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SUOR LEONELLA SGORBATI: "PERDONO, PERDONO, PERDONO". La nunziatura del Kenya: "Nessuna prova di un collegamento con le parole del Papa"

lunedì 18 settembre 2006.
 
MOGADISCIO, 17 SET - I Tribunali islamici somali che controllano Mogadiscio hanno condannato «il barbaro assassinio» della religiosa cattolica italiana, uccisa da uomini armati in un ospedale nel sud della capitale somala. «Noi condanniamo l’assassinio di questa religiosa», ha detto lo sceicco Muktar Robow, vice responsabile per la sicurezza del Consiglio supremo islamico di Somalia (Sics). «È un atto barbaro e contrario agli insegnamenti dell’Islam (...) noi siamo desolati per quello che è accaduto». «Uno dei due uccisori - ha precisato Robow - è in prigione (...). Noi speriamo di arrestare presto anche il secondo uomo». (ANSA-AFP).

La morte della religiosa uccisa ieri in Somalia nella ricostruzione di una consorella

"Sudava freddo, mi ha stretto la mano e ha detto tre volte perdono"

"Leonella si è spenta come una candela"

Suor Marzia racconta gli ultimi istanti

Ancora incerto il movente dell’agguato avvenuto ieri a Mogadiscio

La nunziatura del Kenya: "Nessuna prova di un collegamento con le parole del Papa" *

ROMA - "Perdono, perdono, perdono". Suor Leonella Sgorbati, la religiosa uccisa ieri a Mogadiscio, è morta pronunciando queste parole e stringendo la mano alla consorella Marzia Feurra. A raccontarlo è stata la stessa suor Marzia in un’intervista alla Misna, l’agenzia di stampa dei missionari cattolici nella quale ricostruisce gli ultimi istanti di vita di suor Leonella Sgorbati, al secolo Rosa Sgorbati.

"Erano nascosti tra le macchine parcheggiate lungo la strada che divide l’ospedale pediatrico e il villaggio ’Sos’ dove vivono le suore missionarie della Consolata di Mogadiscio. Erano due uomini e sono sbucati all’improvviso, aprendo contemporaneamente il fuoco contro suor Leonella e la guardia che, come di consueto, ci scorta quando attraversiamo la strada", ha raccontato suor Marzia, missionaria della consolata in Somalia dai tempi dell’ex-dittatore Siad Barre.

"Ero in casa - ha rievocato ancora la religiosa - e ci stavamo preparando per il pranzo, quando abbiamo sentito lunghe raffiche di mitra provenire dalla strada. Ci siamo stupite perché era da qualche giorno che non sentivamo più colpi di arma da fuoco. Proprio mentre parlavamo di questo un ragazzo è entrato ad avvertirci di quello che era accaduto. Ci siamo precipitate fuori mentre caricavano suor Leonella su una barella".

L’agguato è avvenuto a soli tre metri dal cancello della scuola che, come quello del villaggio ’Sos’, è protetto da due uomini armati. Secondo alcune fonti, le guardie avrebbero risposto al fuoco degli assalitori. "Abbiamo seguito la barella e siamo entrati nell’ospedale - ha proseguito suor Marzia - dove Leonella è stata subito sdraiata in sala operatoria. Gli addetti hanno portato 4 o 5 sacche di sangue, ma tanto ne mettevano, tanto ne usciva. E’ stata colpita sette volte e perdeva molto sangue. Quando è arrivato il chirurgo ci ha detto che non c’era più niente da fare".

"Suor Leonella era ancora viva, sudava freddo. Ci siamo prese per mano - ha raccontato ancora suor Marzia - ci siamo guardate e, prima di spegnersi come una candelina, per tre volte mi ha ripetuto perdono. Perdono, perdono, perdono...Queste sono state le sue ultime parole".

Resta per il momento sconosciuto il movente dell’omicidio. La stampa somala questa mattina ha collegato il delitto alla rabbia scatenata nel mondo islamico dalle parole di papa Benedetto XVI contro Maometto, ma in un nota la nunziatura del Kenya sottolinea che al momento non ci sono elementi certi per attribuire l’uccisione di suor Leonella al fanatismo religioso.

"Purtroppo - aggiungono dalla nunziatura - non è la prima volta che missionarie cattoliche operanti in Somalia subiscono minacce. Senza dimenticare, poi, che un’altra operatrice di pace, Annalena Tonelli, è stata uccisa l’anno scorso. In Somalia la situazione non è affatto semplice e le autorità spesso non mostrano un atteggiamento benevolo nei confronti dei religiosi cattolici".

Intanto anche la magistratura italiana si è messa in moto. Il procuratore aggiunto della procura di Roma, Italo Ormanni, che ha aperto un’inchiesta per omicidio volontario sull’uccisione in Somalia di suor Leonella, sta verificando la notizia secondo cui due persone sarebbero state arrestate perché ritenute responsabili, prima di decidere quali iniziative intraprendere contro di loro. Il magistrato è in attesa, inoltre, di un’informativa della Digos che ricostruisca la dinamica dei fatti.

* la Repubblica, 18 settembre 2006


Le ultime parole di Suor Leonella: «Perdono»

Il corpo è giunto in serata a Nairobi in aereo, accompagnato dalle due consorelle che erano con lei nella capitale somala *

ROMA. Le ultime parole di suor Leonella sono state un’invocazione per il perdono. «Era ancora viva, sudava freddo» ha raccontato all’agenzia missionaria Misna suor Marzia, una delle consorelle della religiosa uccisa in un agguato a Mogadiscio, «ci siamo prese per mano, ci siamo guardate e prima di spegnersi come una candelina, per tre volte mi ha detto: ’perdono, perdono, perdonò». Fonti dell’agenzia a Nairobi hanno fatto sapere che il funerale di suor Leonella sarà giovedì alle 10 nella chiesa della Consolata nella capitale kenyota.

LA TESTIMONIANZA DI SUOR MARZIA

Gli aggressori, ha raccontato suor Marzia Feurra, missionaria della Consolata in Somalia dai tempi dell’ex- dittatore Siad Barre, «erano nascosti tra le auto parcheggiate lungo la strada che divide l’ospedale pediatrico dal villaggio ’Sos’, dove vivono le suore. «Due uomini sono sbucati all’improvviso, aprendo il fuoco contro suor Leonella e la guardia che, come di consueto, ci scorta quando attraversiamo la strada» ha ricordato.

L’agguato teso ieri alle 12 (le 11 in Italia) ha sorpreso le religiose, in una Mogadiscio dove da qualche tempo sembrava tornata la calma. «Ero in casa e ci stavamo preparando per il pranzo, quando abbiamo sentito lunghe raffiche di mitra provenire dalla strada« ha aggiunto suor Marzia, «un ragazzo è entrato ad avvertirci di quello che era accaduto. Ci siamo precipitate fuori mentre caricavano suor Leonella su una barella». Gli aggressori, ha detto la missionaria alla Misna, conoscevano bene le abitudini delle suore e sapevano che l’attraversamento della strada era l’unico momento per colpire.

Sia la struttura del villaggio che quella dell’ospedale sono ben protette: il cancello della scuola, come quello del villaggio Sos, è sorvegliato da due uomini armati. Proprio le guardie, secondo alcune fonti, hanno risposto al fuoco e si sono lanciate all’inseguimento degli aggressori, catturandone uno. Suor Leonella era l’unica missionaria della Consolata che lavorava la domenica: il suo giorno di riposo era il venerdì, come quello dei suoi studenti musulmani.

Come gli altri giorni si era alzata presto per preparare la lezione e a mezzogiorno aveva salutato i ragazzi e stava rientrando a casa per il pranzo. «Abbiamo seguito la barella e siamo entrati nell’ospedale» ha aggiunto suor Marzia, »in sala operatoria sono state portate 4 o 5 sacche di sangue, ma tanto ne mettevano, tanto ne usciva. È stata colpita sette volte e quando è arrivato il chirurgo ci ha solo potuto dire che non c’era più niente da fare«.

LA RABBIA E IL DOLORE

In pochi minuti l’ospedale si è riempito di gente: tutti volevano sapere come stava suor Leonella. «Quando mi sono affacciata fuori dall’ospedale ho visto la strada piena piena di gente» ha raccontato suor Marzia ai volontari di ’Sos Italià, «tutti erano in silenzio, con gli occhi bassi.

Mi sono commossa e sono scoppiata in lacrime. Leonella ha amato la Somalia e la Somalia ha amato Leonella». Nulla, nei giorni precedenti l’agguato, lasciava presagire ciò che sarebbe successo. «Siamo sempre state aiutate e protette dalla popolazione di Mogadiscio» ha detto la suora, «ogni tanto, nei periodi turbolenti, arrivavano delle persone del posto e ci avvertivano di abbandonare le attività: in cinque minuti eravamo già lontano. Oppure, in altre situazioni di crisi, ci dicevano di stare tranquille, che non c’erano rischi reali per noi. Ma questa volta tutto è stato così fulmineo, repentino, che non abbiamo potuto reagire. La situazione in Somalia è sempre a rischio: ma noi siamo missionarie, la nostra ragione di vita è quella di servire i poveri a costo della nostra vita e non abbandoniamo chi ha bisogno solo perchè ci sono delle difficoltà».

Alcuni anni suor Marzia fu rapita e fu proprio la popolazione di Mogadiscio a ottenere la sua liberazione. «Le persone hanno reagito al mio rapimento con tale veemenza, furore e una ferrea opposizione a tale sopruso, che persino i rapitori si sono spaventati e mi hanno liberata» ha raccontato, «La gente è stata una forza incredibile. Per questo mi sento di dire che il bene non è perso, nonostante questo dramma». Il funerale sarà celebrato da monsignor Giorgio Bertin, vescovo di Gibuti e amministratore apostolico di Mogadiscio. La salma verrà sepolta il giorno stesso nel cimitero della Consolata all’interno del Nazareth Hospital, alla periferia di Nairobi. Le altre tre religiose della Consolata: suor Marzia, suor Annalisa e suor Gianna Irene, sono già a Nairobi con i responsabili dell’associazione internazionale "Sos".

* www.lastampa.it, 18.09.2006)



SOMALIA: SUORA UCCISA, CONDANNA TRIBUNALI ISLAMICI *

MOGADISCIO, 17 SET - I Tribunali islamici somali che controllano Mogadiscio hanno condannato «il barbaro assassinio» della religiosa cattolica italiana, uccisa da uomini armati in un ospedale nel sud della capitale somala. «Noi condanniamo l’assassinio di questa religiosa», ha detto lo sceicco Muktar Robow, vice responsabile per la sicurezza del Consiglio supremo islamico di Somalia (Sics). «È un atto barbaro e contrario agli insegnamenti dell’Islam (...) noi siamo desolati per quello che è accaduto». «Uno dei due uccisori - ha precisato Robow - è in prigione (...). Noi speriamo di arrestare presto anche il secondo uomo». (ANSA-AFP).

* www.ildialogo.org, Lunedì, 18 settembre 2006


Piccardo (UCOII), addolorati per uccisione suora *

SOMALIA: PICCARDO (UCOII), ADDOLORATI PER UCCISIONE SUORA = I CHIARIMENTI DEL PAPA PONGONO FINE A POLEMICA Imperia, 17 set.

-(Adnkronos/Aki) - «Sono addolorato per l’uccisione della suora italiana in Somalia ed esterrefatto per la speculazione politica che si sta montando sulle spoglie di questa vittima»: è questa la prima reazione di Hamza Piccardo, portavoce dell’Unione delle comunità islamiche in Italia (Ucoii) alla notizia dell’uccisione di suor Leonella avvenuto questa mattina a Mogadiscio. «Mentre improbabili personaggi somali vengono accreditati come esponenti islamici di rilievo - afferma Piccardo - per rivendicare un omicidio che non può avere nessuna giustificazione religiosa, ribadiamo il nostro appello affinchè cessi ogni agitazione anticristiana in tutti i paesi islamici». Secondo l’esponente della più importante organizzazione islamica italiana, i chiarimenti forniti oggi da Papa Benedetto XVI sono sufficienti per porre fine a qualsiasi polemica.

Per questo il portavoce dell’Ucoii chiede ai musulmani di tutto il mondo di porre fine a qualsiasi dimostrazione di protesta. «Se mai una civile espressione di dissenso poteva avere un senso fino a ieri - aggiunge Piccardo - oggi le precisazioni della segreteria di Stato e le parole del Papa all’Angelus dovrebbero essere sufficienti per chiudere la questione. In questo contesto ogni violenza di cui siano vittime le persone, le istituzioni, i luoghi di culto o i simboli cristiani si configura come provocazione contro la comunità islamica nel suo insieme e contro la pace. Alla famiglia della suora uccisa, alle sue consorelle e a tutti i cristiani porgiamo le nostre sincere condoglianze». (Ham/Pe/Adnkronos) 17-SET-06 17:43 NNN

* www.ildialogo.org, Lunedì, 18 settembre 2006


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