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IL MEDITERRANEO: UM MARE "APERTO", IN CORSO DI "OCEANIZZAZIONE" !!! Gli scienziati: Non volevamo credere ai nostri occhi!!!

lunedì 25 settembre 2006.
 
[...] PROPRIO nel mezzo del Mar Tirreno, ad una latitudine che corrisponde all’incirca a quella della città di Cosenza, il fondo marino si è fratturato e si è espanso a una velocità di circa 20 cm all’anno. In altre parole ciò significa che nuovo materiale risalito dalle profondità della Terra è fuoriuscito da una lunga frattura creatasi nella crosta del mare spingendo a destra e a sinistra quella già presente. Un processo che è del tutto simile a quello che avviene nel cuore dei grandi oceani, come nell’Oceano Atlantico e nell’Oceano Pacifico [...]

Il fenomeno - di velocità assolutamente inusuale - osservato dai vulcanologi italiani: il fondo marino si è fratturato e si allarga

E’ un Mar Tirreno "oceanizzato", si espande di 20 cm all’anno

di LUIGI BIGNAMI (www.repubblica.it, 20.09.2006)

PROPRIO nel mezzo del Mar Tirreno, ad una latitudine che corrisponde all’incirca a quella della città di Cosenza, il fondo marino si è fratturato e si è espanso a una velocità di circa 20 cm all’anno. In altre parole ciò significa che nuovo materiale risalito dalle profondità della Terra è fuoriuscito da una lunga frattura creatasi nella crosta del mare spingendo a destra e a sinistra quella già presente. Un processo che è del tutto simile a quello che avviene nel cuore dei grandi oceani, come nell’Oceano Atlantico e nell’Oceano Pacifico.

Il fenomeno è così particolare che ha suscitato la meraviglia degli scienziati. Iacopo Nicolosi, Fabio Speranza e Massimo Chiappini, ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) spiegano così quanto hanno messo in evidenza: "Non volevamo credere ai nostri occhi, quando abbiamo ottenuto le prime immagini magnetiche del fondo del Tirreno che ci hanno evidenziato questa velocità di espansione che è probabilmente la più alta fra quelle osservate sul nostro Pianeta".

Le "immagini magnetiche" cui fanno riferimento i ricercatori sono quelle che si ottengono, attraverso strumenti posti su aerei e navi, rilevando l’intensità del campo magnetico a destra e a sinistra della frattura. Questo valore varia in rapporto all’evolversi del campo magnetico della Terra nel tempo e rimane impresso nelle rocce vulcaniche ricche di ferro che salendo dal mantello terrestre solidificano ai bordi della frattura. Poiché le anomalie sono esattamente simmetriche rispetto alla faglia ciò permette di seguire l’evolversi dell’apertura della crosta marina. Le ricerche hanno dato modo di capire che fino a poco più di un milione di anni fa la frattura del Mar Tirreno ha spinto a destra e a sinistra la crosta marina ad una velocità che non ha confronti sul pianeta. Di solito infatti, l’espansione degli oceani avviene ad una velocità di pochi centimetri all’anno (il record era di 6 cm annui) e dunque 20 cm annui supera di gran lunga ogni misura sin qui fatta...

Che il Mar Tirreno fosse soggetto a un processo di "oceanizzazione", cioè di lentissima espansione, era noto da tempo ai geologi. Il fenomeno è iniziato ben dieci milioni di anni fa e con accelerazione e rallentamenti è andato avanti fino ai nostri tempi, accompagnato anche dalla nascita di vulcani sottomarini, dall’apertura di fratture profonde e dalla rotazione in senso antiorario dell’Appennino meridionale. Le nuove elaborazioni sviluppate dai ricercatori INGV non solo confermano che il fenomeno è avvenuto in tempi geologicamente recentissimi, ma anche che è avvenuto a velocità superiore al previsto, tanto da segnare il record mondiale delle velocità di espansione dei fondali oceanici.

Questa scoperta, al di là del valore scientifico, confermato dalla tempestiva pubblicazione sulla prestigiosa rivista internazionale "Geology", assume una particolare importanza perché la zona interessata dall’espansione si trova a ridosso del più grande vulcano europeo: il Marsili, un gigante sommerso ancora più grande dell’Etna (50 km di lunghezza e 3000 m di altezza). Spiega Speranza: "Lì, alla profondità di 3500 metri, c’è la piana abissale su cui si è innalzato il Marsili meno di un milione di anni fa. E da vari segnali sembra proprio che questo vulcano sia ancora attivo". Indubbie le ricadute sui potenziali pericoli di un’attività eruttiva del vulcano. Sottolinea Enzo Boschi Presidente dell’INGV: "La ricerca assume anche una grande importanza per i suoi risvolti relativi alla prevenzione e alla previsione dei rischi sismico vulcanico e di maremoto. Il fondale del Tirreno inoltre è solcato da numerose faglie. Sono validi motivi per dedicare tempo e risorse a questa parte del Mar Tirreno".

(20 settembre 2006)


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