tra le "belle e brave" (anche se meno famose) del partito c’è chi se la prende direttamente con l’interessata, altro che scuse: "Cara signora si vede che non ha cose importanti a cui pensare se per queste scemenze perde tempo a scrivere ad un giornale altrettanto cretino! Suo marito si merita di meglio!", parola della "moglie del presidente". Un’altra sostenitrice (anche lei si firma Veronica) rincara la dose: "Povero presidente si meritava una moglie migliore! Dov’era la signora quando hanno operato al cuore il marito? E adesso fa tanto l’offesa. Ma sia più donna! più moglie!". Insomma, la signora Lario non è all’altezza. E’ ciò che sostiene anche Nicola SS, che la dipinge come un’ingrata: "A mio parere è come sputare nel piatto dove si mangia e si è mangiato." L’ennesima "veronica virtuale" sposa invece la tesi del complotto ed esorta ad alzare le barricate per riconquistare il governo: "Perchè questo attacco? Ora dovremmo mostrarci pronti per governare il paese...".
Le voci fuori dal coro. Non mancano, anche se poche e un tantino tiepide. Qualcuno osa, e dissente. Si tratta di messaggi contrariati, non tanti ma taglienti, che sembrano scritti sussurrando tra i denti "Cavaliere, mi consenta". Alcuni concordano persino con lo sdegno di Veronica, ironizzando sul buongusto delle battute del presidente: "Molto originali e rispettose nei confronti delle donne le battute del Silvio... direi che rispecchiano bene la sua mentalità da bauscia brianzolo quale egli è!". Qualcun altro si dice preoccupato: "Ho letto dello scivolone del Cav. e della reazione stizzita della moglie: se anche il Cav. scade così, mi chiedo se nel paese vi sia qualcuno ancora sano!". Questione di bon ton, che non tutti seguono e qualcuno evade volentieri, riportando subito il discorso ai toni di un elettorato di compagnoni: "Oh silvio, pure la moglie si mette a rompere i cojoni?"
* la Repubblica, 31 gennaio 2007.
Berlusconi si scusa: «Veronica, una bagatella» *
«Ero recalcitrante in privato, perchè sono giocoso ma anche orgoglioso. Sfidato in pubblico, la tentazione di cederti è forte. E non le resisto. Siamo insieme da una vita. Tre figli adorabili che hai preparato per l’esistenza con la cura e il rigore amoroso di quella splendida persona che sei, e che sei sempre stata per me dal giorno in cui ci siamo conosciuti e innamorati». «Abbiamo fatto insieme - sottolinea Berlusconi - più cose belle di quante entrambi siamo disposti a riconoscerne in un periodo di turbolenza e di affanno. Ma finirà, e finirà nella dolcezza come tutte le storie vere. Le mie giornate sono pazzesche, lo sai. Il lavoro, la politica, i problemi, gli spostamenti e gli esami pubblici che non finiscono mai, una vita sotto costante pressione. La responsabilità continua verso gli altri e verso di sè, anche verso una moglie che si ama nella comprensione e nell’incomprensione, verso tutti i figli, tutto questo apre lo spazio alla piccola irresponsabilità di un carattere giocoso e autoironico e spesso irriverente».«Ma la tua dignità - tiene a precisare Berlusconi - non c’entra, la custodisco come un bene prezioso nel mio cuore anche quando dalla mia bocca esce la battuta spensierata, il riferimento galante, la bagattella di un momento. Ma proposte di matrimonio, no, credimi, non ne ho fatte mai a nessuno. Scusami dunque, te ne prego, e prendi questa testimonianza pubblica di un orgoglio privato che cede alla tua collera come un atto d’amore. Uno tra tanti. Un grosso bacio. Silvio».
* l’Unità, Pubblicato il: 31.01.07, Modificato il: 31.01.07 alle ore 16.52
VERONICA LARIO: NESSUN COMMENTO *
MILANO - Veronica Lario ha letto la lettera pubblica di scuse inviatale dal marito a mezzo stampa, "ma preferisce restare in silenzio". Lo riporta la sua segretaria, che filtra tutte le telefonate in arrivo nella villa di Macherio. La signora Berlusconi appare più rilassata ora che ha ottenuto ciò che chiedeva? "Nemmeno su questo - chiude la segretaria - posso rilasciare dichiarazioni".
* ANSA » 2007-01-31 17:46
Troppo tardi signora Berlusconi
di LIETTA TORNABUONI *
La signora Veronica Berlusconi ha affidato a «la Repubblica», il quotidiano che l’ex presidente del Consiglio considera il suo peggior nemico, una lettera aperta in cui esige pubbliche scuse dal marito (non avendone ricevute in privato) per certe galanterie senili da lui rivolte ad alcune signore («con te andrei ovunque», «se non fossi sposato la sposerei subito») durante una cena. Troppo tardi. Effusioni del genere e anche più sostanziose non sono certo nuove per Berlusconi, si sa: eppure la lettera aperta pone molti interrogativi, propone molti dubbi.
È gentile, da parte di una signora che evidentemente non ne può più, esprimersi pubblicamente quando il marito non è più a capo del governo; e insieme è ingeneroso attaccare quando il marito risulta in disgrazia. Sembra ridicola, vanesia ed egocentrica la colpa di cui lo accusa; ma la lettera aperta potrebbe anche essere un gesto politico, dato che specifica accuratamente come sia composta la famiglia (due mogli, due figli dalla prima moglie, tre figli dalla seconda moglie) di quel Berlusconi che, insieme con i suoi, si fa paladino della famiglia tradizionale.
La lettera aperta, resa pubblica da una signora sempre stata discreta e riservata, per nulla impicciona né esibizionista, potrebbe essere un modo coniugale per contribuire alla necessità che di Berlusconi si parli anche adesso il più possibile, altrimenti si sente male; ma è anche possibile che la signora si sia lasciata intrappolare, mentre non aveva mai dato l’impressione d’essere facilmente intrappolabile (tranne forse nel caso del titolo altisonante della sua biografia, Tendenza Veronica, con il quale forse c’entrava nulla).
In ogni caso è una sciocchezza divertente: per una persona abituata a vivere accanto a Berlusconi (sia pure in una casa diversa), ritenerlo per la prima volta responsabile d’una colpa in una simile circostanza è davvero troppo. Si capisce che una moglie possa sentirsi trattata senza riguardo o addirittura offesa dai rozzi complimenti del marito ad altre donne in pubblico, alla cena dei Telegatti, ma è troppo lo stesso. Troppo tardi.
* La Stampa, 1/2/2007
Telegatta mammona
di Norma Rangeri (il manifesto, 1 febbraio 2007).
La moglie del leader del centrodestra scrive una lettera al maggior quotidiano di centrosinistra per chieder conto al marito di qualche battuta di troppo pronunciata ad una cena dei Telegatti. Dopo ventisette anni di matrimonio, improvvisamente, Veronica Lario scopre che il modello culturale rappresentato dal coniuge è nutrito di dosi massicce di maschilismo, offensivo per lei, per i figli. E pretende pubbliche scuse alzando la bandiera femminista dell’intreccio politico tra rapporti privati e comportamenti pubblici, tra sesso e politica.
C’è qualcosa che non quadra, ma di sicuro non si tratta di gossip da bar sport. Per le modalità dell’esternazione, l’atto clamoroso dell’ex first lady ha una valenza politica. A qual fine si vedrà.
Troppe tette e culi sono passati sotto i baffi del Telegattomammone per alzare ora il sopracciglio dell’orgoglio ferito. La politica vola rasoterra da molti anni, appesantita dalla zavorra culturale del berlusconismo. Una filosofia di vita (arricchitevi) alimentata quotidianamente, e negli anni, dall’abbuffata televisiva di una classe dirigente perennemente in fila per sedersi sulle poltroncine di Porta a Porta. Il dibattito sulle tasse accompagnato dalla chitarra del maestro Apicella, la polemica sulle coppie di fatto impreziosita dalle tette di Aida Yespica, onorevoli rappresentanti del popolo che vanno a prendere le torte in faccia al Bagaglino, secondo l’antica lezione andreottiana di sempre: è lo specchio di un’Italia affratellata dal celodurismo sbruffone che ha nutrito generazioni di governanti e governati senza soluzione di continuità dai tempi del regime democristiano.
Il grande comunicatore ha ipnotizzato l’opposizione diventando paradigma del consenso. Gli apprendisti stregoni si sono moltiplicati, Rai e Mediaset sono diventate indistinguibili, un unico palinsesto ha soffocato il paese. Quando, nel ’96, vinse l’Ulivo di Romano Prodi, la speranza di un cambiamento svanì in un profluvio di carrambate, omologhe al pensiero unico di un bipolarismo posticcio, fatto apposta per mascherare un sistema unico di valori e cultura (tele-vaticano, tele-famiglia, tele-patria, tele-guerra).
In questi giorni si è acceso il dibattito sulla legge di riforma del duopolio televisivo, con le sorprendenti opinioni del presidente Catricalà verso i timidi tentativi del governo di porre un tetto al monopolio pubblicitario di Mediaset. Come se il feudalesimo made in Italy, recentemente scoperto dalle indagini sociologiche, non fosse diretta conseguenza di uno strapotere economico che ha plasmato il sistema mediatico, profittando del nanismo della carta stampata, intasando le vie di una libera informazione di massa.
Le scuse di Silvio a Veronica sono arrivate in poche ore a stretto giro di posta («scusami, te ne prego»). Il modello del reality si è riprodotto nei telegiornali della sera. Ma per le scuse al paese si prevedono tempi più lunghi.
Il 55 per cento degli intervistati non approva l’uscita pubblica della signora Berlusconi. E solo per una minoranza dietro la decisione c’è un chiaro intento politico
Gli italiani bocciano la lettera di Veronica. Sondaggio Ipr: "Ha convinto di più le donne"
I maggiori consensi riscontrati tra il pubblico femminile e fra gli elettori del centro sinistra
di ALESSIA MANFREDI *
ROMA - A caldo, gli italiani bocciano la lettera aperta di Veronica Lario, in cui la moglie di Silvio Berlusconi ha chiesto - ed ottenuto - pubbliche scuse dal marito per il suo comportamento giudicato offensivo. Secondo i dati di un sondaggio commissionato da Repubblica.it alla Ipr Marketing, e condotto telefonicamente su 1000 persone, il 55 per cento degli intervistati pensa che la signora Berlusconi abbia fatto male a chiedere pubblicamente le scuse del marito dalle pagine di un giornale. Solo per il 33 per cento è stata una buona idea, mentre il 12 per cento non ha espresso alcuna opinione.
In generale, la signora Berlusconi raccoglie un maggiore consenso tra il pubblico femminile e tra gli elettori del centro sinistra. E solo per una minoranza dietro la decisione di pubblicare la lettera c’è un intento politico.
Per il 55 delle signore intervistate, Veronica Lario ha fatto male a rendere pubblica la lettera, percentuale identica a quella espressa dagli uomini. Ma il 37 per cento del pubblico femminile approva l’iniziativa, contro il 29 per cento degli uomini. Un maggiore divario c’è fra chi non ha voluto esprimere un’opinione: l’8 per cento delle donne, contro il 16 per cento degli uomini.
Dal punto di vista degli schieramenti politici, tra chi giudica in modo negativo la lettera, il 62 per cento dichiara che oggi voterebbe per il centro destra, contro il 47 per cento che esprime un’intenzione di voto per il centro sinistra. La situazione si rovescia specularmente tra chi pensa che quella della lettera sia stata una buona iniziativa: il 45 per cento voterebbe per il centro sinistra, mentre il 31 per cento per il centro destra.
Sulle reali intenzione della lettera prevale l’idea che si sia trattato di uno sfogo privato. Lo pensa il 50 per cento degli interpellati, contro il 33 per cento che ci legge dietro un intento politico. Il 17 per cento del campione non ha invece espresso opinione. Sostanziale parità anche nel giudizio di uomini e donne: si tratta di uno sfogo privato per il 51 per cento dei maschi e per il 50 per cento delle signore, mentre il 35 per cento del campione maschile attribuisce un intento politico all’iniziativa, contro il 31 per cento delle donne.
Chi vede un intento politico nella lettera di Veronica Lario voterebbe in maggioranza per il centro sinistra: il 44 per cento, contro il 25 per cento che darebbe la sua preferenza al centro destra. All’opposto, il 62 per cento di chi considera le parole della signora Berlusconi come uno sfogo privato voterebbe per il centro destra, mentre il 47 per cento, per il centro sinistra.
* la Repubblica, 1 febbraio 2007
IL PERSONALE E IL POLITICO ..... PER RIFLETTERE, IN ANALOGIA, ALTRE DUE SITUAZIONI ESEMPLARI.
EMILIO COLOMBO E PIER FERDINANDO CASINI: "DICO" E NON "DICO"!!! "Colombo - ha rivelato al pubblico la sua omosessualità ed anche, sia pur per breve periodo, la sua condizione di consumatore di cocaina; l’altro - Casini - la sua condizione di concubino e come tale escluso dai sacramenti, il che per un cattolico praticante non è certo cosa di poco conto". Considerazioni e riflessioni di Eugenio Scalfari (fls)
di Eugenio Scalfari *
Personalmente non amo affatto i luoghi comuni del tipo ’predica bene ma razzola male’, ma nel caso del leader dell’Udc e di Emilio Colombo quel giudizio viene spontaneo A me non stupiscono e tantomeno mi scandalizzano gli interventi di Pier Ferdinando Casini e di Emilio Colombo che, da cattolici quali sono, intervenendo sulla questione delle convivenze di fatto mettono in discussione la propria vita privata. È stato un esercizio di verità cui un uomo politico è tenuto e che dimostra coraggio degno di lode.
Mi stupisce invece (specie per quanto riguarda Casini) che dopo aver scoperto le proprie carte e la propria condizione, continuino imperterriti la loro partita quasi che aver raccontato o (nel caso di Colombo) accennato al loro vissuto, la trasparenza sia sufficiente a consentire una piena agibilità etica e politica. Come se un leader politico che si trovasse in uno stato di grave conflitto d’interessi (sappiamo di chi parliamo) avendo riconosciuto l’esistenza di tale conflitto, per il semplice fatto d’averlo portato in pubblico si sentisse autorizzato ad impancarsi a censure nei confronti di chi si trova nelle sue stesse condizioni senza modificare e risolvere la propria. Questo sì, lo trovo stupefacente e scandaloso. Scandaloso perché diseducativo. Personalmente non amo affatto i luoghi comuni del tipo ’predica bene ma razzola male’, ma nei casi suddetti quel giudizio viene spontaneo, insieme all’altro ’da quale pulpito viene la predica’ che solitamente vi si accompagna.
Provo un certo imbarazzo a discutere di fatti privati che riguardano persone pubbliche, il capo d’un partito che è stato per cinque anni presidente della Camera dei deputati e un senatore a vita che fu più volte ministro e poi presidente del Consiglio.
Uno di essi - Colombo - ha rivelato al pubblico la sua omosessualità ed anche, sia pur per breve periodo, la sua condizione di consumatore di cocaina; l’altro - Casini - la sua condizione di concubino e come tale escluso dai sacramenti, il che per un cattolico praticante non è certo cosa di poco conto.
Entrambi tuttavia non solo criticano aspramente l’iniziativa del governo di presentare un disegno di legge che assicuri alcuni diritti ai conviventi; non solo preannunciano il loro voto contrario quando arriverà all’esame del Parlamento, ma si pongono come punti di riferimento d’una campagna politica e ideologica che sta contrapponendo laici e cattolici di stretta osservanza. Casini addirittura guida quella campagna, ne spiega la necessità, stigmatizza altri cattolici che ad essa si oppongono, e lo fa senza minimamente porsi il problema da lui stesso portato a conoscenza dell’opinione pubblica ed anzi usando quella sua personale esperienza come una sorta di gallone al merito dal quale trarre titolo per giudicare gli altri. Mi viene in mente un terzo luogo comune da affiancare ai due in precedenza ricordati ed è ’armiamoci e partite’. Sarà banale e fin troppo usato come arma polemica, ma in questo caso ce lo strappano di bocca.
Ci sono alcune incongruenze imperdonabili nell’intervista data qualche giorno fa da Casini al nostro giornale, che debbo qui ricordare nel quadro di quella contraddizione più generale che divide il vissuto dal teorizzato. Vediamole.
Afferma, l’ex presidente della Camera, che il figli nati al di fuori del matrimonio hanno gli stessi diritti dei loro fratelli ’legittimi’. Ma non è così. I figli ’riconosciuti’ hanno gli stessi diritti dei ’legittimi’ solo nei confronti del genitore che li ha riconosciuti, ma non dei nonni o degli zii. Sono pertanto esclusi dai diritti di successione di questi consanguinei a favore di consanguinei più lontani di loro nel grado effettivo di parentela e addirittura a favore di parenti acquisiti e non consanguinei. Questione non piccola, resa più grave per le convivenze di fatto se quei diritti non fossero esplicitamente considerati.
Afferma anche, Casini, che le coppie di fatto sono unite da sentimenti di amore e non hanno dunque alcun bisogno che l’amore sia legalmente riconosciuto. L’amore c’è o non c’è. Il matrimonio è invece uno ’status’ che - oltre ed eventualmente al di là del sentimento amoroso - estende la sua duratura influenza all’educazione della prole e al consolidamento della famiglia; crea pertanto diritti e soprattutto obblighi che permangono anche se l’amore finisce o si trasforma in altro tipo di sentimento. Per le coppie di fatto la questione è diversa. Nascono e durano con l’amore; quando esso scompare, scompare anche la coppia; se non fosse così non si capirebbe perché la coppia di fatto non accetti di sposarsi.
Questo ragionamento è molto singolare. Intanto perché stabilisce una presunzione ’juris et de jure’, cioè senza ammettere la dimostrazione del contrario; ed è la presunzione che il matrimonio possa e anzi debba sussistere indipendentemente dall’amore tra coniugi, mentre la convivenza di fatto è sempre e soltanto un rapporto tra due innamorati.
Non so se Casini sia consapevole che questa sua concezione assegna alla convivenza di fatto una qualità sentimentale nettamente superiore a quella del matrimonio. Si direbbe di sì, che ne sia consapevole, poiché dichiara che la sua attuale convivenza lui la vive come un matrimonio di qualità superiore ai matrimoni normalmente celebrati. Se lo dice lui bisogna credergli.
Ma, seguita ad argomentare il leader dell’Udc, proprio perché l’amore è il cemento delle convivenze di fatto, i conviventi non hanno alcun bisogno di pattuire o vedersi riconosciuti diritti e doveri reciproci; basta l’amore che è al di sopra d’ogni interesse. Questa posizione è molto romantica e come tale fa simpatia e tenerezza; ma è anche intollerabilmente classista. Può andar bene per conviventi benestanti che non hanno bisogno di assicurarsi la reversibilità della pensione del convivente, il diritto all’assistenza sanitaria e alla parte legale dell’eredità, la continuità del contratto d’affitto in caso di morte del partner, eccetera. Evidentemente le cose non stanno affatto così per le coppie sprovviste di mezzi e costrette quindi a misurarsi con le asperità della vita quotidiana nel momento in cui il convivente più fornito di mezzi e più fornito di risorse scompaia.
Quanto al senatore Colombo, egli non è caduto in incongruenze così palesi. Si è limitato a dichiarare che i Dico sono contro la famiglia (che lui non ha mai avuto) e quindi contro la religione. È un assunto da dimostrare ma lui la pensa così e ne ha tutto il diritto. Su un punto però Colombo è chiaro: gli omosessuali non possono essere discriminati anche perché la nostra Costituzione non lo consente. In questo ha perfettamente ragione. Per cui - deduco io - se i Dico saranno approvati le coppie omosessuali non potranno esserne escluse. Forse Ruini non sarà d’accordo, ma Colombo che è pronto all’obbedienza su questo punto non verrà a patti. Il cardinale è avvisato.
* L’ESPRESSO, 27 febbraio 2007