Ryszard Kapuscinski - una vita straordinaria, "in cammino con Erodoto", per il dialogo e la pace.

mercoledì 24 gennaio 2007.
 

Muore Kapuscinski, reporter sfiorato dal Nobel *

È morto in un ospedale di Varsavia, in Polonia, lo scrittore e giornalista polacco Ryszard Kapuscinski per le complicazioni seguite a un intervento operatorio che aveva avuto sabato. Diventato famoso in tutto il mondo per i suoi reportage di guerra dai paesi dell’Asia, dell’Africa e dell’Europa, e per i suoi libri sulla caduta dei regimi dispostici di Haile Selassie e di Mohammad Reza Phlevi, Kapuscinski aveva 74 anni.

Era nato a Pinsk, nella Polonia orientale, oggi Bielorussia, nel 1932. Figlio di insegnanti, dopo gli studi a Varsavia, aveva lavorato sino al 1981 come corrispondente e inviato, prima in Africa e poi in America Latina, dell’Agenzia di stampa polacca Pap. Il suo primo viaggio è del 1956, quando nel suo paese venne mandato dall’organo della gioventù comunista, in India, perchè il presidente Nehru era appena stato a Varsavia e in alto, nel partito, si riteneva opportuno occuparsi di quel paese. Vi rimase sei mesi, perché‚ la crisi di Suez impedì il ritorno alla nave polacca su cui avrebbe dovuto imbarcarsi.

L’anno dopo sarà la volta di un viaggio in Cina. Al ritorno, chiusa da Gomulka la redazione del suo giornale giovanile, entrerà alla Pap. Come giornalista d’agenzia può, anzi deve scrivere quello che vuole e che vede senza censura alcuna, visto che i suoi pezzi integrali andranno solo a finire su un bollettino riservato a dirigenti e alti quadri del partito "cialis precio", mentre un collega ne trarrà versioni corrette da mandare in rete per i giornali polacchi.

Uscito da un’infanzia molto povera, freddissima e dura, durante i suoi numerosi viaggi Kapuscinski si è trovato spesso alle prese con la miseria e i drammi del Terzo Mondo. «Dove sono nato - ha raccontato - convivevano polacchi, ucraini, russi, tedeschi, ebrei, cattolici, ortodossi, armeni e così via. Da allora ho sempre cercato di ritrovare quell’armonia tra genti e culture e il giornalismo era una strada per andare a cercarla, come l’antropologia uno strumento per capire».

È certo per questo che a maggio ha ricevuto a Udine una laurea Honoris causa in «traduzione e mediazione culturale» per la sua instancabile attività e riflessione sui temi della tolleranza e convivenza. E naturalmente tanti altri premi importanti, tra cui il Principe de Asturias in Spagna e il Grinzane in Italia.

Da noi i suoi libri sono stampati quasi tutti da Feltrinelli e l’ultimo uscito, Autoritratto di un reporter, attraverso interviste e confessioni, svela i segreti del suo fare il giornalista, mentre uno dei più affascinati resta In viaggio con Erodoto, in cui, ormai fermo, ricorda i suoi reportage, i retroscena e vi riflette sopra.

Altri titoli vanno da Il Negus (che all’inizio degli anni Ottanta gli dette fama internazionale) a Ebano, da Imperium (sull’Urss alla vigilia del crollo) a Lapidarium, da Shah in Shah a La prima guerra del football.

* l’Unita, Pubblicato il: 24.01.07, Modificato il: 24.01.07 alle ore 12.21


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