Per il dialogo, vero!

“Giustizia e Libertà” - e Verità! ONORE A ORIANA FALLACI ... ma non all’Imam Khomeini e nemmeno a Papa Benedetto XVI !!!

lunedì 18 settembre 2006.
 
[...] come al ’papa’ della religione islamica - così al papa della "libera" Chiesa cattolico-romana, la questione che pone il suo gesto di donna all’uno e di donna laica-cristiana all’altro è l’affermazione e la richiesta del riconoscimento della propria libertà e, tout court, all’uno e all’altro - sul piano umano e culturale, politico, giuridico e teologico - il diritto alla sovranità e al sacerdozio della donna - in tutti e due i campi - islamico e cattolico-romano!!! Opposti ‘talebanismi’: nell’uno e nell’altro campo - armati entrambi contro le donne (in nome di “mammasantissima” e del loro “dio”), il problema è ancora tabù, e il riconoscimento “dell’uguaglianza delle persone (tra uomo e donna, tra eterosessuale e omosessuale) e della loro dignità” non è ancora nemmeno all’ordine del giorno [...]


-  Agli uomini non interessa né la verità, né la libertà, né la giustizia.
-  Sono cose scomode e gli uomini si trovano comodi nella bugia e nella schiavitù e nell’ingiustizia.
-  Ci si rotolano come maiali.
(Oriana Fallaci)


-  “Giustizia e Libertà”... e Verità!
-  ONORE A ORIANA FALLACI

ALLA DONNA LIBERA e ORGOGLIOSA, CITTADINA-SOVRANA DELLA REPUBBLICA DEMOCRATICA ITALIANA E DELLA LIBERA EUROPA, MA NON ALLA DONNA E ALLA CITTADINA ACCECATA E RABBIOSA, ICONA DEL ‘TALEBANISMO’ OCCIDENTALE!!!

“C’è una forte suggestione simbolica - lo ha già notato ieri Magdi Allam - nella coincidenza tra la morte di Oriana Fallaci e gli attacchi islamici al Papa per il suo discorso di Ratisbona. Una suggestione che appare legata a un episodio preciso accaduto durante una delle celeberrime interviste della Fallaci, quella all’imam Khomeini nel remoto 1979. Quando cioè, di fronte al nuovo padrone dell’Iran che aveva accettato di incontrarla solo a patto che lei si coprisse il capo con il velo, Oriana, giunta alla sua presenza, se lo levò d’impeto dandogli seccamente del «tiranno ».” .... così inizia l’articolo, “A proposito di Oriana”, di Ernesto Galli Della Loggia (Corriere della Sera, 17.09.2006)*.

E così, poco oltre, prosegue: “Quell’impertinente donna italiana, sfidando un supposto precetto della religione islamica, anticipava simbolicamente le decine e decine - chissà, forse, nel segreto dei loro cuori le migliaia e migliaia - di donne della medesima religione, che approdate nella libera Europa ...". Tutto questo va benissimo per Oriana ... e per l’Europa, ma che centrano “gli attacchi islamici politici al papa” con Oriana?! Se consideriamo la forte “suggestione simbolica” dell’incontro di Oriana Fallaci con Khomeini, un’altra e ben diversa è la considerazione da fare: come al ’papa’ della religione islamica - così al papa della "libera" Chiesa cattolico-romana, la questione che pone il suo gesto di donna all’uno e di donna laica-cristiana all’altro è l’affermazione e la richiesta del riconoscimento della propria libertà e, tout court, all’uno e all’altro - sul piano umano e culturale, politico, giuridico e teologico - il diritto alla sovranità e al sacerdozio della donna - in tutti e due i campi - islamico e cattolico-romano!!! Opposti ‘talebanismi’: nell’uno e nell’altro campo - armati entrambi contro le donne (in nome di “mammasantissima” e del loro “dio”), il problema è ancora tabù, e il riconoscimento “dell’uguaglianza delle persone (tra uomo e donna, tra eterosessuale e omosessuale) e della loro dignità” non è ancora nemmeno all’ordine del giorno, ed è affrontata nelle loro Università - con la loro “fede” e con la loro “ragione” - in un modo assolutamente .... pre-evangelico e pre-islamico!!!

Cosa c’entra la libera Europa, con la Chiesa ’cattolica’?! Tentiamo di non nascondere i nostri nodi sotto i nostri “chador” - solo così potremo dialogare meglio con noi stessi e noi stesse, e con gli altri e con le altre!!! Distinguiamo: e non buttiamo via il bambino (Gesù - il messaggio evangelico) con l’acqua sporca (il ’cattolicesimo’ - il van-gélo dell’universalismo imperialista-romano)!!! Queste le sfide su cui non possiamo e dobbiamo “non mollare” - non su altre....

Togliersi il velo imposto, e sulla testa!, equivale, simbolicamente - se vogliamo, all’uscita dallo “stato di minorità” di Kant e ... al diventare maggiorenni e maggiorenne, adulti ed adulte - a tutti i livelli!!! E sicuramente Oriana Fallaci era una persona “adulta” - che sapeva pensare con la propria testa! Cerchiamo di capirla e di esserne fieri - e non nascondiamo la nostra stessa paura di crescere, dietro la sua rabbia! Ella veniva da una realtà e da un’età illuminata: per noi - con il nostro papa Benedetto XVI - ancora all’epoca di Costantino, l’illuminismo è ancora inimmaginabile. “Sapere aude!: abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza”(Kant), come “Non abbiate paura”(K. Wojtyla) , sono indicazioni che i padri-padroni delle varie religioni integralistiche non concepiscono nemmeno nell’anticamera del loro pre-istorico cervello - ognuno è ancora e solo il Santo Pastore e il Santo Padrone del proprio gregge - guai a chi osa uscire dall’ovile!!!

Al di là delle illusioni e della cecità, indotte dalla rabbia, l’orgoglio di “fiorentinaccia” (Zeffirelli) pone e poneva Oriana Fallaci - sicuramente - più vicino alla sensibilità e all’orizzonte culturale, politico e teologico di Dante, che non agli orizzonti e agli ‘occidenti’ tenebrosi dei vari ‘talebani’ di Occidente come di Oriente! In principio - e al fondamento - della vita di Oriana Fallaci - “l’antica staffetta di Giustizia e Libertà”, c’è stata e c’è la libertà e la giustizia - non la sottomissione alla legge del “tiranno”! Non dimentichiamolo - e non ... trucchiamo (o, peggio, usiamo) le sue stesse carte contro di Lei, sì da mettere (anche dopo la morte) Oriana contro Oriana. Evitiamolo! Onore a Oriana Fallaci, e che possa vivere in pace, nella giustizia e nella libertà - per l’eternità! (17.09.2006).

Federico La Sala


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Mentre Ratzinger è sotto attacco

A PROPOSITO DI ORIANA

di ERNESTO GALLI DELLA LOGGIA (www.corriere.it, 17.09.2006)

C’è una forte suggestione simbolica - lo ha già notato ieri Magdi Allam - nella coincidenza tra la morte di Oriana Fallaci e gli attacchi islamici al Papa per il suo discorso di Ratisbona. Una suggestione che appare legata a un episodio preciso accaduto durante una delle celeberrime interviste della Fallaci, quella all’imam Khomeini nel remoto 1979. Quando cioè, di fronte al nuovo padrone dell’Iran che aveva accettato di incontrarla solo a patto che lei si coprisse il capo con il velo, Oriana, giunta alla sua presenza, se lo levò d’impeto dandogli seccamente del «tiranno ».

In quel gesto, che si concentrava sul particolare dello chador e ne faceva il centro dello scontro, era anticipato il senso di quanto da lì a non molto sarebbe divenuto il motivo dominante del rapporto difficile tra l’Occidente e l’Islam: l’urto delle mentalità e delle culture, l’urto tra due concezioni antitetiche dell’eguaglianza tra le persone (tra uomo e donna, tra eterosessuale e omosessuale) e della loro dignità.

Quell’impertinente donna italiana, sfidando un supposto precetto della religione islamica, anticipava simbolicamente le decine e decine-chissà, forse, nel segreto dei loro cuori le migliaia e migliaia - di donne della medesima religione, che approdate nella libera Europa sarebbero, un giorno, arrivate in qualche caso a preferire la morte piuttosto che sottostare a obblighi e consuetudini mortificanti per il loro corpo e la loro autonomia.

Con l’intuizione di chi per mestiere è chiamata a interpretare i segni dei tempi, la Fallaci capì che lì, su quell’apparentemente innocuo pezzo di stoffa, tra lei e l’imam si giocava una partita importantissima, che era poi la stessa che più tardi si sarebbe giocata tra le due culture: e di quel pezzo di stoffa fece la bandiera da agitare in faccia all’avversario. Capì - a quell’intuizione rimanendo fedele come pochi - che il futuro ci avrebbe sempre più richiesto la consapevolezza irrinunciabile della nostra identità, anche a costo di sfidare l’incomprensione e l’ira dell’altra parte. Sono l’incomprensione e l’ira che oggi si abbattono su Benedetto XVI.

Semplicemente per aver espresso, ha osservato uno studioso come Giovanni Filoramo intervistato dall’Unità, «un giudizio legittimo rispetto a un’altra religione, sulla quale ha dato una valutazione teologica ». Per aver cioè ribadito - oh quale sconvenienza inaudita per un pontefice cattolico! - la propria convinzione circa l’ unicità e superiorità della Cristologia; e che forse c’è qualche differenza tra una fede che pone Dio in una dimensione di arbitrio assoluto e un’altra che invece lo associa intimamente al Logos, alla ragione. I toni irati e intimidatori che oggi si rovesciano sul Papa sono analoghi a quelli levatisi ieri a proposito delle vignette su Maometto o l’altro ieri a proposito dei «Versetti Satanici» di Salman Rushdie.

Essi servono solo a confermare quanto sia difficile il rapporto tra la nostra cultura, che tra molte altre cose conosce da secoli, anche in campo religioso, la filologia, la critica dei testi, la discussione libera, e una cultura, invece, che non avendo né larga né lunga esperienza di ciò, scambia tutto permalosissimamente per bestemmia e per offesa. Una cultura che, dando quasi a vedere di non saper rispondere in altro modo, subito minaccia, esige pentimenti, assalta e promette morte. Guai però a farsi spaventare. Ci sono sfide - ci ricorda oggi l’antica staffetta di Giustizia e Libertà Oriana Fallaci - alle quali c’è una sola risposta possibile e ragionevole: «non mollare». (17 settembre 2006)


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